Codice Civile art. 1492 - Effetti della garanzia.Effetti della garanzia. [I]. Nei casi indicati dall'articolo 1490 il compratore può domandare a sua scelta la risoluzione del contratto [1453 ss.] ovvero la riduzione del prezzo, salvo che, per determinati vizi, gli usi escludano la risoluzione. [II]. La scelta è irrevocabile quando è fatta con la domanda giudiziale. [III]. Se la cosa consegnata è perita in conseguenza dei vizi, il compratore ha diritto alla risoluzione del contratto; se invece è perita per caso fortuito o per colpa del compratore, o se questi l'ha alienata o trasformata, egli non può domandare che la riduzione del prezzo. InquadramentoSecondo quanto dispone l'art. 1492, sono attribuiti al venditore due rimedi, l'azione di risoluzione e quella di riduzione del prezzo; ma la prima resta esclusa tutte le volte in cui la restituzione sia divenuta impossibile essendo la cosa perita per caso fortuito o per colpa del compratore o se questi l'ha alienata o trasformata. Ed è pacifico che tale situazione si verifica allorché la restituzione non sia più possibile, non soltanto per effetto dell'alienazione o trasformazione della cosa, ma anche a causa dell'espropriazione, dello smarrimento, della consumazione o della sua messa extra commercium. Si ritiene, altresì, che analoga situazione si verifica nel caso dei perimetro del deterioramento della cosa, o della modificazione della sua consistenza da parte dell'acquirente (Cass. n. 5034/1992). La facoltà di domandare la risoluzione del contratto di vendita, attribuita dall'art. 1492 al compratore di una cosa affetta da vizi, ha natura di diritto potestativo, a fronte della quale la posizione del venditore è di mera soggezione ; ne consegue che la prescrizione dell'azione - fissata in un anno dall'art. 1495, comma 3 - può essere utilmente interrotta soltanto dalla proposizione di domanda giudiziale e non anche mediante atti di costituzione in mora, che debbono consistere, per il disposto dell'art. 1219, comma 1, in una intimazione o richiesta di adempimento di un'obbligazione, previsioni che si attagliano ai diritti di credito e non anche ai diritti potestativi (Cass. n. 8418/2016). Differenze rispetto al risarcimento del dannoIn tema di vendita, l'azione per la riduzione del prezzo e quella per il risarcimento del danno, non coperto dalla prima, spettanti al compratore a norma degli artt. 1492 e 1494, sono entrambe finalizzate a ristabilire il rapporto di corrispettività tra prestazione e controprestazione, nonché a porre il compratore medesimo nella situazione economica in cui si sarebbe trovato se ti bene fosse stato immune da vizi. Esse tuttavia sono diverse perché la prima consente al compratore di ristabilire il rapporto di corrispettività tra prestazione e controprestazione, solo con riguardo al minor valore della cosa venduta, mentre la seconda gli dà la possibilità di ristabilire tale rapporto con riguardo alla ridotta utilizzabilità di quest'ultima. Le due azioni differiscono anche per il diverso regime giuridico, in quanto la prima è esperibile sol che sussistano i requisiti per la garanzia, mentre la seconda richiede anche la colpa del venditore che invece esula dalla garanzia vera e propria (Cass. n. 3425/2001). Peraltro, in tema di compravendita, la parte che abbia chiesto, con la domanda giudiziale, la riduzione del prezzo pattuito, può, in alternativa, chiedere, con la memoria ex art.183, comma 6, c.p.c. , la risoluzione del contratto per grave inadempimento, senza per questo porsi in contrasto sia col principio della irrevocabilità della scelta operata inizialmente ex art. 1492 c.c. , atteso che esso, trovando il suo limite nella identità del vizio fatto valere, è superato dall'emersione di ulteriori e diversi vizi, sia con quello del divieto di mutatio libelli nel processo, stanti l'identità delle parti, del contratto e della complessiva vicenda sostanziale dedotta in giudizio e la connessione per alternatività delle due domande (Cass. n. 22539/2022). La volontà sottesa alla trasformazione o alienazioneIn relazione alla previsione di cui all'art. 1492, deve considerarsi che la trasformazione o l'alienazione, da parte del compratore, della cosa acquistata, non è di per sé sufficiente a precludergli l'azione di risoluzione contrattuale per vizi ai sensi dell'art. 1492, comma 3, occorrendo a tal fine, che quel comportamento evidenzi univocamente che l'acquirente, cosciente dei vizi, abbia inteso accettare la cosa, così rinunciando alla maggiore tutela risarcitoria rispetto a quella di riduzione del prezzo (Cass. n. 4665/2008), dovendosi applicare, in caso di risoluzione, stante l'impossibilità di restituzione, il principio secondo il quale, nei limiti in cui, nonostante i vizi, la cosa abbia fornito utilità al compratore, non potendo gli effetti restitutori essere disposti, dovranno essere ordinati per equivalente. Invero l'art. 1492, comma 3, non richiede la consapevolezza del vizio da parte dell'acquirente, ma solo il requisito oggettivo dell'impossibilità sopravvenuta della restituzione della merce. La consapevolezza del vizio non può equipararsi al mancato colpevole svolgimento da parte dell'acquirente delle verifiche e dei controlli della merce. L'accettazione della merce per essere tale deve consistere in un comportamento univoco dell'acquirente di voler utilizzare la merce nella consapevolezza dell'esistenza del vizio (Cass. n. 20564/2012). 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