Codice Civile art. 1851 - Pegno irregolare a garanzia di anticipazione.Pegno irregolare a garanzia di anticipazione. [I]. Se, a garanzia di uno o più crediti, sono vincolati depositi di danaro, merci o titoli che non siano stati individuati o per i quali sia stata conferita alla banca la facoltà di disporre [1846], la banca deve restituire solo la somma o la parte delle merci o dei titoli che eccedono l'ammontare dei crediti garantiti. La eccedenza è determinata in relazione al valore delle merci o dei titoli al tempo della scadenza dei crediti. InquadramentoLa disposizione in esame disciplina la figura del «pegno irregolare a garanzia di anticipazione». Il pegno irregolare si configura ogniqualvolta il debitore costituisca in pegno una cosa fungibile: in tale ipotesi la proprietà della cosa si trasferisce al creditore il quale è tenuto a restituire, una volta estinto il debito, una cosa dello stesso genere e quantità(Cass. VI, n. 24137/2018). Il creditore ha, pertanto, diritto a soddisfarsi non secondo il meccanismo di cui agli art. 2796 — 2798 (che postula l'altruità delle cose ricevute in pegno), bensì direttamente sulla cosa, al di fuori del concorso con gli altri creditori (Cass. I, n. 10000/2004). La dottrina ha osservato che l'aggettivo «irregolare» vale ad indicare nell'àmbito dei contratti restitutori quelle ipotesi che prevedono la restituzione del tantundem: l'irregolarità, dovuta a questo carattere, prescinde quindi da ogni altro aspetto, per il quale il contratto nominato appare perfettamente regolare (Dalmartello, 799). Differenze tra pegno regolare ed pegno irregolare sui titoli di creditoNon risulta sempre agevole la differenza tra il pegno regolare (artt. 2800 — 2807) e quello irregolare su titoli di credito (Ciccarello, 685). La giurisprudenza (Cass. III, n. 12964/2005) ha evidenziato che ricorre il pegno regolare di titoli di credito qualora nel contratto sia previsto che: - i titoli vengano immessi in un conto a deposito con rubrica a nome del debitore e con possibilità di sostituzione di essi solo previo accordo; - gli incassi di cedole scadute debbano essere rimessi al debitore, restando a carico del medesimo le spese e gli oneri relativi al pegno; - il creditore possa realizzare il pegno solo in caso di mancato pagamento preceduto da richiesta di pagamento formulata a mezzo lettera raccomandata; - il creditore, a tal fine, per la vendita del pegno, debba osservare le prescrizioni di cui all'art. 2797 e sia munito di mandato a vendere in rem propriam, il quale non determina il trasferimento in capo al mandatario della proprietà del bene e non priva il mandante del potere di disporre del suo diritto di proprietà sul bene oggetto del mandato. Si esula dall'ipotesi di pegno regolare e si rientra, viceversa, nella disciplina del pegno irregolare, qualora il debitore, a garanzia dell'adempimento della sua obbligazione, abbia vincolato al suo creditore un titolo di credito o un documento di legittimazione individuati, conferendo a quest'ultimo anche la facoltà di disporre del relativo diritto, come delineato dall'art. 1851, norma (riferita all'anticipazione bancaria, ma che costituisce tuttavia la regola generale di ogni altra ipotesi di pegno irregolare) in base alla quale il creditore garantito acquisisce la somma portata dal titolo o dal documento, che dovrà restituire al momento dell'adempimento o, in caso di inadempimento, dovrà rendere per quella parte eccedente l'ammontare del credito garantito, determinata in relazione al valore delle cose al tempo della relativa scadenza (Cass. I, n. 26154/2006). La S.C. ha ritenuto incompatibile con il pegno irregolare il patto che prevede la facoltà del creditore pignoratizio di provvedere autonomamente alla riscossione dei titoli concessi in pegno alla scadenza e di impiegare gli importi riscossi nell'acquisto di altrettanti titoli della stessa natura, e