Codice Civile art. 1877 - Risoluzione del contratto di vitalizio oneroso.

Caterina Costabile

Risoluzione del contratto di vitalizio oneroso.

[I]. Il creditore di una rendita vitalizia costituita a titolo oneroso può chiedere la risoluzione del contratto [1453 ss.], se il promittente non gli dà o diminuisce le garanzie pattuite [1461, 1844, 1850, 1867].

Inquadramento

L'art. 1877 prevede — con esclusivo riguardo al contratto oneroso — una peculiare forma di risoluzione per mancata prestazione o diminuzione delle garanzie pattuite.

La disposizione si riferisce alle garanzie convenzionali, sia reali che personali, con conseguente inapplicabilità del rimedio in questione alla diminuita ipoteca legale (art. 2817 n. 1) per cui è, invece, applicabile l'art. 2743 (Valsecchi, in Tr. C. M. 1961, 233).

Trattandosi indubbiamente di un rapporto di durata, non sussistono dubbi sulla non estensione dell'effetto risolutorio alle prestazioni vitalizie già eseguite a norma dell'art. 1458 (Valsecchi, in Tr. C. M. 1961, 234).

Pertanto, l'unico effetto della risoluzione è la restituzione del bene trasferito quale corrispettivo del vitalizio, cosicché il beneficiario, oltre a recuperare il bene consoliderà nel proprio patrimonio le rate percepite.

Secondo la giurisprudenza le garanzie di cui all'art. 1877, siano esse reali o personali, sono da intendersi come garanzie in senso tecnico e non come particolari modalità della prestazione (Cass. III, n. 464/1972).

Mancata prestazione delle garanzie convenzionali

La giurisprudenza ha sottolineato che la stipulazione di particolari garanzie — personali o reali — per il pagamento delle rate della rendita non rappresenta un requisito essenziale per la validità del vitalizio oneroso, il quale può essere costituito anche senza alcuna pattuizione al riguardo.

Ne consegue che, qualora siano state contrattualmente stabilite determinate garanzie, lo scioglimento del contratto a norma dell'art. 1877 può essere chiesto soltanto ove le stesse non siano state effettivamente somministrate dal promittente, senza che sia consentito al giudice di sovrapporre una valutazione di idoneità e di sufficienza di quelle garanzie che i contraenti, nell'ambito dell'autonomia negoziale, hanno ritenuto tali da soddisfare i particolari interessi contrapposti (Cass. I, n. 2454/1969).

Il vitalizio alimentare ed il contratto di mantenimento

La dottrina ritiene che, pur essendo l'art. 1877 previsto espressamente per il vitalizio oneroso tipico, lo stesso possa applicarsi per identità di ratio anche al vitalizio alimentare (Torrente, in Comm. S.B. 1955, 140).

La giurisprudenza è di contrario avviso e reputa non applicabile la disposizione in esame al contratto di mantenimento poiché, se per qualsiasi causa non è possibile la prestazione in natura, risulta applicabile analogicamente l'art. 443 che prevede, in materia di alimenti, la determinazione da parte del giudice nel modo di somministrazione della prestazione dell'obbligato e, quindi, indipendentemente dalla scelta di questi, anche la convertibilità della prestazione in danaro (Cass. III, n. 4539/1986).

Bibliografia

Calò, Contratto di mantenimento e proprietà temporanea, in Foro it. 1989, I, 1, 1165; Dattilo, voce Rendita (dir. priv)., in Enc. dir., XXXIX, Milano, 1988; Gardella Tedeschi, Vitalizio, in Dig. civ., Torino, 1999; Lerner, voce Vitalizio, in Nss. D.I., Torino, XX, 1975.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario