Codice Civile art. 1994 - Effetti del possesso di buona fede.InquadramentoIl carattere dell'autonomia del titolo di credito svolge la funzione di proteggere l'interesse del portatore, rendendo la sua posizione creditoria indipendente da quella dei portatori precedenti sia sotto il profilo della titolarità che sotto quello del contenuto del diritto portato dal documento. Essa trova il suo fondamento, per quanto riguarda l'eventuale difetto di titolarità nell'alienante, nel disposto dell'art. 1994 che pone il terzo acquirente di buona fede al riparo dall'azione di rivendica del titolo intentata dall'ex proprietario dello stesso. La regola del possesso vale titoloLa norma in esame realizza un'ipotesi di acquisto a titolo originario e costituisce l'applicazione specifica ai titoli di credito della norma generale dettata per le cose mobili dall'art. 1153, i cui criteri e limiti di applicazione, nonostante una diversità di formulazione letterale, si riconoscono valevoli anche nella materia in esame (Asquini, 60; Fiorentino, in Comm. S.B. 1974, 98). L'art. 1994 richiede, ai fini della ricorrenza del requisito della buona fede, che l'accipiens versi in un errore che, non determinato da colpa grave, sia tale da radicare in lui la cosiddetta opinio domini nei riguardi del «tradens» e, pertanto, deve ritenersi esclusa nell'ipotesi in cui l'acquisto del titolo «a non domino» sia intervenuto nel ragionevole dubbio o sospetto sul diritto del tradens e sulla regolare provenienza del titolo stesso (Cass. I, n. 2011/1980). La disposizione in esame si riferisce, così come l'art. 1153, esclusivamente all'ipotesi di colui che abbia acquistato il titolo da chi non ne era proprietario (acquisto a non domino) e, quindi, solo a tutela del possessore del titolo in quanto terzo e non si applica ai rapporti diretti inter partes, come tali soggetti alle regole generali (Laurini 51). Nel caso, invece, di acquisto a domino, quando il negozio di trasferimento sia invalido, non troverà applicazione l'art. 1994 e la buona fede dell'acquirente potrà valere solo ai fini dell'usucapione ai sensi dell'art. 1161 (Asquini, 60; Fiorentino, in Comm. S.B. 1974, 99). La giurisprudenza ha all'uopo evidenziato che la girata eseguita da un soggetto diverso dal legittimo titolare in nome e per conto di quest'ultimo può ritenersi valida solo se dal documento risulti il potere rappresentativo, con la conseguenza che, in difetto, la girata non solo non è idonea a conferire al giratario i diritti incorporati nel titolo, ma interrompe anche la serie continua di girate richiesta dalla disciplina che ne regola la circolazione. Conseguentemente, chi successivamente ne acquista il possesso, anche in buona fede, non può invocare la tutela prevista dall'art. 1994 (Cass. I, n. 8050/2003; contra Cass. I, n. 1464/1989). La norma risulta, invece, invocabile da chi ha effettuato un trasferimento di titoli azionari a mezzo stanza di compensazione (Cass. III, n. 98/1978), in quanto detto sistema di trasferimento si articola in un duplice rapporto tra il girante e il capo della stanza e tra questo e il giratario. Di conseguenza, chi acquista tramite stanza di compensazione assume nei confronti del girante, la veste non di giratario diretto, bensì di terzo possessore, e se ha ricevuto il titolo in buona fede e nel rispetto delle norme che ne regolano la circolazione può invocare l'art. 1994 per escludere la sua assoggettabilità ad azione di rivendicazione. La circolazione dei titoli di creditoCon riferimento alla circolazione dei titoli di credito risulta fondamentale la distinzione tra titolarità e legittimazione. Invero, si ritiene che la titolarità del diritto possa circolare in virtù del solo consenso, salva ovviamente la necessità della consegna se si tratta di un acquisto a non domino. Diversamente la legittimazione in materia di titoli di credito si consegue con il possesso, se si tratta di titoli al portatore, o con l'adempimento delle altre formalità previste dal legislatore, se si tratta di titoli all'ordine o nominativi. In questa prospettiva la legittimazione non necessariamente deve sempre essere congiunta alla proprietà, salva ovviamente la presunzione di titolarità che deriva dalla legittimazione stessa (artt. 1992, 2003, 2008 e 2021), con conseguente inversione dell'onere della prova (Galgano, 382). BibliografiaAsquini, Titoli di credito, Padova, 1966; Cian, voce Dematerializzazione, in Enc. dir. - Annali, 2, Milano, 2008; Galgano, Sulla circolazione dei titoli di credito, in Contr. impr., 1987, 382; AA.VV., I titoli di credito, a cura di Laurini, Milano, 2009; Lener, La dematerializzazione dei titoli azionari e il sistema monte titoli S.P.A., Milano, 1989; Martorano, voce Titoli di credito, in Enc. dir., XLIV, Milano, 1992; Martorano, voce Titoli rappresentativi della merce, in Enc. dir., XLIV, Milano, 1992; Micheli-De Marchi, voce Titoli di credito, in Enc. dir., III, Milano, 1958; Micheli-De Marchi, voce Assegno circolare, in Enc. dir., XLIV, Milano, 1958; Oppo, Titoli di credito in generale, in Enc. giur., Roma, 1994; Tedeschi, Titoli di credito, in Dig. comm., Torino, 1998; Id., voce Cambiale, in Dig. comm., II, Torino, 1987. |