Codice Civile art. 1904 - Interesse all'assicurazione.InquadramentoL'art. 1904 dispone che il contratto di assicurazione è nullo se, nel momento in cui l'assicurazione deve avere inizio, non esiste un interesse dell'assicurato alla conservazione del bene coperto dall'assicurazione. L'interesse determina inoltre il contenuto ed i limiti della tutela assicurativa, in quanto, essendo il contratto diretto a risarcire il danno subito dall'assicurato in seguito al verificarsi dell'eventuale sinistro, l'assicurazione non copre la cosa o la persona umana in sé, ma solo in relazione all'interesse dell'assicurato alla sua conservazione, interesse che varia da tipo a tipo di assicurazione e da contratto a contratto (Fanelli, 1988, 3). La coincidenza soggettivaL'art. 1904 richiede per la validità del contratto la coincidenza soggettiva tra l'assicurato ed il portatore dell'interesse al risarcimento del danno: dall'articolo, dunque, si desume che l'assicurato non può che essere il titolare, al momento in cui l'assicurazione deve avere efficacia, dell'interesse assicurato, ma al tempo stesso la norma prescrive che il contratto non può prevedere che l'avente diritto all'indennizzo sia soggetto diverso dall'assicurato, individuato appunto come titolare dell'interesse assicurato (Bottiglieri, in Comm. S. 2010, 77). La giurisprudenza ha, in particolare, evidenziato che nell'assicurazione per conto altrui e per conto di chi spetta il requisito dell'interesse risulta di duplice natura e di diverso contenuto, dovendo essere valutato, ai fini della validità del contratto, sia con riguardo alla posizione dell'assicurato-terzo, a norma dell'art. 1904, sia con riferimento alla posizione dello stipulante, a norma dell'art. 1411: sotto il primo profilo l'interesse assicurativo sottende a un bene esposto a rischio in rapporto a un evento futuro potenzialmente dannoso, mentre sotto il secondo aspetto l'interesse non deve necessariamente assumere carattere di giuridicità, potendo risolversi in una situazione oggettiva di mero fatto, morale o di immagine (Cass. III, n. 13058/2007). La S.C. ha altresì evidenziato che sul medesimo bene possono insistere diversi interessi appartenenti a diversi soggetti (ad esempio, al proprietario o al detentore), ma l'assicurazione sul bene stipulata da uno di questi non estende automaticamente i propri effetti anche agli altri, a meno che ciò non sia espressamente previsto dal contratto di assicurazione (Cass. VI, n. 10357/2017). L'appendice di vincolo L'appendice di vincolo è una clausola alquanto frequente nei contratti di assicurazione contro i danni: essa presuppone un contratto di finanziamento tra l'assicurato ed un terzo finanziatore. Di regola, detta appendice può assumere una duplice configurazione: l'assicuratore si obbliga, nei confronti dell'assicurato (e non di rado anche del terzo), a non corrispondere l'indennizzo all'assicurato medesimo se non previo consenso del terzo vincolatario ovvero a corrisponderlo direttamente a quest'ultimo, con pattuizione la cui efficacia cessa col ripianamento dell'esposizione debitoria nei suoi riguardi (Cass. III, n. 21390/2009; Cass. III, n. 20743/2004). Il "vincolo" viene generalmente formalizzato con apposito documento (c.d. "appendice") allegato al contratto assicurativo; l'appendice può essere apposta sia ad una polizza assicurativa stipulata contestualmente che ad una polizza preesistente al vincolo. La funzione della clausola in oggetto è, in senso lato, di garanzia per il terzo vincolatario. Nella pratica si ha un ampio ricorso a questa previsione contrattuale in diverse situazioni, soprattutto a favore delle banche, generalmente a fronte di operazioni di rilevante importo garantite da beni di consistente valore, oppure nelle operazioni di leasing. La casistica giurisprudenziale ha infine visto l'utilizzo della clausola anche per quanto concerne l'assicurazione del credito. Il caso tipico nella pratica è dato dalla clausola del contratto di assicurazione che attribuisce al finanziatore della somma utilizzata per l'acquisto del bene assicurato il diritto di soddisfarsi, nel caso di furto, sull'eventuale indennità dovuta dall'assicuratore. Ad avviso della S.C. detta clausola crea un collegamento tra il contratto