Codice Civile art. 1992 - Adempimento della prestazione.

Caterina Costabile

Adempimento della prestazione.

[I]. Il possessore di un titolo di credito ha diritto alla prestazione in esso indicata verso presentazione del titolo, purché sia legittimato nelle forme prescritte dalla legge [2003, 2008, 2021].

[II]. Il debitore, che senza dolo o colpa grave adempie la prestazione nei confronti del possessore, è liberato anche se questi non è il titolare del diritto.

Inquadramento

Il legislatore nel presente capo delinea la disciplina generale dei titoli di credito senza fornirne una definizione.

I titoli di credito sono documenti nei quali sono incorporati diritti di varia natura (Gallo, Diritto privato, Torino, 2006, 613). Di regola si tratta di diritti di credito relativi a somme di denaro, come avviene nel caso della cambiale o dell'assegno, ma può trattarsi anche di diritti relativi ad altre prestazioni, come ad esempio alla consegna di una partita di merci in deposito o in viaggio, come avviene nei c.d. titoli rappresentativi di merci.

La caratteristica saliente dei titoli di credito consiste nel fatto che il diritto alla prestazione in questione è incorporato nel documento stesso, con la conseguenza che il trasferimento e la circolazione del documento avviene di pari passo a quella del diritto incorporato in esso.

Caratteristiche salienti dei titoli di credito sono l'astrattezza, la letteralità e l'autonomia.

I titoli di credito sono astratti perché il rapporto cartolare è del tutto indipendente e svincolato dal rapporto sottostante che giustifica l'emissione del titolo.

Il requisito della letteralità attiene alla circostanza che il contenuto del diritto è determinato, nei suoi aspetti positivi e negativi, da quanto risulta nel documento.

L'autonomia del titolo di credito determina che a ciascun giratario, intestatario o possessore del titolo non possono essere opposte le eccezioni che sarebbero state opponibili a chi ha girato o ceduto il titolo in conformità alla sua legge di circolazione.

L'art. 1992, al comma 1, disciplina la legittimazione all'esercizio del diritto cartolare e introduce il requisito della “incorporazione” del diritto nel titolo.

Il secondo comma, invece, tutela il debitore cartolare di fronte all'indeterminatezza del creditore connessa alla naturale destinazione alla circolazione del titolo stesso.

Dematerializzazione dei titoli di credito

I progressi della tecnologia, nonché la rapidità che caratterizza le transazioni dei valori mobiliari nell'ambito dei sistemi economici contemporanei, hanno nel corso del tempo reso inidoneo ed obsoleto il sistema di circolazione dei titoli di credito e più in generale dei valori mobiliari per il tramite della circolazione materiale del supporto cartaceo.

Per semplificare e velocizzare ulteriormente le modalità di circolazione del credito e dei valori mobiliari, il legislatore con la l. 19 giugno 1986, n. 289, ha introdotto un sistema di gestione centralizzata dei valori mobiliari (Lener, 1 ss.).

Detta disciplina è poi confluita negli artt. 80-89 del d.lgs. 24 febbraio 1998, n. 58 (T.U. intermediari finanziari) e dalla regolamentazione attuativa.

Le summenzionate disposizioni attengono alla cd. dematerializzazione debole e facoltativa in quanto disciplinano la circolazione dematerializzata di titoli emessi nella classica forma cartacea.

Viene, difatti, previsto che i valori mobiliari debbono essere depositati presso operatori professionali abilitati dalla legge, in particolare agenzie e istituti di credito, ed agenti di cambio, i quali a loro volta provvedono al sub deposito dei titoli presso la Monte Titoli s.p.a. la quale ne cura la gestione in conformità al principio della fungibilità.

Conseguenza di dette previsioni è che ai fini del trasferimento non viene più richiesto il trasferimento materiale dei titoli, ma è sufficiente una registrazione della transazione nei registri del depositario.

