Codice Civile art. 1893 - Dichiarazioni inesatte e reticenze senza dolo o colpa grave.Dichiarazioni inesatte e reticenze senza dolo o colpa grave. [I]. Se il contraente ha agito senza dolo o colpa grave, le dichiarazioni inesatte e le reticenze non sono causa di annullamento del contratto, ma l'assicuratore può recedere dal contratto stesso, mediante dichiarazione da farsi all'assicurato nei tre mesi dal giorno in cui ha conosciuto l'inesattezza della dichiarazione o la reticenza [1892, 1894]. [II]. Se il sinistro si verifica prima che l'inesattezza della dichiarazione o la reticenza sia conosciuta dall'assicuratore, o prima che questi abbia dichiarato di recedere dal contratto, la somma dovuta è ridotta in proporzione della differenza tra il premio convenuto e quello che sarebbe stato applicato se si fosse conosciuto il vero stato delle cose [1932]. InquadramentoLa disposizione disciplina le conseguenze delle dichiarazioni inesatte e reticenti sulle circostanze del rischio rese dall'assicurato senza dolo o colpa grave, prevedendo la possibilità dell'assicuratore — a seconda che la conoscenza della reale circostanza di rischio sia avvenuta prima o dopo il verificarsi del sinistro — di recedere dal contratto o di ridurre l'indennizzo in maniera proporzionale alla differenza tra il premio convenuto e quello che sarebbe stato applicato se si fosse conosciuto il vero stato delle cose. Anche il diritto di recesso, come quello di chiedere l'annullamento ex art. 1892, è soggetto ad un termine trimestrale di decadenza decorrente dal momento in cui l'assicuratore ha accertato il reale stato delle cose. Differenze rispetto alla fattispecie di cui all'art. 1892Presupposto per l'applicazione dell'art. 1892, che commina l'annullamento del contratto di assicurazione in caso di dichiarazioni inesatte e reticenze dell'assicurato, è che le inesattezze e le reticenze siano determinate da dolo o colpa grave, mentre presupposto per l'applicazione dell'art. 1893, che prevede solo il recesso dell'assicuratore, è che difetti sia il dolo che la colpa grave (Cass. III, n. 15939/2000). La giurisprudenza ha in particolare chiarito che non può ritenersi reticente l'assicurato che, al momento della stipula del contratto, ometta di segnalare all'assicuratore l'esistenza di sintomi ritenuti dai medici in quel momento ambigui, aspecifici e comunque non allarmanti, non rilevando che successivamente emerga che quei sintomi erano invece determinati da una grave malattia non ancora palesatasi né facilmente accertabile al momento della stipula del contratto stesso (Cass. IIII, n. 12838/2014). Il recesso e la riduzione dell'indennizzoIn seguito alla violazione senza dolo o colpa grave dell'obbligo di rendere dichiarazioni esatte e non reticenti sulle circostanze del rischio, l'ordinamento riconosce all'assicuratore una duplice facoltà a tutela della propria posizione giuridica: 1) recedere contratto se accerta la reale circostanza di rischio prima che si verifichi il sinistro; 2) se il sinistro si verifica prima che l'assicuratore abbia avuto contezza della reticenza o dell'inesattezza, ovvero prima che sia decorso il termine trimestrale entro il quale esercitare il recesso, questi può ridurre l'indennizzo in maniera proporzionale alla differenza tra il premio convenuto e quello che sarebbe stato applicato se si fosse conosciuto il vero stato delle cose. Il recesso si sostanzia in una dichiarazione unilaterale recettizia che, pur non necessitando di formule sacramentali, deve tuttavia essere espressa in forma chiara, esplicita e non equivoca (La Torre, 100). Per effetto di tale manifestazione di volontà il contratto si scioglie con effetto ex nunc ai sensi dell'art. 1373. In ordine alla riduzione dell'indennizzo la norma fa riferimento al procedimento tecnico attuariale che ne costituisce il presupposto di applicazione. La dottrina ha rilevato che la diminuzione dell'indennizzo proporzionale alla differenza tra il premio convenuto e quello che sarebbe stato applicato se si fosse conosciuto il vero stato delle cose risulta molto complessa, salvo il caso in cui la tariffa sia strutturata su elementi facilmente rettificabili, con conseguente presumibile ricorso all'equo apprezzamento del giudice (Salandra, in Comm. S.B. 1966, 242). La distribuzione dell'onere della provaIncombe sull'assicuratore l'onere della prova dei presupposti costitutivi della fattispecie ex art. 1893 che possono condurre al recesso dal contratto o alla diminuzione dell'indennizzo (Donati, 316; La Torre, 101). Questa prova non attiene al contenuto del contratto di assicurazione e pertanto si sottrae ai limiti dell'art. 1888 potendo essere fornita con qualunque mezzo ed anche attraverso testimoni. Di contro è a carico dell'assicurato la prova che l'assicuratore, pur in presenza di sue dichiarazioni inesatte e reticenti, conoscesse la reale situazione del bene assicurato, l'effettiva entità del rischio cui esso era esposto (Cass. III, n. 15939/2000). BibliografiaButtaro, voce Assicurazione (contratto di), in Enc. dir., III, Milano, 1958; Id., voce Assicurazione contro i danni, in Enc. dir., III, Milano, 1958; Donati, Trattato del diritto delle assicurazioni private, Milano, III, 1956; Donati e Volpe Putzolu, Manuale di Diritto delle Assicurazioni, Milano, 2002; La Torre, Le Assicurazioni, Milano, 2007; Martello, voce Mutue (società assicuratrici), in Enc. dir., XXVII, Milano, 1977; Rossetti, Il Diritto delle Assicurazioni, I, Padova, 2013; ID., Il Diritto delle Assicurazioni, II, Le assicurazioni contro i danni, Padova, 2012; Santagata C., La fusione delle società assicuratrici, in Ass. 1989, I, 261; Scalfi, Assicurazione (contratto di), in Dig. comm., Torino, 1987. |