Codice Civile art. 1812 - Danni al comodatario per vizi della cosa.

Caterina Costabile

Danni al comodatario per vizi della cosa.

[I]. Se la cosa comodata ha vizi tali che rechino danno a chi se ne serve, il comodante è tenuto al risarcimento qualora, conoscendo i vizi della cosa, non ne abbia avvertito il comodatario [798, 1821].

Inquadramento

La norma disciplina la responsabilità del comodante per i danni derivanti da vizi della cosa comodata stabilendo che l'obbligo risarcitorio sussiste solo in relazione ai vizi conosciuti dal comodante e non comunicati al comodatario.

La dottrina, nonostante il silenzio della norma, ritiene che l'obbligo di comunicazione riguardi solo i vizi occulti (Fragali, in Comm. S. B., 1966, 343; Giampiccolo, in Tr. G. S.-P., 1972, 34).

Si ritiene, difatti, che ai fini della responsabilità del comodante occorre non solo che quest'ultimo sia a conoscenza dei vizi ma anche che il comodatario li abbia ignorati senza colpa in quanto non facilmente riconoscibili, ciò in quanto analoga esclusione della responsabilità è prevista, in favore del tradens, nei contratti a titolo oneroso (artt. 1491 e 1578).

L'obbligo di comunicazione va assolto al momento della consegna della res se il vizio è già noto al comodante, ma può essere assolto anche successivamente se la conoscenza sopravviene in corso di rapporto purché, ovviamente, la comunicazione venga effettuata prima che il danno si verifichi.

Natura della responsabilità del comodante

In dottrina è discussa la natura della responsabilità del comodante per i vizi della res.

Secondo alcuni autori si tratterebbe di responsabilità precontrattuale, come tale circoscritta al risarcimento del solo interesse negativo, in quanto l'omessa comunicazione dell'esistenza dei vizi conosciuti idonei a creare danno alle cose del comodatario dovrebbe considerarsi comportamento contrario a correttezza secondo la regola della culpa in contrahendo di cui all'art. 1337 (Giampiccolo, in Tr. G. S.-P., 1972, 33).

Secondo altri si sarebbe in presenza di una ipotesi di responsabilità extracontrattuale derivando la stessa dalla violazione di un dovere di condotta posto dalla legge (Fragali, ult. cit.).

Altri ancora hanno sostenuto la natura contrattuale della responsabilità (Luminoso, 4).

La giurisprudenza ha ritenuto che la responsabilità del comodante per danni da vizi della cosa comodata non ha carattere contrattuale in quanto l'obbligo del comodante di comunicare al comodatario i vizi della cosa data in comodato non inerisce al contenuto del contratto, e neppure deriva da "culpa in contrahendo" perché la legge non ravvisa nel momento della perfezione del contratto il momento limite per la denunzia dei vizi conosciuti, ma ha carattere extra contrattuale perché trova fondamento nella violazione dell'obbligo posto dalla legge di denunciare i vizi conosciuti ("culpa in omittendo"). Difatti, in difetto di prova della conoscenza del vizio da parte del comodante, non trova applicazione l'art 1812 (Cass. III, n. 32932/2024).

Danni risarcibili

La responsabilità del comodante sussiste in tutti i casi in cui la cosa abbia arrecato danni a chi se ne sia servito, indipendentemente dal fatto che si tratti del comodatario o di un terzo attesa l'ampia formulazione della norma.

Sono pertanto risarcibili i danni alla persona o alle cose del comodatario o di terzi, verso i quali egli possa essere responsabile. In particolare, il comodante risponde dei danni che a causa dei vizi il comodatario abbia dovuto risarcire a terzi in qualità di custode della cosa ai sensi degli artt. 2051 e 2052, a meno che non dimostri che il comodatario non abbia vigilato diligentemente sul bene (Fragali, 1966, 348; Giampiccolo, 1972, 34).

La responsabilità del comodante deve invece escludersi, in tutto o in parte, qualora i danni siano derivati da un uso anomalo o improprio della cosa (art. 1227) o da un uso diverso da quello pattuito o normale della res (art. 1804, comma 3).

Sotto il profilo probatorio, è onere del comodante dimostrare l'esistenza del vizio, il danno, il nesso di causalità tra l'uno e l'altro e la conoscenza del vizio da parte del comodante. Questi a sua volta dovrà provare di aver comunicato al comodatario l'esistenza del vizio o la non ricorrenza dei presupposti dell'obbligo di comunicazione.

Bibliografia

Carresi, Comodato, in Nss D.I., Torino, III, 1959; Luminoso, voce Comodato, Enc. giur., Roma, 1988; Pellegrini, Contratto di comodato a termine e morte del comodante, in Riv. dir. civ. 2000, II, 477; Quadri, Comodato e “casa familiare”: l'intervento delle Sezioni Unite, in Corr. giur. 2004, 1440; Quadri, Il nuovo intervento delle Sezioni Unite in tema di comodato e assegnazione della «casa familiare», in Corr. giur. 2015, 19; Tamburrino, voce Comodato, in Enc. dir., VII, Milano, 1960; Teti, Comodato, in Dig. civ., 1988.

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