Codice Civile art. 1787 - Responsabilità dei magazzini generali.Responsabilità dei magazzini generali. [I]. I magazzini generali sono responsabili della conservazione delle merci depositate, a meno che si provi che la perdita, il calo o l'avaria, è derivata da caso fortuito, dalla natura delle merci ovvero da vizi di esse o dell'imballaggio [1218] (1). (1) V. r.d.l. 1° luglio 1926, n. 2290, conv. in l. 9 giugno 1927, n. 1158; r.d. 16 gennaio 1927, n. 126; l. 12 maggio 1930, n. 685; r.d. 17 marzo 1938, n. 726; d.lg. 9 novembre 1990, n. 376. InquadramentoI magazzini generali sono sottoposti a legislazione speciale (r.d.l. n. 2290/1926, conv. in l. n. 1158/1927) poiché svolgono un'attività che si ritiene di interesse pubblico e la loro attività, subordinata ad autorizzazione governativa, si esercita sotto il controllo della pubblica amministrazione (Bozzi, 143). La funzione dei magazzini generali definita dall'art. 1 r.d.l. n. 2290/1926 è triplice in quanto essi devono: 1) provvedere alla custodia ed alla conservazione delle merci e derrate di qualsiasi provenienza, che vi siano depositate; 2) rilasciare ai depositanti, che ne facciano espressa richiesta, due speciali titoli: la fede di deposito e la nota di pegno; 3) provvedere alla vendita volontaria o forzata ai pubblici incanti delle cose depositate. Con il deposito delle merci sorgono a carico dell'esercente dei magazzini generali le tipiche obbligazioni del depositario: l'obbligazione di custodia e quella di restituzione delle cose depositate. La responsabilità dei magazzini generali per l'inadempimento dell'obbligo di conservazione delle merci depositate, in particolare per la perdita, il calo o l'avaria, è particolarmente rigorosa: da essa infatti il depositario può liberarsi soltanto fornendo la prova dell'evento dannoso che deve consistere in una delle cause giustificatrici espressamente e tassativamente previste dall'art. 1787 (caso fortuito, natura delle merci, vizi di esse o dell'imballaggio). Il contratto di deposito nei magazzini generaliOltre il proprietario o il titolare di un qualsiasi diritto reale sulla merce, sono legittimati a concludere validamente il deposito il mandatario, lo spedizioniere, il vettore o il commissionario, e chiunque abbia la detenzione della merce, essendo questo il requisito sufficiente per la conclusione del deposito Quello che si perfeziona tra chi ha il possesso a qualsiasi titolo o la detenzione della merce e l'esercente i magazzini generali è prevalentemente considerato una figura particolare del contratto di deposito (Angeloni, 18; Fiorentino, in Comm. S. B., 1967, 129). La dottrina evidenzia all'uopo che la qualità professionale del depositario nonché alcune peculiarità della disciplina giuridica predisposta sia dalla legge speciale sia dalle norme del codice civile non appaiono sufficienti a modificare la natura del contratto sì da farlo assurgere a tipo contrattuale autonomo. Anche la giurisprudenza configura il contratto stipulato tra i magazzini generali e i clienti come un comune contratto di deposito (Cass. III, n. 6218/1981). Al pari del deposito ordinario, il deposito nei magazzini generali è un contratto reale, a forma libera ed ad esecuzione continuata. Data la qualità professionale del depositario, il deposito nei magazzini generali è da ritenersi a titolo oneroso, in applicazione del principio generale fissato dall'art. 1767 (Bozzi, 146). I magazzini generali, all'atto del ricevimento delle merci, rilasciano al depositante una ricevuta, chiamata bollettino d'entrata (o anche ricevuta di deposito, scontrino di introduzione, ecc.), che ha semplice valore probatorio della consegna delle merci, ma non attribuisce al possessore alcun diritto alla riconsegna (Massamormile, 191). Il cd. deposito alla rinfusaSe il deposito ha per oggetto merci omogenee e fungibili, consegnate da una pluralità di depositanti, qualora questi ultimi vi consentano, può aversi il cd. deposito alla rinfusa (Scalisi, 373) In questa ipotesi la qualità delle merci depositate