Codice Civile art. 1943 - Obbligazione di prestare fideiussione.Obbligazione di prestare fideiussione. [I]. Il debitore obbligato a dare un fideiussore [1179] deve presentare persona capace, che possieda beni sufficienti a garantire la obbligazione e che abbia o elegga domicilio nella giurisdizione della corte di appello in cui la fideiussione si deve prestare [189 trans.]. [II]. Quando il fideiussore è divenuto insolvente, deve esserne dato un altro, tranne che la fideiussione sia stata prestata dalla persona voluta dal creditore. InquadramentoL'art. 1943 disciplina l'ipotesi, assai frequente nella prassi commerciale, in cui un soggetto che assuma delle obbligazioni si impegni contestualmente a fornire una garanzia personale di un terzo per tutelare più efficacemente l'interesse del creditore. Il legislatore dispone espressamente che il fideiussore deve essere soggetto economicamente solido, e dunque in grado di far fronte all'impegno assunto. L'obbligo di dare un fideiussoreDi regola il negozio fideiussorio interviene tra il fideiussore ed il creditore, mentre il debitore resta ad esso estraneo anche nel caso in cui il debitore abbia assunto per contratto l'obbligazione di prestare una fideiussione (Cass. III, n. 13652/2006). Ciò nondimeno, atteso il carattere accessorio dell'obbligazione fideiussoria rispetto a quella principale, è possibile che nei rapporti tra creditore e debitore l'inadempimento dell'obbligazione da questi assunta di prestare la fideiussione (ovvero, in caso di revoca della fideiussione in corso di rapporto, di sostituire il fideiussore con altra garanzia personale idonea), possa avere rilevanza come causa di sospensione dell'esecuzione dell'obbligazione principale ovvero di risoluzione del contratto cui la fideiussione accede (Cass. II, n. 8064/1992). L'insolvenza del fideiussoreIl secondo comma dell'art. 1943 prevede che nel caso di insolvenza del fideiussore sorge in capo al debitore l'obbligo di procurare un altro fideiussore. Il concetto di insolvenza menzionato dalla norma coincide con quello rilevante ai fini della decadenza dal beneficio del termine previsto dall'art. 1816, trattandosi in entrambi i casi di un dissesto del patrimonio del debitore che rende insufficiente la garanzia patrimoniale (Fragali, in Comm. S. B., 1957, 260). L'obbligo di prestare un altro fideiussore in sostituzione del primo divenuto insolvente viene generalmente considerato una applicazione del principio di correttezza di cui all'art. 1175. Il debitore non è tenuto alla sostituzione del fideiussore risultato insolvente qualora questi sia stato scelto dal creditore. La dottrina dominante interpreta detta previsione come espressione del principio di autoresponsabilità posto che il creditore si assume le conseguenze di una propria scelta rivelatasi errata (Fragali, in Comm. S. B., 1957, 263). Il legislatore tace sulle conseguenze della mancata integrazione della garanzia, la dottrina ritiene che in applicazione analogica dell'art. 1186 si verifichi la decadenza dal beneficio del termine (Fragali, in Comm. S. B., 1957, 265). BibliografiaBiscontini, Assunzione di debito e garanzia del credito, Camerino-Napoli, 1993; Biscontini, Solidarietà fideiussoria e decadenza, Camerino-Napoli, 1980; Bozzi, La fideiussione, Milano, 1995; Falqui Massidda, La fideiussione, in Enc. giur., XIV, Roma, 1989; Fragali, voce Fideiussione, in Enc. dir., XVII, Milano, 1968; Nicolai, Le fattispecie fideiussorie fra solidarietà passiva, regresso e surrogazione, Banca borsa e tit. cred. 3, 2014, 261; Ravazzoni, Fideiussione, in Dig. civ., VII, Torino, 1992. |