Codice Civile art. 1753 - Agenti di assicurazione.

Caterina Costabile

Agenti di assicurazione.

[I]. Le disposizioni di questo capo sono applicabili anche agli agenti di assicurazione, in quanto non siano derogate [dalle norme corporative o] dagli usi e in quanto siano compatibili con la natura dell'attività assicurativa [1903] (1) (2).

(1) Le disposizioni richiamanti le norme corporative devono ritenersi abrogate in seguito alla soppressione dell'ordinamento corporativo.

(2) V. d.lg. 7 settembre 2005, n. 209.

Inquadramento

Secondo un orientamento dottrinale minoritario, la disposizione in commento inverte la gerarchia delle fonti assegnando alle disposizioni codicistiche una valenza subordinata rispetto alla disciplina collettiva e agli usi (Saracini-Toffoletto, in Comm. S. B., 2002, 594).

Di contro, secondo l'opinione dottrinale dominante, che l'applicabilità delle norme del codice civile (artt. 1742 ss.) sia in posizione subordinata rispetto alla disciplina collettiva e agli usi, conseguendone che, salvo l'art. 1903 [Miscione (10), 380], il rapporto tra impresa assicuratrice e agente è, in primo luogo, disciplinato dagli accordi collettivi o dagli usi, e solo in mancanza di tale regolamentazione si potranno applicare gli articoli di riferimento contenuti nel codice civile (Trioni, in Comm. S. B., 2006, 265).

La giurisprudenza, aderendo all'impostazione dottrinale dominante, ha esplicitamente affermato che, qualora il rapporto con l'agente di assicurazione sia disciplinato da un apposito accordo collettivo, quest'ultimo si applica in via esclusiva e prevale, in caso di contrasto, sulle norme del codice previste per l'agente di commercio in generale (Cass. lav., n. 9386/2001).

La Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile la questione di legittimità costituzionale dell'art. 1753 nella parte in cui capovolge la gerarchia delle fonti (Corte cost. n. 280/1998).

La disposizione in esame si riferisce unicamente ai c.d. agenti a gestione libera che svolgono l'attività di promozione della conclusione di affari per conto delle imprese assicuratrici con gestione a proprio rischio (Baldi, 346).

Invero, gli agenti c.d. in economia sono lavoratori subordinati dell'impresa assicuratrice, che assume direttamente il rischio dell'attività svolta da essi.

La S.C. ha chiarito che l'agente di assicurazioni assume l'incarico di promuovere la conclusione di contratti, ma non li può concludere con effetto per il rappresentato in difetto di poteri rappresentativi conferiti dal preponente, salva la ratifica da parte di quest'ultimo; tale ratifica, peraltro, può essere anche tacita ed attuarsi mediante un comportamento concludente quale, in ipotesi, l'incasso dei premi (Cass. III, n. 12611/2003).

Norme applicabili agli agenti di assicurazione

Le norme del codice sicuramente utilizzabili anche per gli agenti di assicurazione sono gli artt. 1744, 1745 e 1752 (Baldi, 317; Ghezzi, in Comm. S. B., 1970, 242).

Anche la giurisprudenza ha ritiene che possano essere conferiti all'agente di assicurazione a gestione libera il potere di riscuotere i crediti del preponente e la rappresentanza dello stesso, evidenziando che la causa tipica del contratto di agenzia non muta per effetto dell'estensione convenzionale dei compiti dell'agente (Cass. lav., n. 7329/1990).

Rappresentanza processuale

Relativamente alla legittimazione processuale, attiva e passiva, degli genti di assicurazione l'art. 1903 ne ampia notevolmente la portata rispetto all'art. 1745, prevedendo che per le obbligazioni dipendenti dagli atti compiuti in esecuzione del loro mandato gli agenti autorizzati a concludere contratti di assicurazione possano promuovere azioni ed essere convenuti in giudizio in nome dell'assicuratore davanti all'autorità giudiziaria del luogo in cui ha sede l'agenzia presso la quale è stato concluso il contratto.

In tema di rappresentanza processuale dell'agente di assicurazione, occorre peraltro distinguere a seconda che vi sia o meno conferimento di poteri rappresentativi, con la conseguenza che nel primo caso, la rappresentanza derivante dal relativo atto si estende anche alla riscossione dei premi (a norma degli art. 1744, 1752, 1753) a prescindere dallo status di agente a gestione libera o di dipendente dell'impresa di assicurazione; mentre nel secondo caso, la rappresentanza deriva ex lege dall'art. 1903 e, come tale, è limitata alle sole obbligazioni che dipendono dal contratto di assicurazione stipulato dall'agente (Cass. III, n. 469/2003).

Pertanto, il potere di rappresentanza processuale, con la correlativa facoltà di nomina dei difensori, può essere validamente conferito ai predetti agenti per un'attività (riscossione dei premi) per la quale essi siano già investiti di un potere di rappresentanza sostanziale in base alle condizioni generali di polizza, nel rispetto, pertanto, del disposto dell'art. 77 c.p.c. il quale non consente il conferimento di una rappresentanza meramente processuale disgiunta da quella sostanziale in ordine al rapporto dedotto in giudizio (Cass. II, n. 13523/1991).

Bibliografia

Baldi-Venezia, Il contratto di agenzia. La concessione di vendita. Il franchising, Milano, 2015; Bavetta, Mandato (negozio giuridico) (dir. priv.), in Enc. dir., XXV, Milano, 1975; Bile, Il mandato, la commissione, la spedizione, Roma, 1961; Campagna, La posizione del mandatario nel mandato ad acquistare beni mobili, in Riv. dir. civ. 1974, I, 7 ss; Ferri, Manuale di diritto commerciale, Torino, 1976; Formiggini, Commissione, in Enc. dir., VII, Milano, 1960; Minervini, Commissione, in N.ss. Dig. it., III, Torino, 1967; Natoli, La rappresentanza, Milano, 1977; Pugliatti, Studi sulla rappresentanza, Milano, 1965; Romano, Vendita. Contratto estimatorio, Milano, 1961; Rotondi-Rotondi, L'agenzia nella giurisprudenza, Milano, 2004; Santoro-Passerelli, Dottrine generali del diritto civile, Napoli, 1997; Saracini-Toffoletto, Il contratto di agenzia, artt. 1742-1753, Milano, 2014.

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