Codice Civile art. 1796 - Diritti del possessore della nota di pegno insoddisfatto.Diritti del possessore della nota di pegno insoddisfatto. [I]. Il possessore della nota di pegno [1791], che non sia stato soddisfatto alla scadenza e che abbia levato il protesto a norma della legge cambiaria, può far vendere le cose depositate in conformità dell'articolo 1515, decorsi otto giorni da quello della scadenza (1). [II]. Il girante che ha pagato volontariamente il possessore della nota di pegno [1791] è surrogato nei diritti di questo [1203 ss.], e può procedere alla vendita delle cose depositate decorsi otto giorni dalla scadenza [1515; 83 att.]. (1) V. artt. 68 ss. r.d. 14 dicembre 1933, n. 1669. InquadramentoIl possessore della nota di pegno non può pretendere dai magazzini la consegna della merce né può usarla, e, per il conseguimento di quanto gli è dovuto, può soltanto farla vendere in conformità dell'art. 1515, se non sia stato pagato, decorsi almeno otto giorni dalla scadenza e dopo aver levato il protesto, ai sensi della legge cambiaria (artt. 49 ss. r.d. n. 1669/1933), per fare constatare solennemente l'inadempimento nei confronti del debitore, cioè del primo girante della nota. Il medesimo diritto compete al girante della nota che abbia rimborsato il credito all'ultimo possessore della nota, essendo surrogato nei diritti di questo (Lener, 276). Pagamento nota pegnoAlla scadenza il possessore della nota di pegno deve richiedere il pagamento della somma indicata nel titolo al debitore, cioè al primo girante (Angeloni, 349; Fiorentino, in Comm. S. B., 1967, 133). Si applicano le norme della legge cambiaria che regolano il pagamento (art. 43 ss. r.d. n. 1669/1933), non solo perché è simile la natura giuridica, ma anche per l'espresso richiamo fatto negli artt. 1796 comma 1 e 1797 comma 2. Avvenuto il pagamento, il primo girante ha diritto alla restituzione della nota di pegno quietanzata (art. 45 r.d. n. 1669/1933) e, se ha il possesso anche della fede di deposito, può esercitare i diritti indicati nel comma 1 dell'art. 1793, cioè chiedere la riconsegna delle merci o disporne liberamente. Se, invece, il primo girante non è in possesso della fede di deposito, perché è stata a sua volta girata a terzi, può surrogarsi nei diritti spettanti al possessore della nota di pegno e chiedere, in danno del possessore della fede di deposito, la vendita delle merci depositate (Clarizia, 551). Mancato pagamento: esercizio dello ius vendendiIl possessore della nota di pegno, che alla scadenza non sia stato soddisfatto, ha due azioni: reale sulle cose depositate e costituite in pegno (art. 1796 comma 1); personale nei confronti del debitore e dei giranti della nota di pegno e della fede di deposito (art. 1797). Il mancato pagamento va accertato secondo le norme della legge cambiaria, cioè levando il protesto (artt. 68-71 r.d. n. 1669/1933) nei confronti del girante (Lener, ult. cit.), ovvero mediante dichiarazione di rifiuto, scritta e datata sulla nota e sottoscritta dal debitore (art. 72 r.d. n. 1669/1933). Levato il protesto, nei termini indicati nella legge cambiaria e dopo otto giorni dalla scadenza del credito garantito (termine iniziale, mentre il termine finale è segnato dalla prescrizione triennale), il possessore della nota di pegno, o il girante che abbia volontariamente pagato (art. 1796 comma 2), può chiedere al magazzino generale di procedere nei suoi locali alla vendita delle merci depositate secondo le modalità dell'art. 1515 (Bozzi, 155). La somma ricavata dalla vendita va così distribuita: innanzitutto, devono essere rimborsate le spese sostenute per gli incanti e pagati i diritti di dogana, dazi, tasse sulla vendita e le spese di deposito spettanti al magazzino generale. In secondo luogo deve essere soddisfatto il possessore della nota di pegno che ha un diritto di prelazione, sia per il capitale (art. 2787), sia per gli interessi (art. 2788), sia per le spese di protesto. Il residuo è depositato nelle casse dei magazzini generali a disposizione del possessore della fede di deposito (Clarizia, 552). Se il credito del possessore della nota di pegno è realizzato totalmente, questi dovrà restituire ai magazzini generali la nota quietanzata; se, invece, è soddisfatto solo in parte, il possessore della nota dovrà fare annotare dai magazzini sul titolo la somma riscossa, per poter agire contro gli obbligati in via diretta o di regresso (Fiorentino, 1967, 135). BibliografiaAngeloni, Magazzini generali, in Nss. D.I., X, Torino 1964; Bozzi, Magazzini Generali, in Enc. dir., Milano, 1975; Clarizia, Nota di pegno, in Enc. dir., Milano, 1978; De Majo, Fede di deposito, in Enc. dir., Milano, 1968; Lener, Nota di pegno, in Dig. comm., 1994; Majello, Custodia e Deposito, Napoli, 1958; Massamormile, Magazzini generali, in Dig. comm., Torino, 1993; Rescigno, Fede di Deposito, in Dig. comm., 1991; Zuddas, Il deposito in albergo e nei magazzini generali, Torino, 2006. |