Codice Civile art. 1888 - Prova del contratto 1 .Prova del contratto1. [I]. Il contratto di assicurazione deve essere provato per iscritto [2725]. [II]. L'assicuratore è obbligato a rilasciare al contraente la polizza di assicurazione o altro documento da lui sottoscritto [187 trans.]. [III]. L'assicuratore è anche tenuto a rilasciare, a richiesta e a spese del contraente, duplicati o copie della polizza; ma in tal caso può esigere la presentazione o la restituzione dell'originale [187 trans.]. [1] Con riferimento alle misure connesse all'emergenza epidemiologica da Covid-19, in tema di sottoscrizione e comunicazioni di contratti finanziari e assicurativi in modo semplificato, v. art. 33, commi 1 e 2, d.l. 19 maggio 2020, n. 34, conv., con modif., in l. 17 luglio 2020, n. 77, come da ultimo prorogato ai sensi dell'art. 11, comma 1, d.l. 22 aprile 2021, n. 52, conv., con modif. in l. 17 giugno 2021, n. 87; precedentemente il termine era stato prorogato ai sensi dell'art. 19 e dell'Allegato 1 n. 27, d.l. 31 dicembre 2020, n. 183, conv., con modif., in legge 26 febbraio 2021, n. 21. InquadramentoLa disposizione in esame impone il requisito della forma scritta ad probationem per il contratto di assicurazione giustificata dall'esigenza di documentare con certezza l'estensione del rischio assicurato. Poiché il principale documento probatorio è costituito dalla polizza, il comma 2 dell'art. 1888 impone all'assicuratore di rilasciare al contraente copia della stessa o di altro documento da lui sottoscritto. Questa previsione è completata dal comma 3 che impone all'assicuratore di rilasciare, a richiesta e spese del contraente, duplicati o copie della polizza salvo il diritto a richiedere la presentazione o la restituzione dell'originale. Forma scritta ad probationem: onere della prova e mezzi di prova ammessiIl primo comma dell'art. 1888 disponendo che il contratto di assicurazione può essere provato solo per iscritto stabilisce, da un lato, che il contratto è valido ed efficace anche se non è redatto per iscritto e, dall'altro, una limitazione sul regime giuridico della prova della conclusione del contratto stesso (Buttaro, 1958, 455). Anche la modifica delle clausole contrattuali di un contratto di assicurazione sono sottoposte alla disciplina dell'art. 1888 e, pertanto, la relativa prova deve essere data per iscritto (Cass. III, n. 18891/2007). Poiché per i contratti di assicurazione la forma scritta è richiesta "ad probationem" e non "ad substantiam", la carenza della forma scritta può essere ovviata con atto successivo (Cass. III, n. 18118/2022). In mancanza dell'atto scritto, il fatto-contratto può essere provato per testimoni nel caso della perdita del documento senza colpa da parte del contraente come previsto dall'art. 2724 n. 3 in relazione all'art. 2725 comma 1 (Salandra, in Comm. S.B. 1966, 214). Tale disciplina non è applicabile nel caso in cui vi sia un principio di prova scritta (Cass. III, n. 5416/1993): mezzi di prova ammessi in siffatta ipotesi sono il giuramento (art. 2739) e la confessione giudiziale dell'altra parte (artt. 2730 e 2735 comma 2). La S.C. ha, inoltre, ritenuto ammissibile la prova per testimoni dell'avvenuta consegna, da parte dall'assicuratore all'assicurato, del documento contenente la manifestazione della volontà di recedere dal contratto, non ostandovi la circostanza che il contratto di assicurazione richieda la forma scritta «ad probationem» (Cass. III, n. 7122/2013). In giurisprudenza si è, inoltre, posto il problema in ordine alla stipulazione, da parte di un agente munito del potere rappresentativo di una compagnia di assicurazione, di clausole derogatorie al disposto di cui all'art. 1901. La stipula è stata ritenuta legittima, ai sensi del disposto dell'art. 1932, attesa l'operatività in senso più favorevole all'assicurato, e salva la ipotesi di una espressa limitazione della procura (la cui prova costituisce onere gravante sulla società di assicurazioni), opponibile all'assicurato, da parte della compagnia, soltanto se resa pubblica attraverso le prescritte modalità. Tale clausola in deroga è pertanto soggetta, a norma dell'art. 1988,alla forma scritta soltanto ad probationem, con conseguente ammissibilità della sua dimostrazione mediante confessione o giuramento (Cass. III, n. 9462/1997). L'inammissibilità della prova testimoniale è disposta nell'interesse delle parti: pertanto essa deve essere rilevata in via di eccezione e non di ufficio (Cass. III, n. 2213/1996). Con una recente pronuncia la S.C. ha ritenuto che la e-mail non sottoscritta con firma elettronica qualificata né con firma digitale, in quanto documento informatico, è idonea a soddisfare il requisito della forma scritta ad probationem del contratto di assicurazione, ai sensi degli artt. 20 e 21 del d.lgs. n. 82 del 2005 (nel testo, applicabile ratione