L'approdo al regime di dematerializzazione forte è avvenuto ad opera del d.lgs. 24 giugno 1998, n. 213 (cd. decreto Euro) che ha previsto un regime non più facoltativo bensì obbligatorio: «assolutamente» obbligatorio, con riguardo agli strumenti finanziari negoziati nei mercati regolamentati (art. 28, comma 1) o comunque a quelli individuati dalla Consob in ragione della loro diffusione tra il pubblico (art. 16, comma 4, reg. Consob-Banca d'Italia 22 febbraio 2008); «relativamente» obbligatorio, per gli strumenti che non presentano tali caratteristiche, ma che comunque l'emittente scelga di immettere nel sistema in forma puramente scritturale, e per i quali l'investitore non conserva alcuna facoltà di chiedere il rilascio dei relativi titoli (Cian, 316 ss.).

Tra gli strumenti finanziari considerati dalla disposizione rientrano, tra gli altri, le azioni e i titoli similari rappresentativi del capitale di rischio.

La giurisprudenza, formatasi successivamente alla introduzione della dematerializzazione forte in tema di circolazione dei titoli di credito, ha rimarcato che il regime del d.lg. 24 giugno 1998, n. 213, superando la fisicità del titolo, non consente di prescindere dallo spossessamento ma consente soltanto forme di consegna e di trasferimento virtuali, senza la movimentazione o addirittura neppure la creazione del supporto cartaceo, ma non elimina la necessità dell'individuazione del titolo, a norma dell'art. 1378, attraverso meccanismi alternativi di scritturazione (Cass. I, n. 3674/2014).

Emissione del titolo in bianco: ammissibilità e violazione degli accori di riempimento

Il titolo di credito si dice “in bianco” quando contiene una dichiarazione priva di uno o più elementi necessari per la sua piena efficacia, che vanno inseriti prima dell'esercizio del diritto cartolare (Fiorentino, in Comm. S.B. 1974, 41).

La giurisprudenza, espressasi in ordine all'art. 14 r.d. 14 dicembre 1933, n. 1669, ha ritenuto ammissibile l'emissione di un titolo di credito in bianco, evidenziando che l'emissione di un titolo, oggettivamente cambiario, in bianco, accompagnato da un accordo diretto a riempire le lacune, è lecita e valida e validamente il portatore può esercitare il potere di riempimento, facendo acquisire al titolo medesimo il valore di cambiale (Cass. I, n. 10007/1996).

Nel caso in cui vi sia stata una violazione degli accordi di riempimento del titolo emesso in bianco ci si è interrogati sul riparto degli oneri probatori e sulla necessità di proporre querela di falso per contestare il cd. completamento abusivo.

Il costante orientamento della giurisprudenza riputa che il sottoscrittore, che si riconosce come tale e si dolga del riempimento della scrittura in modo difforme da quanto pattuito, ha l'onere di provare la sua eccezione di abusivo riempimento contra pacta e, quindi, di inadempimento del mandato «ad scribendum» in ragione della non corrispondenza tra il dichiarato e ciò che si intendeva dichiarare, giacché attraverso il patto di riempimento il sottoscrittore medesimo fa preventivamente proprio il risultato espressivo prodotto dalla formula che sarà adottata dal riempitore (Cass. III, n. 18989/2010).

Detta prova può essere fornita con ogni mezzo essendo il soggetto che contesta il contenuto della scrittura tenuto a proporre la querela di falso soltanto se assuma che il riempimento sia avvenuto «absque pactis», in quanto in tale ipotesi si realizza una vera e propria falsità materiale, che esclude la provenienza del documento dal sottoscrittore (Cass. III, n. 5417/2014).

La legittimazione attiva derivante dal possesso del titolo

La disposizione in esame attribuisce al possessore del titolo di credito la legittimazione a richiedere la prestazione, purché sia legittimato nelle forme previste dalla legge.

La locuzione utilizzata dalla norma va interpretata nel senso che il possessore (che eventualmente conforta la sua situazione di fatto con le necessarie formalità) è il presunto titolare nel diritto menzionato nel titolo, mentre spetta al debitore contrastare siffatta presunzione avente valore relativo (Gallo, Diritto privato, cit.).

