Codice Civile art. 2022 - Trasferimento.Trasferimento. [I]. Il trasferimento del titolo nominativo si opera mediante l'annotazione del nome dell'acquirente sul titolo e nel registro dell'emittente o col rilascio di un nuovo titolo intestato al nuovo titolare. Del rilascio deve essere fatta annotazione nel registro (1). [II]. Colui che chiede l'intestazione del titolo a favore di un'altra persona, o il rilascio di un nuovo titolo ad essa intestato, deve provare la propria identità e la propria capacità di disporre, mediante certificazione di un notaio o di un agente di cambio. Se l'intestazione o il rilascio è richiesto dall'acquirente, questi deve esibire il titolo e dimostrare il suo diritto mediante atto autentico. [III]. Le annotazioni nel registro e sul titolo sono fatte a cura e sotto la responsabilità dell'emittente. [IV]. L'emittente che esegue il trasferimento nei modi indicati dal presente articolo è esonerato da responsabilità, salvo il caso di colpa. InquadramentoAi sensi della norma in esame disciplina il trasferimento del titolo nominativo mediante il cd. transfert ovvero mediante l'annotazione del nome dell'acquirente sul titolo e nel registro dell'emittente o con il rilascio di un nuovo titolo intestato al nuovo titolare. La modalità di trasferimento prevista dall'art. 2022 viene dalla dottrina definita “trasferimento con atto separato”, in quanto il trasferimento non risulta dal titolo come, invece, avviene nel caso di trasferimento mediante girata. Viene, invero, rimarcato che chi acquista il titolo mediante girata non è tenuto a documentare in altro modo il suo acquisto, mentre chi acquista senza girata deve necessariamente giustificare il suo acquisto con una prova che non risulta dal titolo, a meno che l'annotazione del trasferimento nel registro dell'emittente non sia richiesta dallo stesso alienante (Ferri, 122; Fiorentino, in Comm. S.B. 1974, 233). Trasferimento mediante atto autenticoÈ discusso in dottrina se le modalità delineate dall'art. 2022 attengano al trasferimento del diritto o alla legittimazione. L'opinione maggioritaria ritiene che la doppia annotazione o il rilascio di un nuovo titolo, intestato al nuovo titolare con relativa annotazione nel registro, riguarderebbe la fase esecutiva, certificativa e pubblicitaria del trasferimento del titolo nominativo e non la fase costitutiva di questo, con la conseguenza che il diritto portato dal titolo si trasferisce sulla scorta del principio consensualistico ex art. 1376, mentre la consegna, la girata e il transfert atterrebbero esclusivamente alla legittimazione cartolare (Ferri, ult. cit.; Fiorentino, ult. cit.; Tedeschi, 473). Una diversa ricostruzione qualifica il transfert come elemento costitutivo del trasferimento del titolo secondo lo schema dei contratti reali (Asquini, 54). La giurisprudenza aderisce all'impostazione maggioritaria in dottrina evidenziando che le modalità del transfert non aggiungano nulla ad un trasferimento che è già in sé e per sé perfetto, attenendo alla fase esecutiva, certificativa e pubblicitaria del trasferimento ed incidendo unicamente sull'acquisto della legittimazione cartolare (Cass. I, n. 1588/2017). Modalità di esecuzioneIl mutamento dell'intestazione del titolo di credito può avvenire a richiesta dell'alienante oppure dell'acquirente. Il secondo comma della norma in esame dispone che colui che chiede l'intestazione del titolo a favore di un'altra persona, o il rilascio di un nuovo titolo ad essa intestato, deve provare la propria identità e la propria capacità di disporre, mediante certificazione di un notaio o di un agente di cambio (De Luca, 346). Quindi il richiedente deve esibire il vecchio titolo di credito e provare la propria identità e capacità di disporre mediante certificazione di un notaio o di un agente di cambio o, se si tratti di azioni di società, di un istituto di credito autorizzato (art. 11, r.d. 29 marzo 1942, n. 239). La certificazione è richiesta non per la validità del transfert, ma solo per esonerare da responsabilità l'emittente, nel caso di annotazione richiesta da chi non vi era legittimato o non ne aveva la capacità (art. 2022, comma 4). L'emittente è anche tenuto ad accertarsi della identità personale di colui al quale viene riconsegnato il titolo o rilasciato il titolo nuovo: conseguentemente, l'emittente