temporis, successivo al d.lgs. n. 159 del 2006, ed anteriore alle modifiche di cui al d.lgs. n. 235 del 2010) se non ne sono contestati la provenienza o il contenuto, oppure, in caso di contestazione, sulla base della libera valutazione del giudice, in ragione delle sue caratteristiche oggettive di qualità, sicurezza, integrità, immodificabilità (Cass. III, n. 14046/2024). Ambito della controversia in cui vige il regime probatorio in materia di contratto di assicurazioneIl regime probatorio delineato dal primo comma dell'art. 1888 opera nelle controversie tra contraente ed assicurazione in ordine alla valenza ed operatività della copertura assicurativa, ovvero nelle controversie in cui il contratto di assicurazione costituisca il fatto costitutivo della pretesa fatta valere in giudizio (Cass. III, n. 15054/2003). L'art. 1888, comma 1, non trova invece applicazione nelle controversie aventi ad oggetto la risoluzione del rapporto assicurativo: in particolare, la S.C. ha evidenziato che la risoluzione per mutuo consenso di un contratto per il quale la forma scritta non sia richiesta «ad substantiam», ma solo «ad probationem», come nel caso di un contratto di assicurazione, può risultare anche da un comportamento tacito concludente (Cass. I, n. 10354/1992). L'inammissibilità della prova per testi non riguarda i rapporti coi terzi (Cass. III, n. 7738/2007). Documenti probatori idonei: polizza, ricevute di pagamento, nota di coperturaIn applicazione dell'art. 1888 comma 1 la giurisprudenza ritiene che il documento probatorio tipico (anche se non esclusivo) del contratto di assicurazione sia costituito dalla polizza (Cass. I, n. 2438/1984). Anche la dottrina ritiene che la polizza sia l'ordinario strumento mediante il quale provare il contenuto del contratto (Salandra, in Comm. S.B. 1966, 215; Scalfi, 355). La S.C. ritiene che, ancorché il requisito della forma scritta «ad probationem», di cui all'art. 1888, si deve intendere rispettato quando l'assicurato abbia sottoscritto una clausola di rinvio che richiami quanto sia contenuto in un distinto documento predisposto unilateralmente da una delle parti e non anche specificamente approvato per iscritto. In siffatta ipotesi si ritiene necessario, affinché tra la polizza e tale documento si realizzi una relatio perfecta agli effetti della sussistenza del requisito formale, che il predetto richiamo sia effettuato dai contraenti sulla premessa della piena conoscenza del contenuto del documento ed allo scopo di integrare la disciplina negoziale nella parte in cui nella polizza sottoscritta manchi una diversa regolamentazione, di modo che possa dedursi l'esistenza dell'accordo dei contraenti per dare rilievo al suddetto contenuto (Cass. III, n. 7763/2005). Ad avviso della S.C. la “ricevuta di pagamento” non è idonea alla prova del contratto di assicurazione in quanto il rilascio della ricevuta di pagamento del premio non vale di per sé solo a perfezionare il contratto di assicurazione, per il quale il requisito di forma è richiesto «ad probationem», essendo al riguardo necessario l'accertamento della volontà delle parti in relazione al contenuto del negozio (Cass. III, n 367/2005). Ciò nondimeno, per determinare il contenuto oggettivo della polizza, il giudice può fare utilmente riferimento anche alle indicazioni contenute nelle «ricevute provvisorie» rilasciate, a fronte del pagamento del premio, dall'agente munito del potere di rappresentanza (Cass. III, n. 1875/2000). La giurisprudenza ritiene che la cd. nota di copertura (cfr. sub art. 1887) possa soddisfare il requisito della prova scritta disposto dall'art. 1888 (Cass. I, n. 9298/1987). Valore probatorio del certificato di assicurazione e del contrassegnoCom'è noto, il certificato di assicurazione, ai sensi dell'art. 7, comma 2, l. n. 990/1969, attesta l'esistenza della garanzia assicurativa, e obbliga l'assicuratore, per il periodo in essa indicato, unicamente nei confronti del terzo danneggiato. Nei rapporti tra le parti, il contratto di assicurazione deve, invece, essere provato — ai sensi dell'art. 1888 — attraverso la produzione in giudizio della polizza sottoscritta dalla società di assicurazione o da un suo agente munito di rappresentanza (Cass. III, n. 12322/2005). Ciò detto, la giurisprudenza riconosce che il certificato di assicurazione, quale atto sottoscritto dall'assicuratore e rilasciato alla controparte, fornisce prova documentale del contratto di assicurazione, al pari della polizza, con riguardo alle parti di essa che espressamente riproduca (Cass. I, n. 2322/1990). La norma generale di cui all'art. 1888, comma 1, sulla forma scritta “ad probationem” si applica anche ai contratti di assicurazione stipulati in riferimento alla legge sulla assicurazione obbligatoria della responsabilità civile automobilistica. Gli adempimenti ulteriori formali