Codice Civile art. 1967 - Prova.InquadramentoLa norma richiede la forma scritta ad probationem per la transazione salvo il disposto dell'art. 1350 n. 12 che richiede la forma scritta ad substantiam in caso di transazione avente per oggetto controversie relative al trasferimento della proprietà di beni immobili, la costituzione, la modifica o il trasferimento di detti beni o comunque uno dei diritti di cui all'art. 1350 che prevede la forma scritta a pena di nullità. Pertanto, la prova del contratto (salvo quando riguardi uno dei rapporti di cui all'art. 1350, n. 12) può anche essere fornita da un documento sottoscritto da una sola parte, ove risulti il consenso anche solo tacito, purché univoco, dell'altra parte manifestato mediante attuazione integrale dei relativi patti (Cass. II, n. 1627/2018). Recentemente la S.C. ha chiarito che le transazioni concluse dagli enti pubblici debbono, a pena di nullità, assumere forma scritta, in quanto prevale sulla regola generale di cui all'art. 1967, che richiede per tale tipo di contratto detta forma solo "ad probationem", il principio, avente carattere di specialità, secondo il quale i contratti della P.A. richiedono la forma scritta "ad substantiam" (Cass. I, n. 142/2020; Cass. I, n. 638/2019). La forma del mandato a transigereIn ordine alla questione circa la forma necessaria che deve rivestire il mandato a transigere, nei casi nei quali per il rapporto principale è richiesta la forma ad substantiam il mandato dovrà essere stipulato nella medesima forma (Colangeli, 338). Invece, l'esistenza del mandato a transigere in relazione a transazioni aventi ad oggetto controversie relative a rapporti obbligatori, per i quali non è richiesta la forma scritta, può essere desunta anche da elementi presuntivi (Cass. III, n. 1181/2012). La ratifica della transazione conclusa dal falsus procurator La giurisprudenza costante reputa che nella ipotesi di una transazione, per la quale la forma scritta sia richiesta solo ad probationem, conclusa dal falsus procurator, la ratifica da parte dell'interessato può avvenire anche per facta concludentia , purché risultanti da atti scritti, salvo che egli non abbia, anche tacitamente, accettato gli effetti della transazione con l'integrale esecuzione dei relativi patti (Cass. III, n. 13855/2020). Contestualità delle sottoscrizioniPoiché la forma scritta per la transazione — che non abbia ad oggetto uno dei rapporti considerati dall'art. 1350 n. 12 — è richiesta solo «ad probationem» la scrittura non esige formule sacramentali e può anche non rivestire la forma completa del contratto ed essere costituita da scritti separati non contestuali purché provenienti dalla parte cui la transazione è opposta ed anche successivi al tempo in cui il negozio transattivo fu effettivamente posto in essere (Cass. I, n. 3498/1980). Inoltre l'eventuale mancanza di sottoscrizione di una di esse può essere sostituita dall'inequivocabile manifestazione della volontà di avvalersi del negozio documentato nella scrittura incompleta, in particolare mediante la produzione della stessa in giudizio o l'intervenuta accettazione della medesima fatta allo scopo di avvalersi dei suoi effetti negoziali (Cass. II, n. 72/2011). Regime probatorioL'esigenza probatoria posta dall'art. 1967 esclude che della transazione possa darsi la prova per mezzo di testimoni o di presunzioni, mentre la prova dell'intervenuto accordo transattivo può trarsi da scritti che ad esso facciano riferimento, dalla confessione giudiziale o stragiudiziale e dal giuramento (Cass. II, n. 1947/1989). La giurisprudenza ha chiarito che la prova scritta della transazione non può consistere nella trascrizione di colloqui telefonici, la quale non è «documento», né la riproduzione meccanica di un documento (Cass. II, n. 7505/2014). I Giudici di legittimità hanno altresì ritenuto che, atteso il regime di forma imposto per la transazione, qualora siano pacifici tra le parti la stipula di una transazione e il suo contenuto, il giudice deve tenerne conto ai fini della decisione, a nulla rilevando la mancata produzione di un atto sottoscritto dai contraenti idoneo a documentare la conclusione dell'accordo: la specificità dei termini di un accordo transattivo non costituisce, difatti, requisito essenziale per la validità della transazione, se dal contesto della convenzione sia dato desumere la sussistenza di dazioni e concessioni che le parti si siano reciprocamente fatte allo scopo di porre fine ad una lite già cominciata o di prevenire una lite che può sorgere fra loro (Cass. III, n. 22395/2006). Limiti di ammissibilità della prova per testi La prova per testi è ammessa, in forza del combinato disposto degli artt. 2725 e 2724 n. 3, solo qualora il contraente abbia senza sua colpa perso il documento. Con riferimento agli atti ed ai contratti per i quali la forma scritta sia richiesta soltanto «ad probationem», l'inammissibilità della prova testimoniale non attiene all'ordine pubblico, ma alla tutela di interessi privati e quindi non può essere rilevata d'ufficio e deve, invece, essere eccepita dalla parte interessata, entro il termine dell'art. 157, comma 2, c.p.c., nella prima istanza o difesa successiva al suo configurarsi (Cass. II, n. 144/2002). Qualora, nonostante l'eccezione di inammissibilità, la prova sia stata ugualmente assunta, è onere della parte interessata opporne la nullità secondo le modalità dettate dall'art. 157, comma 2, rimanendo altrimenti la stessa ritualmente acquisita, senza che detta nullità possa più essere fatta valere in sede di impugnazione (Cass. S.U., n. 16723/2021). Le suddette limitazioni stabilite dalla legge in materia di prova testimoniale, peraltro, operano solo quando il negozio è invocato come fonte di diritti e di obblighi dei quali si chieda l'adempimento, non quando è invocato come mero fatto storico influente sulla decisione della controversia (Cass. lav., n. 15591/2002). Il contenuto delle reciproche concessioniDa un punto di vista probatorio, al fine di determinare l'esistenza e il contenuto delle reciproche concessioni e, quindi, di una transazione, il giudice può attingere da ogni elemento idoneo anche se non richiamato nel documento, senza con ciò violare il principio della prova scritta (Colangeli, 345). Invero, solo per i contratti per i quali è prescritta la forma scritta ad substantiam l'oggetto del contratto deve essere determinato o almeno determinabile in base ad elementi risultanti dall'atto stesso, e non acquisibili aliunde, laddove questo principio non è utilizzabile per i contratti ove la forma scritta è prescritta solo «ad probationem, come nel caso della transazione (Cass. III, n. 729/2003). Pertanto, non è necessario che, nell'atto che la consacra, le parti enuncino le rispettive tesi contrapposte, né che delle rispettive concessioni sia fatta una precisa e dettagliata indicazione, essendo sufficiente che il complesso dei diritti abdicati dall'uno e dall'altro contraente possa essere desunto sinteticamente, ma con certezza e per via logica di conseguenzialità, dal nuovo regolamento di interessi (Cass. III, n. 18616/2005). BibliografiaCarresi, Transazione (dir. vig.), in Nss. D.I., XIX, Torino, 1973; Colangeli, La Transazione, Milano, 2012; Del Prato, voce Transazione (dir. priv.), in Enc. dir., XLIV, Milano, 1992; Carresi, La transazione, Milano, 1992; Falzea, Accertamento (Teoria generale), in Enc. dir., I, Milano, 1958; Galletto, La transazione: complessità dell'istituto ed attualità della funzione; in Riv. trim. dir. proc. 2013, 4, 1379; Moscarini - Corbo, voce Transazione, in Enc. giur., Roma, 1994; Santoro Passarelli, La Transazione, Napoli, 1986. |