di assicurazione ed il contratto di finanziamento che estende ad ognuno gli effetti dell'invalidità della sopravvenuta inefficacia o della risoluzione dell'altro, senza pregiudicare la loro autonomia ad ogni altro effetto: di conseguenza, in caso di furto della cosa acquistata con il finanziamento, il pagamento, in virtù dell'appendice di vincolo, dell'indennizzo al finanziatore ha l'effetto di ridurre il credito del finanziatore verso l'utilizzatore, che rimane obbligato per l'eccedenza, in base all'autonomo e distinto contratto di finanziamento (Cass. III, n. 25610/2015; Cass. IIII, n. 11706/2009). L'appendice di vincolo ha posto problemi di compatibilità con il principio della coincidenza soggettiva tra titolare dell'interesse assicurato e titolare del credito dell'indennizzo: il contratto è, difatti, stipulato dal debitore che permane titolare dell'interesse assicurato anche se il vincolatario diviene, a seconda del tenore della clausola, cessionario del credito nei confronti dell'assicuratore o titolare del pegno sul credito. La dottrina esclude che detta tipologia di clausola trasformi il contratto in una assicurazione per conto altrui o per conto di chi spetta (Bottiglieri, in Comm. S. 2010, 83). La giurisprudenza ha accolto la ricostruzione giuridica della clausola di vincolo quale contratto a favore di terzo ai sensi dell'art. 1411 (Cass. III, n. 15502/2002; Cass. III, n. 4791/2001). Gli interessi assicurabiliLa dottrina è concorde nel ritenere che l'interesse richiesto dall'art. 1904, ai fini della validità del contratto di assicurazione contro i danni, è ravvisabile non solo con riguardo al diritto di proprietà o ad altro diritto reale sulla cosa assicurata, ma anche in relazione a qualsiasi rapporto economico-giuridico per il quale il titolare sopporti il danno patrimoniale per effetto di un evento dannoso (Donati e Volpe Putzolu, 164). Anche la giurisprudenza risulta orientata in tal senso (Cass. III, n. 15107/2013; Cass. III, n. 9469/2004). La S.C. ha altresì ritenuto che il principio secondo cui, in linea generale, deve escludersi che il locatario possa avere interesse all'assicurazione del rischio del perimento o del deterioramento della «res» trova un limite nell'ipotesi in cui il rischio della perdita della cosa sia pattiziamente posto a carico del locatario. In tale ipotesi, essendo stato trasferito il rischio dal proprietario-locatore all'utilizzatore-conduttore, l'assicurazione comporta l'insorgere in capo a quest'ultimo di un interesse giuridicamente qualificato all'assicurazione per la perdita del bene, con conseguente legittimazione a chiedere l'indennizzo (Cass. III, n. 20751/2007; Cass. III, n. 15552/2002). Allo stesso modo, qualora oggetto dell'assicurazione sia un bene dato in comodato, si ritiene sussistente in capo al comodatario l'interesse ad assicurarsi soltanto se il rischio della perdita della «res» sia stato pattiziamente posto a suo carico (Cass. III, n. 28284/2011). La carenza di interesseLa carenza dell'interesse dell'assicurato al risarcimento del danno rende il contratto privo di causa con conseguente nullità dello stesso come sancito dall'art. 1904. Una parte della dottrina non esclude la conversione ex art. 1424 del contratto di assicurazione, nullo perché al momento della stipulazione o dell'efficacia del contratto non era titolare dell'interesse assicurato, in un contratto di assicurazione stipulato per conto del titolare (Bottiglieri, in Comm. S. 2010, 85). BibliografiaAngeloni, voce Assicurazione della responsabilità civile, in Enc. dir., III, Milano, 1958; Antonucci, L'assicurazione tra impresa e contratto, Bari, 1994; Buttaro, voce Assicurazione contro i danni, in Enc. dir., III, Milano, 1958; De Strobel e Ogliari, L'assicurazione di responsabilità civile e il nuovo codice delle assicurazioni private, VI, Milano, 2008; Donati, Trattato del diritto delle assicurazioni private, Milano, III, 1956; Donati e Volpe Putzolu, Manuale di Diritto delle Assicurazioni, Milano, 2002; Fanelli, Assicurazione contro i danni, in Enc. giur., III, Roma, 1988; Fanelli, Le Assicurazioni, Milano, 1973; La Torre, Le Assicurazioni, Milano, 2007; Rossetti, Il Diritto delle Assicurazioni, II, Le assicurazioni contro i danni, Padova, 2012. |