ne consente la conservazione, a differenza di quanto avviene normalmente, in un'unica massa, sebbene esse appartengano a diversi proprietari. Nonostante la fungibilità delle merci il deposito alla rinfusa resta però sempre un deposito regolare, in quanto il depositario non acquista la proprietà delle merci, né può farne uso (art. 1782), anche se non è tenuto alla restituzione delle stesse cose da ciascuno consegnate ma soltanto della stessa quantità di merci (Bozzi, 154; Fiorentino, in Comm. S. B., 1967, 113). Obbligazione di custodire e prova liberatoria della responsabilitàPer fondare in concreto la responsabilità del magazzino bisogna previamente dimostrare la perdita, l'avaria o il calo delle merci, e questa prova è a carico del depositante (Fiorentino, in Comm. S. B., 1967, 116). La dottrina ha evidenziato che la responsabilità per l'esercente i magazzini generali per l'inadempimento dell'obbligo di conservazione delle merci depositate, in particolare per la perdita, il calo o l'avaria, è particolarmente rigorosa: questi, per liberarsi dell'obbligazione di risarcimento dei danni, è ammesso a provare esclusivamente, e in modo positivo, che la perdita, il calo o l'avaria sono derivati da caso fortuito, dalla natura delle merci, da vizi intrinseci di esse o dell'imballaggio, vale a dire da precise cause liberatorie della propria responsabilità in presenza delle quali il magazzino non deve rispondere per espressa disposizione di legge. In tutti gli altri casi, anche quando le cause dell'inadempimento non sono individuate, i magazzini generali sono responsabili ex recepto, indipendentemente dall'accertamento di una loro specifica colpa (Angeloni, 19; Bozzi, 148; Fiorentino, 1967, 116). Anche la giurisprudenza ha rimarcato che nel contratto di deposito nei magazzini generali il rapporto tra i contraenti in materia di responsabilità per inadempimento e di colpa presunta ex recepto è disciplinato essenzialmente dalle norme generali sul deposito. Da detto inquadramento discende che il titolare dell'azione risarcitoria per la perdita, la distruzione o il deterioramento delle cose depositate nei confronti del depositario è, indipendentemente da chi sia il proprietario delle stesse, il depositante o il terzo se legittimato alla restituzione in quanto intestatario o possessore della fede di deposito o della nota di pegno, alla stregua della speciale disciplina prevista negli artt. 1792 ss. (Cass. III, n. 12972/2010). La presunzione di colpa è superabile dal depositario solo con la prova della non imputabilità dell'inadempimento, e cioè della imprevedibilità o inevitabilità della perdita della cosa depositata malgrado l'uso della diligenza del buon padre di famiglia, ovvero «a fortiori» dell'estraneità della perdita stessa rispetto al comportamento tenuto dal depositario nell'esecuzione del contratto (Cass. III, n. 6218/1981). Inoltre, in relazione alla responsabilità per furti e rapine la prova liberatoria a carico del depositario non è raggiunta, se egli non dimostra di avere adottato tutte le precauzioni che le circostanze suggerivano (predisposizione di un adeguato servizio di vigilanza, installazione di sistemi di allarme ecc.) secondo un criterio di ordinaria diligenza, per evitare la sottrazione delle cose depositate (Cass. III, n. 534/1997). In definitiva, per esimersi da responsabilità, i magazzini generali devono fornire la prova positiva della causa esonerativa, mentre rispondono dei danni la cui causa rimane ignota (Cass. III, n. 5267/1991). BibliografiaAngeloni, Magazzini generali, in Nss. D.I., X, Torino 1964; Bozzi, Magazzini Generali, in Enc. dir., Milano, 1975; Clarizia, Nota di pegno, in Enc. dir., Milano, 1978; De Majo, Fede di deposito, in Enc. dir., Milano, 1968; Lener, Nota di pegno, in Dig. comm., 1994; Majello, Custodia e Deposito, Napoli, 1958; Massamormile, Magazzini generali, in Dig. comm., Torino, 1993; Rescigno, Fede di Deposito, in Dig. comm., 1991; Zuddas, Il deposito in albergo e nei magazzini generali, Torino, 2006. |