Codice Civile art. 1785 bis - Responsabilità per colpa dell'albergatore (1).Responsabilità per colpa dell'albergatore (1). [I]. L'albergatore è responsabile, senza che egli possa invocare il limite previsto dall'ultimo comma dell'articolo 1783, quando il deterioramento, la distruzione o la sottrazione delle cose portate dal cliente in albergo sono dovuti a colpa sua, dei membri della sua famiglia o dei suoi ausiliari. (1) Articolo inserito dall'art. 3 l. 10 giugno 1978, n. 316. InquadramentoL'articolo in esame contempla un ulteriore caso di responsabilità illimitata che riguarda i danni occorsi alle cose del cliente portate in albergo, ma non consegnate, e che si fonda sull'esistenza della colpa dell'albergatore o dei soggetti assimilati. La dottrina ritiene che assume rilievo a tal fine la colpa ordinaria e che questa non deve necessariamente inerire ad una azione od omissione successiva all'instaurarsi del rapporto, ma può scaturire anche dalla carente organizzazione dell'impresa alberghiera, per omissione di accorgimenti idonei a salvaguardare i beni recati con sé dal cliente (Bussoletti, 8; Carnevali, 143, Mastropaolo, in Tr. Res., 552). Il cliente è, dunque, tenuto a provare l'inadempimento dell'obbligo di protezione derivante dal contratto di albergo, mentre l'albergatore può liberarsi dimostrando che l'evento si è verificato nonostante l'uso della diligenza. La giurisprudenza ha ritenuto che nel valutare la diligenza dovuta dall'albergatore non dovrà tenersi presente soltanto l'ordinaria preveggenza e cautela dell'uomo medio, ma altresì il comportamento che, relativamente alla custodia delle cose, viene comunemente praticato da coloro che esercitano tale professione, senza potersi prescindere dal valore della «res consegnata» nonché della categoria, importanza e condizioni di gestione dell'albergo (Cass. III, n. 12120/1990). La colpa dell'albergatore in concretoLa dottrina ritiene che il termine colpa usato dalla norma vada inteso in senso ampio includendovi il dolo, la negligenza, l'imprudenza, l'imperizia, l'inosservanza di leggi, regolamenti, ordini e discipline (Carnevali, ult. cit.) Quanto al comportamento colposo rilevante, la giurisprudenza ha ritenuto esso può consistere non soltanto in un atto singolo e isolato, ma anche più in generale in una negligente organizzazione dell'impresa alberghiera in cui manchino gli accorgimenti idonei a salvaguardare i beni recati con se dal cliente (Cass. III, n. 1389/1984). In particolare, è stata affermata la responsabilità dell'albergatore o dell'imprenditore assimilato che: - tiene usualmente sul bancone del portiere la chiave della cassaforte in cui sono stati riposti i gioielli affidatigli in custodia (Cass. III, n. 12120/1990); - non munisce la camera di chiusure adeguate (Cass. n. 1684/1994); - omette la diligente custodia della chiave della camera, consentendo così ad uno sconosciuto di impossessarsene e di rubare le cose del cliente (Cass. III, n. 2633/1984); - avendo collocato l'attaccapanni nei pressi dell'ingresso, senza adottare alcuna cautela, consente il furto di una pelliccia da parte di uno sconosciuto (Cass. III, n. 1389/1984). FurtoLa giurisprudenza reputa sussistente la responsabilità dell'albergatore, ex art. 1785 bis, in caso di furto di un oggetto di valore sottratto dalla camera del cliente verificatosi nelle ore di indisponibilità del servizio di custodia gestito dall'albergatore stesso, ed in assenza di adeguata sorveglianza dei locali e delle chiavi delle camere (Cass. III, n. 10493/2009). L'albergatore può, tuttavia, liberarsi da tale responsabilità provando che la prevenzione del furto avrebbe richiesto l'adozione di misure dal costo sproporzionato ed inesigibile in rapporto alla natura ed al prezzo delle prestazioni alberghiere fornite al cliente, nonché in relazione al rischio concreto del verificarsi di eventi del genere. Onere della provaAd avviso della giurisprudenza ricade sul cliente, che intenda far valere la responsabilità illimitata dell'albergatore ai sensi dell'art. 1785-bis, l'onere di provare la colpa dell'albergatore, dei membri della sua famiglia o dei suoi ausiliari (Cass. III, n. 5030/2014; Cass. III, n. 1684/1994). Anche secondo l'impostazione della dottrina prevalente l'onere di provare la colpa dell'albergatore incombe sul cliente danneggiato (Bussoletti, 8; Carnevali, 145). Se tale prova non viene offerta, l'albergatore risponderà, limitatamente o illimitatamente, ai sensi degli artt. 1783 o 1784, salvo che risulti una delle esimenti indicate nell'art. 1785. BibliografiaBonfiglio, Il contratto di albergo ed il contratto di deposito alberghiero, in Giust. civ. 1995, I, 2222; Bonilini, La responsabilità dell'albergatore, in Resp. civ. prev. 1987, 30; Bussoletti, Albergo (contratto di), in Enc. giur., I, Roma, 1988; Carnevali, in Commento alla legge 10 giugno 1978, n. 316, in Le nuove leggi civ. comm., 1979, sub art. 1-3, 127; Fragali, Albergo (contratto di), in Enc. dir., I, Milano, 1958; Geri, Albergatore (responsabilità del), in Nss. D.I., App. I, Torino, 1980, 198; Mezzasoma, La responsabilità civile dell'albergatore, in Rass. dir. civ. 1990, 536; Preden, Albergo (contratto di), in Enc. dir. agg., Milano, 1998, 57; Zuddas, Il contratto di albergo, in Ciurnelli, Monticelli e Zuddas, Il contratto di albergo. Il contratto di viaggio. I contratti del tempo libero, Milano, 1994. |