Codice Civile art. 1866 - Esercizio del riscatto.Esercizio del riscatto. [I]. Il riscatto della rendita semplice e della rendita fondiaria [1865] si effettua mediante il pagamento della somma che risulta dalla capitalizzazione della rendita annua sulla base dell'interesse legale [1284]. [II]. Le modalità del riscatto sono stabilite dalle leggi speciali. InquadramentoLa disposizione in parola disciplina le modalità di esercizio del diritto di riscatto prevedendo, in via generale, che lo stesso si effettua mediante il pagamento della somma che risulta dalla capitalizzazione della rendita sulla base dell'interesse legale e rinviando, per il resto a quanto stabilito dalle leggi speciali. L'esercizio del diritto di riscatto è collegato all'adempimento dell'onere rappresentato dal pagamento della somma corrispondente alla capitalizzazione della rendita, di talché la liberazione del debitore dall'obbligazione di durata avrà luogo soltanto nel momento in cui avviene tale pagamento. Il riscatto nell'obbligazione solidaleIn caso di obbligazione solidale di rendita si pone il problema dell'effetto dell'esercizio del riscatto da parte di uno dei condebitori nei confronti degli altri. Trattasi di ipotesi non infrequente nella pratica attesa la durata tendenzialmente illimitata della rendita perpetua e la trasmissibilità del relativo diritto mortis causa. Poiché il diritto di riscatto è previsto dal legislatore in favore del debitore a presidio di principi di ordine pubblico che guardano con sfavore a rapporti a durata illimitata, non sussistono dubbi in ordine alla circostanza che debba essere consentito a ciascun debitore l'esercizio del diritto di riscatto anche in assenza dell'accordo di tutti, salvo poi individuare il rimedio giuridico più idoneo a ripartire tra tutti i debitori della rendita il peso economico dell'affrancazione dal rapporto sostenuto da uno di essi. Se si ritiene che il debitore con l'esercizio del riscatto si limita ad adempiere l'obbligazione originaria esercitando semplicemente una facultas solutionis si dovrà applicare l'art. 1299 per cui questo avrà diritto di ripetere pro quota dai condebitori quanto pagato (Lener, 321). Se, invece, si aderisce alla tesi per cui con il riscatto si sostituisce alla prestazione originaria una nuova prestazione quale corrispettivo di un vero e proprio diritto di recesso, si dovrà ritenere che il debitore che ha pagato non possa ripetere dagli altri condebitori la propria quota ma solo agire con l'azione generale di arricchimento (art. 2041). In tal caso i condebitori potranno essere condannati al pagamento della prestazione periodica pro quota al riscattante (Torrente, in Comm. S. B., 1955, 40). Leggi specialiLa normativa speciale richiamata dall'art. 1865 è costituita: - dalla l. n. 998/1925 contenente la riforma delle disposizioni sulla affrancazione dei canoni, censi ed altre prestazioni perpetue; - dal r.d. n. 426/1926 contenente le disposizioni transitorie e di attuazione alla l. n. 998/1925 per la riforma delle disposizioni sulla affrancazione dei canoni, censi ed altre prestazioni perpetue; - dalla l. n. 607/1966 sulle norme in materia di enfiteusi e prestazioni fondiarie perpetue. Tra le norme di maggior rilievo gli artt. 5 e 7 l. n. 998/1925, che prevedono l'ipotesi in cui la determinazione del capitale non può farsi attraverso un semplice calcolo aritmetico, ma richieda operazioni più complesse, come quando la rendita è in derrate (Lener, 317). BibliografiaAllara, La prestazione in luogo di adempimento, in Ann. Palermo, 1927; Brancasi, voce Rendita dello Stato, in Enc. dir., XXXIX, Milano, 1988; Dattilo, voce Rendita (dir. priv)., in Enc. dir., XXXIX, Milano, 1988; Gardella Tedeschi, Rendita perpetua, in Dig. civ., Torino, 1997; Lerner, Il rapporto di rendita perpetua, Milano, 1967. |