Codice Civile art. 1900 - Sinistri cagionati con dolo o con colpa grave dell'assicurato o dei dipendenti.

Caterina Costabile

Sinistri cagionati con dolo o con colpa grave dell'assicurato o dei dipendenti.

[I]. L'assicuratore non è obbligato per i sinistri cagionati da dolo o da colpa grave del contraente, dell'assicurato o del beneficiario, salvo patto contrario per i casi di colpa grave [1917].

[II]. L'assicuratore è obbligato per il sinistro cagionato da dolo o da colpa grave delle persone del fatto delle quali l'assicurato deve rispondere.

[III]. Egli è obbligato altresì, nonostante patto contrario, per i sinistri conseguenti ad atti del contraente, dell'assicurato o del beneficiario, compiuti per dovere di solidarietà umana o nella tutela degli interessi comuni all'assicuratore [1914 3].

Inquadramento

Le previsioni di cui all'art. 1900 costituiscono una limitazione ex lege del rischio assicurabile sotto il profilo causale.

In dottrina esistono diversi orientamenti in ordine al fondamento della disposizione in esame.

Secondo una prima impostazione la norma sarebbe un corollario necessario del principio indennitario, se infatti fosse possibile assicurare il sinistro causato da dolo dell'assicurato questi avrebbe un interesse positivo all'avveramento del sinistro (Buttaro, 1958, 490; Fanelli, in Tr. C. M. 1973, 115, Salandra, in Comm. S.B. 1966, 290).

Secondo un orientamento più recente, invece, il fondamento dell'art. 1900 andrebbe ricercato nel principio di responsabilità o in quello di autoresponsabilità (La Torre, 128).

Il dolo o la colpa grave del contraente, dell'assicurato o del beneficiario

L'opinione maggioritaria in dottrina reputa che sia sufficiente per l'applicazione dell'art. 1900 il dolo generico (La Torre, 129), ovvero il comportamento cosciente e volontario di causare il sinistro anche per fini diversi dall'ottenimento dell'indennizzo (Donati, 131).

La colpa grave consiste, invece, nell'omesso impiego di quel minimo di diligenza proprio anche delle persone scarsamente avvedute o nel comportamento di chi, pur senza la volontà di provocare il danno, operi con straordinaria ed inescusabile imprudenza o diligenza o come omessa osservanza minima della diligenza.

La colpa grave non deve inoltre essere commisurata (come, invece, nella previsione di cui all'art. 1176, comma 2) ad una particolare onere di diligenza in relazione alla natura dell'attività svolta dall'assicurato (Cass. I, n. 2995/1994).

Se il contraente, l'assicurato o il beneficiario sono una persona giuridica, la colpa grave o il dolo vanno verificati in relazione alla persona fisica che ne abbia la rappresentanza, eventualmente anche di fatto (Salandra, in Comm. S.B. 1966, 280)

Nesso di causalità

La giurisprudenza ha chiarito che il principio di cui all'art. 1900, secondo il quale l'assicurazione non si estende ai rischi provocati volontariamente e con colpa grave del beneficiario, trova applicazione anche quando la condotta dell'assicurato caratterizzata dal dolo o dalla colpa grave non sia stata la causa unica del verificarsi dell'evento dannoso, in quanto ai fini del nesso causale fra la detta condotta ed il danno trova applicazione il principio della condicio sine qua non, temperato da quello della regolarità causale, secondo il disposto degli artt. 40 e 41 c.p. (Cass. VI, n. 9448/2015).

Ne consegue che, quando l'evento è derivato da una pluralità di comportamenti commissivi od omissivi, tra cui un comportamento colposo dell'assicurato, è sufficiente per negare l'estensione della polizza accertare che, se detto comportamento non si fosse verificato, l'evento non si sarebbe prodotto (Cass. III, n. 7763/2005).

Onere della prova

L'onere della prova in ordine alla sussistenza del dolo o della colpa grave dell'assicurato grava sull'assicuratore ex art. 2697 trattandosi di causa impeditiva o estintiva del diritto all'indennizzo (Cass. III, n. 7242/2005).

Derogabilità per le ipotesi di colpa grave

L'art. 1900, comma 1, è derogabile a favore dell'assicurato: l'assicuratore può, quindi, assumere anche il rischio di sinistri causati da colpa grave (ma non anche da dolo) dell'assicurato, del contraente o del beneficiario.

Tale patto deve essere espresso (Salandra, in Comm. S.B. 1966, 281).

