Codice Civile art. 1954 - Regresso contro gli altri fideiussori.Regresso contro gli altri fideiussori. [I]. Se più persone hanno prestato fideiussione per un medesimo debitore e per un medesimo debito, il fideiussore che ha pagato ha regresso contro gli altri fideiussori per la loro rispettiva porzione. Se uno di questi è insolvente, si osserva la disposizione del secondo comma dell'articolo 1299. InquadramentoLa dottrina maggioritaria (Fragali, 379) ritiene che la disposizione in esame sia applicabile esclusivamente nel caso di confideiussione in senso stretto: solo in siffatta ipotesi il fideiussore solvente può esercitare il regresso anche nei confronti degli altri fideiussori per la porzione corrispondente al loro interesse nell'assunzione della garanzia. Diversamente, nel caso di fideiussione plurima il garante solvente ha diritto di regresso unicamente nei confronti del debitore principale e non verso gli altri fideiussori (Nicolai, 271). Anche la giurisprudenza unanime reputa che il diritto di regresso ex art. 1954 sussista solo in ipotesi di confideiussione (Cass. III, n. 18650/2011; Cass. III, n. 15861/2010). In caso di insolvenza di uno dei confideiussori, si applica la regola di cui all'art. 1299, comma 2, e pertanto la quota del garante insolvente viene ripartita tra gli altri ivi compreso il confideiussore solvens. Caratteristiche dell'azione di regresso contro gli altri fideiussoriIl regresso ha ad oggetto, oltre all'importo del debito, anche gli interessi, le spese ed eventualmente i danni che abbia subito il confideiussore (Bozzi, 127). Il regresso nei confronti degli altri confideiussori spetta anche al confideiussore che ha pagato solo parte del debito garantito per ripetere in proporzione delle loro rispettive quote, le porzioni di quanto egli ha erogato anche se il pagamento è stato da lui effettuato per un ammontare non superiore alla sua quota dell'intero debito (Cass. III, n. 5857/1980). Il confideiussore che intende agire in regresso non ha l'onere di escutere prima il debitore principale già inutilmente escusso dal creditore principale (Cass. I, n. 1611/1980). La giurisprudenza ha chiarito che, con riguardo al diritto del solvens di regresso verso gli altri fideiussori, la ripartizione del debito all'interno del gruppo va fatta applicando il criterio stabilito dall'art. 1298 per i rapporti interni tra condebitori solidali con la conseguenza che in mancanza di un criterio particolare di riparto interno (per il quale bisogna fare riferimento non al contratto con il quale ciascuno dei confideiussori ha prestato la garanzia al creditore, bensì alla ragione del collegamento tra le obbligazioni assunte dai singoli fideiussori, ossia all'interesse comune) si può fare applicazione della presunzione di uguaglianza delle quote (Cass. III, n. 4594/1990). L'insolvenza di uno dei confideiussoriLa parte finale della norma in esame stabilisce che, se uno dei confideiussori è insolvente, la perdita deve essere ripartita tra tutti gli altri in proporzione delle rispettive quote, rinviando espressamente all'art. 1299 in tema di obbligazioni solidali. Il confideiussore che nell'esercitare il regresso nei confronti degli altri per il debito pagato, vuole ripartire la perdita derivante dall'insolvenza di uno di loro, ha l'onere di provare con qualsiasi mezzo, anche presuntivo — e perciò non necessariamente mediante l'esperimento inutile di un'azione di recupero del proprio credito — che al momento del predetto esercizio del regresso il patrimonio di un confideiussore era insolvibile (Cass. III, n. 1536/1997). La nozione di insolvenza del debitore va genericamente intesa come ricorrenza di una situazione di dissesto economico che rende verosimile l'impossibilità, anche futura, del debitore di fare fronte ai propri impegni. Prescrizione del diritto di regressoIl fatto costitutivo del regresso del confideiussore solvens verso gli altri fideiussori del medesimo debito è l'estinzione di esso, per effetto del depauperamento del proprio patrimonio oltre la propria quota, perché la ratio della predetta norma è volta ad impedire il corrispondente indebito arricchimento dei condebitori (Cass. III, n. 1955/2009). La prescrizione di detto diritto di regresso, pertanto, inizia a decorrere dalla data del pagamento, indipendentemente dalla circostanza che il soddisfacimento del creditore sia intervenuto in corso di causa promossa per sentir accertare il regresso stesso, ed il relativo termine resta insensibile ad eventuali atti interruttivi che attengano al rapporto con il debitore principale o con un confideiussore diverso da quello contro cui viene esercitato il regresso, data la divisibilità dell'obbligazione nei rapporti interni fra confideiussori e la conseguente inapplicabilità del disposto dell'art. 1310, riguardante la diversa ipotesi della solidarietà nel debito o nel credito (Cass. I, n. 14160/2009). BibliografiaBiscontini, Assunzione di debito e garanzia del credito, Camerino-Napoli, 1993; Biscontini, Solidarietà fideiussoria e decadenza, Camerino-Napoli, 1980; Bozzi, La fideiussione, Milano, 1995; Falqui Massidda, La fideiussione, in Enc. giur., XIV, Roma, 1989; Fragali, voce Fideiussione, in Enc. dir., XVII, Milano, 1968; Nicolai, Le fattispecie fideiussorie fra solidarietà passiva, regresso e surrogazione, Banca borsa e tit. cred. 3, 2014, 261; Ravazzoni, Fideiussione, in Dig. civ., VII, Torino, 1992. |