In definitiva, ai fini della legittimazione all'esercizio del diritto cartolare, il titolo di credito è documento sufficiente perché il possessore qualificato di esso non è tenuto a giustificare altrimenti il suo potere di pretendere dal debitore la prestazione dovuta (Fiorentino, in Comm. S.B. 1974, 9).

Liberazione del debitore

Il comma 2 della norma in esame dispone che il debitore, che senza dolo o colpa grave adempie la prestazione nei confronti del possessore, è liberato anche se questi non è il titolare del diritto.

In conformità al principio generale dell'apparenza di cui all'art. 1189, è dunque previsto l'effetto liberatorio per il debitore dell'adempimento nei confronti di chi appare legittimato in base al possesso del titolo, salva la prova del dolo o della colpa grave in capo al debitore stesso. Il che significa che la legge richiede in capo al debitore l'esercizio di una certa diligenza, ancorché minima, al fine dell'accertamento circa la legittimazione del possessore.

L'irriconoscibilità ictu oculi della alterazione dell'importo di un assegno non esclude la responsabilità della banca che l'abbia pagato, la quale deve usare non la diligenza dell'osservatore medio, ma il maggior grado di attenzione e prudenza richiesto dalla professionalità del servizio reso (Cass. I, n. 8127/2010).

Occorre rimarcare che, secondo l'orientamento più recente della giurisprudenza, la fattispecie dell'adempimento dell'assegno non trasferibile risulta regolata dall'art. 43, comma 2 r.d. 21 dicembre 1933 n. 1736, norma che deroga sia alla disciplina generale dettata dall'art. 1992 per il pagamento dei titoli di credito a legittimazione variabile, sia all'art. 1189 che, in tema di obbligazioni, dispone la liberazione del debitore adempiente in buona fede in favore del creditore apparente: la banca che abbia effettuato il pagamento in favore di persona diversa dal legittimato non è, pertanto, liberata dalla propria obbligazione finché non paghi nuovamente all'ordinatario esattamente individuato l'importo dell'assegno, a prescindere dalla sussistenza dell'elemento della colpa nell'errore sull'identificazione del beneficiario (Cass. I, n. 21729/2010).

In caso di adempimento a favore di un soggetto non legittimato, è possibile la ripetizione dell'indebito, indipendentemente dalla prova dell'errore trattandosi di indebito oggettivo ai sensi dell'art. 2033 (Cass. III, n. 14585/2007; in dottrina Gallo, in Tr. Sac. 1996, 144).

L'adempimento integrale dell'obbligazione cartolare attribuisce al debitore il diritto alla restituzione del titolo.

La giurisprudenza reputa che il possesso da parte del debitore del titolo originale del credito costituisce fonte di una presunzione legale juris tantum di pagamento, superabile con la prova contraria di cui deve onerarsi il creditore che sia interessato a dimostrare che il pagamento non è avvenuto e che il possesso del titolo è dovuto ad altra causa (Cass. I, n. 13462/2010).

Bibliografia

Aa.Vv., I titoli di credito, a cura di Laurini, Milano, 2009; Asquini, Titoli di credito, Padova, 1966; Cian, voce Dematerializzazione, in Enc. dir. - Annali, 2, Milano, 2008; Galgano, Sulla circolazione dei titoli di credito, in Contr. impr., 1987, 382; Lener, La dematerializzazione dei titoli azionari e il sistema monte titoli S.P.A., Milano, 1989; Martorano, voce Titoli di credito, in Enc. dir., XLIV, Milano, 1992; Martorano, voce Titoli rappresentativi della merce, in Enc. dir., XLIV, Milano, 1992; Micheli-De Marchi, voce Titoli di credito, in Enc. dir., III, Milano, 1958; Micheli-De Marchi, voce Assegno circolare, in Enc. dir., XLIV, Milano, 1958; Oppo, Titoli di credito in generale, in Enc. giur., Roma, 1994; Tedeschi, Titoli di credito, in Dig. comm., Torino, 1998; Tedeschi, voce Cambiale, in Dig. comm., II, Torino, 1987.

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