così di seguito a ogni successiva scadenza dei titoli provenienti dal rinnovo o dai rinnovi (cd. pegno rotativo), con l'avvertenza che gli importi riscossi e i titoli con essi acquistati restino soggetti all'originario vincolo di pegno. Ciò in quanto la riscossione dei titoli alla scadenza (e non la vendita degli stessi in qualsiasi momento) e l'acquisto di titoli della stessa natura rendono evidente la mera surrogazione dell'oggetto di un pegno regolare e non l'attribuzione alla banca della facoltà di disporre dei titoli. Non risulta idonea ad escludere siffatta qualificazione l'inclusione dei titoli in un certificato cumulativo, atteso che la dematerializzazione, pur superando la fisicità del titolo, non è incompatibile con il pegno regolare, consentendone forme di consegna e di trasferimento virtuali, attraverso meccanismi alternativi di scritturazione, senza la movimentazione e senza neppure la creazione del supporto cartaceo (Cass. I, n. 3674/2014). Pegno di un libretto di deposito bancario Secondo la giurisprudenza il pegno di un libretto di deposito bancario si configura come pegno regolare di credito quando è costituito a favore di un soggetto diverso dalla banca depositaria, mentre assume natura di pegno irregolare del denaro depositato se è costituito in favore della stessa banca depositaria, poiché in tal caso la banca acquista la proprietà del denaro con l'obbligo di restituire il tantundem alla scadenza (Cass. I, n. 3794/2008; Cass. S.U., n. 2002/2001). Il divieto di patto commissorio non incide sulla liceità del pegno irregolareIl problema teorico che pone il pegno irregolare — spesso definito nella prassi «cauzione» (Dalmartello, ult. cit.) — è costituito dalla necessità di coordinare, nell'ambito del fenomeno, la funzione di garanzia del bene fungibile con il trasferimento di proprietà dello stesso, esigenza che sembra contraddetta da considerazioni giuridiche con riferimento al divieto del patto commissorio ex art. 2744. La dottrina evidenzia all'uopo che nel pegno irregolare la proprietà del bene si trasferisce subito, mentre nel patto commissorio essa «passa al creditore» solo in caso di inadempimento (Ciccarello, ult. cit.). La giurisprudenza ha evidenziato che la costituzione di un pegno irregolare rende inoperante il divieto di patto commissorio di cui all'art. 2744, dovendosi ritenere consentito al creditore, in forza del disposto del precedente art. 1851 ed in coerenza con l'intento del legislatore di evitare indebite locupletazioni, di fare definitivamente propria la (sola) somma corrispondente al credito garantito nell'ipotesi di inadempimento della controparte e, quindi, di compensarlo con il suo debito di restituzione del tantundem, nel legittimo esercizio del proprio diritto di prelazione e senza richiesta di assegnazione al giudice dell'esecuzione (Cass. III, n. 10000/2004). Estinzione del rapportoLa natura giuridica del pegno irregolare comporta che le somme di danaro o i titoli depositati presso il creditore diventano — diversamente che nell'ipotesi di pegno regolare — di proprietà del creditore stesso, che ha diritto a soddisfarsi, pertanto, non secondo il meccanismo di cui agli artt. 2796-2798 (che postula l'altruità delle cose ricevute in pegno), bensì direttamente sulla cosa, al di fuori del concorso con gli altri creditori. Esistendo unicità (ovvero accessorietà) di rapporti tra pegno irregolare e credito a garanzia del quale esso è stato costituito, l'estinzione del credito stesso è effetto di un'operazione meramente contabile, che resta fuori, pertanto, dall'ambito di operatività dell'istituto della compensazione (Cass. III, n. 2479/2015). Interessi sul debito garantitoLa giurisprudenza ha ritenuto che nel pegno irregolare, tra la costituzione della garanzia e l'inadempimento del debitore che consente l'incameramento della garanzia da parte del creditore, maturino gli