La deroga può avvenire anche a favore dell'assicuratore, ma in questo caso la clausola deve essere specificamente approvata per iscritto ex art. 1341, comma 2 (Cass. III, n. 4041/1990).

Sinistri cagionati da dolo o colpa grave dei dipendenti o degli ausiliari

Il secondo comma dell'art. 1900 fa riferimento alle persone indicate negli artt. 2047, 2048 e 2049 e, secondo alcuni autori, anche negli artt. 2051 e 2052 (Salandra, in Comm. S.B. 1966, 279).

Nell'interpretazione di detta norma si contrappongono due scuole di pensiero che portano a soluzioni diverse.

La corrente di pensiero che ravvisa in questa disposizione una applicazione del principio indennitario, ritiene che il secondo comma sia un corollario del primo e quindi che la colpa grave o il dolo dei soggetti individuati sono equiparabili a quelli di qualsiasi terzo. Da ciò discende che è indennizzabile non solo il sinistro causato da dipendenti o commessi dell'assicurato, ma anche quello causato da soggetti del cui operato debba rispondere l'assicurato, il contraente o il beneficiario (Fanelli, in Tr. C. M. 1973, 117).

A tale impostazione ha aderito la giurisprudenza di legittimità (Cass. III, n. 1430/2015).

Di contro, secondo un diverso orientamento il fondamento della previsione andrebbe ravvisato nel principio di responsabilità o autoresponsabilità, per cui non sarebbe indennizzabile il sinistro causato da dolo o colpa grave delle persone del cui operato debbano rispondere il contraente o il beneficiario (La Torre, 2007, 132).

Nella prassi è diffusa l'applicazione di clausole contrattuali che prevedono l'esclusione della responsabilità dell'assicuratore per i sinistri derivati da dolo o colpa grave dei dipendenti, avendo il comma due dell'art. 1900 natura dispositiva (Buttaro, ult. cit.).

Queste clausole necessitano della specifica approvazione ex art. 1341 (Cass. III, n. 1430/2015).

Applicabilità della norma alle assicurazioni sulla vita

È controverso se la norma in esame possa trovare applicazione anche in tema di assicurazione sulla vita, ovvero all'assicurazione contro gli infortuni comprensiva dell'evento morte.

Parte la dottrina lo nega sul presupposto che l'art. 1900 costituisce applicazione del principio indennitario ignoto alle assicurazioni sulla vita (Fanelli, in Tr. C. M. 1973, 115).

Altra corrente di pensiero ne sostiene l'applicabilità specie in caso di omicidio della persona sulla cui vita è stato stipulato il contratto di assicurazione (La Torre, 2007, 129).

Sinistri cagionati da doveri di solidarietà umana o nella tutela degli interessi comuni all'assicuratore

Il comma 3 dell'art. 1900 contiene una deroga al principio enunciato nel comma 1, stabilendo che l'assicuratore è obbligato al pagamento dell'indennizzo per i sinistri causati da dolo o colpa grave del contraente, dell'assicurato o del beneficiario, compiuti per dovere di solidarietà umana o nella tutela degli interessi comuni all'assicuratore.

Sinistri compiuti per solidarietà umana devono ritenersi quelli causati da una azione o omissione che, pur non essendo oggetto di un dovere giuridico, costituisce adempimento di un dovere morale dettato dalle regole della convivenza civile (La Torre, 133).

I sinistri causati da atti compiuti nella tutela degli interessi comuni all'assicuratore sono quelli causati da un tentativo di limitare i danni causati da un precedente evento pregiudizievole, ovvero quelli conseguenti ad un'opera di salvataggio (La Torre, ult. cit.).

La disposizione in parola ha carattere inderogabile.

Bibliografia

Buttaro, voce Assicurazione (contratto di), in Enc. dir., III, Milano, 1958; Id., voce Assicurazione contro i danni, in Enc. dir., III, Milano, 1958; Donati, Trattato del diritto delle assicurazioni private, Milano, III, 1956; Donati e Volpe Putzolu, Manuale di Diritto delle Assicurazioni, Milano, 2002; La Torre, Le Assicurazioni, Milano, 2007; Martello, voce Mutue (società assicuratrici), in Enc. dir., XXVII, Milano, 1977; Rossetti, Il Diritto delle Assicurazioni, I, Padova, 2013; ID., Il Diritto delle Assicurazioni, II, Le assicurazioni contro i danni, Padova, 2012; Santagata C., La fusione delle società assicuratrici, in Ass. 1989, I, 261; Scalfi, Assicurazione (contratto di), in Dig. comm., Torino, 1987.

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