previsti da tale legge (obbligo dell'assicuratore di rilasciare il contrassegno e dell'assicurato di conservarlo) sono difatti collegati all'interesse pubblico che giustifica il regime della obbligatorietà (Cass. III, n. 6960/2007). In forza del combinato disposto dell'art. 127 d.lgs. n. 209/2005 (già art. 7 l. n. 990/1969) e dell'art. 1901, il rilascio del contrassegno assicurativo da parte dell'assicuratore della r.c.a. vincola quest'ultimo a risarcire i danni causati dalla circolazione del veicolo, quand'anche il premio assicurativo non sia stato pagato, ovvero il contratto di assicurazione non sia efficace, giacché, nei confronti del danneggiato, ai fini della promovibilità dell'azione diretta nei confronti dell'assicuratore del responsabile, rileva l'autenticità del contrassegno e non la validità del rapporto assicurativo (Cass. III, n. 14891/2019; Cass. III, 18519/2018). Ciò nondimeno, posto che la disciplina del citato art. 7 mira alla tutela dell'affidamento del danneggiato e copre anche l'ipotesi dell'apparenza del diritto, per escludere la responsabilità dell'assicuratore in ipotesi di contrassegno contraffatto o falsificato occorre che risulti esclusa l'apparenza del diritto, ovvero che l'assicuratore non abbia tenuto alcun comportamento colposo idoneo ad ingenerare l'affidamento in ordine alla sussistenza della copertura assicurativa (Cass. III, n. 18307/2014). Il problema della forma della procura e la sua provaNel contratto di assicurazione il mancato conferimento della procura con le forme prescritte per il contratto che il rappresentante deve concludere non determina l'invalidità della procura stessa in quanto il disposto dell'art. 1392 è riferibile soltanto ai contratti rispetto ai quali sia la legge a prescrivere una particolare forma a pena di nullità. Ciò implica che nei contratti per i quali la forma sia richiesta solo «ad probationem», come appunto il contratto di assicurazione, il requisito formale assume rilievo solo sul piano probatorio (Cass. I, n. 8198/1997). Pertanto, l'esistenza della procura non può essere provata né a mezzo di testimoni né a mezzo di presunzioni. Prova del contratto di coassicurazioneLa giurisprudenza reputa che la ricorrenza di un contratto di coassicurazione non può essere esclusa per il solo fatto che la relativa polizza sia stata sottoscritta da uno soltanto di detti assicuratori, in quanto trattandosi di rapporto soggetto alla forma scritta ad probationem (e non ad substantiam) deve riconoscersi la possibilità di dimostrare la suddetta coassicurazione anche mediante atti scritti diversi dalla medesima polizza (Cass. III, n. 4799/2001). La S.C. ha altresì ritenuto che in caso di contratto di coassicurazione stipulato da un coassicuratore che abbia dichiarato di agire in nome e per conto di altri coassicuratori, senza essere munito di procura, la ratifica, pur potendosi desumere da facta concludentia e quindi non dovendo essere espressa, deve essere dimostrata attraverso atti scritti provenienti dai coassicuratori falsamente rappresentati (Cass. III, n. 4005/2000). Obbligo dell'assicuratore di rilasciare la polizzaIl comma 2 dell'art. 1888 impone all'assicuratore di rilasciare al contraente copia della polizza o di altro documento da lui sottoscritto. Si tratta di un obbligo contrattuale la cui violazione — qualora ricorrano i presupposti di cui all'art. 1455 — può legittimare la domanda di risoluzione per inadempimento ex art. 1453 (Trib. Biella 17 febbraio 1999). Sussiste altresì il diritto del contraente al risarcimento del danno conseguente alla mancata tempestiva consegna della polizza (Buttaro, 1958, 481). Obbligo dell'assicuratore di rilasciare duplicati o copie della polizzaIl comma 3 dell'art. 1888 impone all'assicuratore di rilasciare, a richiesta e spese del contraente, duplicati o copie della polizza salvo il diritto a richiedere la presentazione o la restituzione dell'originale. Trattandosi di diritto scaturente dal contratto lo stesso è soggetto alla prescrizione biennale ex art. 2952 decorrente dal giorno della richiesta della copia o del duplicato (Rossetti, 2013, 827). BibliografiaButtaro, voce Assicurazione (contratto di), in Enc. dir., III, Milano, 1958; Id., voce Assicurazione contro i danni, in Enc. dir., III, Milano, 1958; Donati, Trattato del diritto delle assicurazioni private, Milano, III, 1956; Donati e Volpe Putzolu, Manuale di Diritto delle Assicurazioni, Milano, 2002; La Torre, Le Assicurazioni, Milano, 2007; Martello, voce Mutue (società assicuratrici), in Enc. dir., XXVII, Milano, 1977; Rossetti, Il Diritto delle Assicurazioni, I, Padova, 2013; ID., Il Diritto delle Assicurazioni, II, Le assicurazioni contro i danni, Padova, 2012; Santagata C., La fusione delle società assicuratrici, in Ass. 1989, I, 261; Scalfi, Assicurazione (contratto di), in Dig. comm., Torino, 1987. |