interessi sulle somme dovute. La S.C. ha difatti rimarcato che a circostanza che il creditore, avendo acquisito la disponibilità del denaro, si trovi a godere degli interessi, fa sì che il ricavato debba essere imputato a deconto prima delle spese, poi degli interessi e poi del capitale dovuti dal debitore (come si argomenta dall'art. 2791), ma non sospende automaticamente il corso degli interessi sul debito garantito (Cass., I, n. 3794/2008). Gli effetti del fallimento sul pegno irregolareIl carattere e la modalità di operatività del pegno irregolare spiegano effetti anche nell'eventualità di una procedura concorsuale (Vaccaro-Attilio, 174). Il creditore assistito da tale garanzia è difatti escluso dall'onere di far accertare il proprio credito con domanda di ammissione al passivo ai sensi dell'art. 23 r.d. n. 267/1942, giacché la pretesa creditoria si estingue satisfattivamente al momento della dichiarazione di fallimento, che costituisce l'atto certo di inadempimento del debitore. Il creditore assistito da pegno irregolare, a differenza di quello assistito da pegno regolare, non è dunque tenuto ad insinuarsi al passivo fallimentare ai sensi dell'art. 53 r.d. n. 267/1942 (per la nuova disciplina v. art. 152 d.lgs. n. 14/2019, “Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza”) per il soddisfacimento del proprio credito. Resta, inoltre, sottratto alla revocatoria l'incameramento in via definitiva del denaro o delle altre cose fungibili ricevuti in garanzia (salvo l'obbligo di restituire l'eccedenza, ex art. 1851), operando la compensazione come modalità tipica di esercizio della prelazione (Cass. I, n. 24865/2014; Cass. S.U., n. 202/2001). La S.C. ha all'uopo chiarito che il pegno di saldo di conto corrente bancario costituito a favore della banca depositaria si configura come pegno irregolare solo quando sia espressamente conferita alla banca la facoltà di disporre della relativa somma mentre, nel caso in cui difetti il conferimento di tale facoltà, si rientra nella disciplina del pegno regolare, ragion per cui la banca garantita non acquisisce la somma portata dal saldo, né ha l'obbligo di restituire al debitore il "tantundem", sicché, difettando i presupposti per la compensazione dell'esposizione passiva del cliente con una corrispondente obbligazione pecuniaria della banca, l'incameramento della somma conseguente all'escussione del pegno rientra nell'ambito di applicazione dell'art. 67 l. fall. (per la nuova disciplina v. art. 56 d.lgs. n. 14/2019, “Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza”), ed è assoggettabile a revocatoria fallimentare (Cass. I, n. 16618/2016). E' stato, altresì, chiarito che, in caso di fallimento del debitore, il creditore pignoratizio cui sia stato accordato di provvedere autonomamente alla riscossione dei titoli concessi in pegno alla scadenza e di impiegare gli importi riscossi nell'acquisto di altrettanti titoli della stessa natura, restando tuttavia gli importi riscossi e i titoli con essi acquistati soggetti all'originario vincolo di pegno regolare, non ha diritto di ottenere dal giudice delegato lo “svincolo” dei medesimi titoli, poiché la facoltà di disporre degli stessi è attribuita al creditore, ex art. 1851, soltanto nel pegno irregolare (Cass. I, n. 2503/2018). BibliografiaCiccarello, voce Pegno (dir. priv.), in Enc. dir., XXXII, Milano, 1982; Dalmartello, Pegno irregolare, in Nss. D.I., XIl, 1965, 799; Ferri, voce Anticipazione bancaria, in Enc. dir., II, Milano, 1958; Pavone La Rosa, Apertura di credito garantita da pegno e anticipazione bancaria, in Le operazioni bancarie, Milano, II, 1978; Serra, Anticipazione bancaria, in Dig. comm., I, Torino, 1987; Tondo, Dei contratti bancari, in Trattato Di Martino, Novara-Roma, 1971; Vaccaro e Attilio, Disciplina fallimentare e modus operandi del pegno irregolare, in Banca borsa e tit. credit. 2005, 2, 174. |