è tenuto soltanto a verificare la certificazione del notaio o dell'agente di cambio circa l'identità e la capacità di disporre dell'intestatario del titolo, intesa come capacità di agire (Tedeschi, 474). Se il transfert è richiesto dall'acquirente, questi, oltre ad esibire il titolo, deve dimostrare il proprio diritto mediante atto autentico, cioè consegnando all'emittente copia autentica dell'atto pubblico o della scrittura privata autenticata dalla quale risulti il trasferimento del titolo, o, in mancanza di questo, copia autentica della sentenza che pronunci o accerti il trasferimento del titolo oppure copia del provvedimento del giudice nel caso di vendita forzata (Fiorentino, in Comm. S.B. 1974, 234). La giurisprudenza in tema di titoli azionari ha chiarito che l'esecuzione del transfert non è affidata ad un potere discrezionale della società, la quale, una volta verificata la conformità a diritto del trasferimento dei titoli, è tenuta a dare corso ai relativi adempimenti (Cass. I, n. 1588/2017). Rilascio di un nuovo titoloIn luogo del mutamento di intestazione del titolo originario l'emittente può rilasciare un nuovo titolo intestato all'acquirente. La dottrina reputa che l'emittente sia obbligato in tal senso nel caso in cui sia l'acquirente a richiedere l'emissione di un nuovo titolo (Fiorentino, in Comm. S.B. 1974, 237). Ovviamente in caso di emissione di nuovo titolo deve procedersi al ritiro del vecchio. Il rilascio del nuovo titolo realizza un'ipotesi di riproduzione della dichiarazione cartolare, poiché l'emittente ripete quella originaria senza alcun intento modificativo o novativo (Fiorentino, in Comm. S.B. 1974, 238). Si ritiene che eventuali difformità tra il tenore delle due dichiarazioni ovvero tra il testo dei due titoli potranno essere opposte dall'emittente al possessore del nuovo titolo solo nei limiti in cui gli sono opponibili le eccezioni relative ai vizi della volontà ex art. 1993 (Fiorentino, ult. cit.). Il conflitto tra più acquirentiIl conflitto tra più acquirenti dello stesso titolo nominativo viene risolto dalla dottrina a favore di colui che, indipendentemente dalla priorità dell'atto di trasferimento, abbia ottenuto la consegna del titolo, sempre che sia in buona fede (art. 1994), di tal che spetterà a quest'ultimo il diritto di ottenere dall'emittente la doppia intestazione. Nell'ipotesi in cui l'acquirente del titolo, che non ne abbia ricevuto il possesso, sia riuscito ad ottenere (indebitamente) l'annotazione nel registro dell'emittente, si ritiene che l'acquirente in possesso del titolo non perde il diritto di ottenere l'intestazione a suo favore, non potendo l'emittente opporgli la precedente irregolare annotazione, salvo che questi non sia un possessore in mala fede (Laurini, 123). Nell'ipotesi, invece, che il nuovo titolo sia stato trasferito ad un terzo di buona fede, il quale ignori l'irregolarità della emissione, questa non potrà essergli opposta dall'emittente, né può essere annullata la relativa annotazione nel registro, seppure irregolare. L'annotazione avviene, difatti, a cura e sotto la responsabilità dell'emittente sul quale ricadono gli effetti negativi della sua negligenza, con la conseguenza che egli sarà tenuto due volte ad adempiere la prestazione promessa o, se l'adempimento in forma specifica non risultasse possibile, a risarcire il danno al terzo (Fiorentino, in Comm. S.B. 1974, 239). Circa l'opponibilità da parte dell'acquirente dell'atto autentico d'acquisto del titolo nominativo ai creditori dei suoi danti causa e nei confronti di chi sia in possesso del titolo, ma con atto di acquisto di data posteriore, la dottrina risolve problema con riferimento all'atto autentico, nel senso che non può non darsi peso alla anteriorità dell'un negozio rispetto all'altro, per cui l'emittente che ignora il conflitto adempie correttamente al suo obbligo di cooperazione se effettua le annotazioni a favore del secondo acquirente (Tedeschi, 474). Conflitto tra titolo negoziale e titolo ereditarioBenché la legge non preveda il trasferimento a causa di morte, in mancanza di disposizioni di leggi speciali si applica analogicamente la norma dell'art. 2022, per cui il richiedente deve provare la sua qualità di erede o di legatario del precedente intestatario (Tedeschi, 473). Tra le disposizioni speciali vi è l'art. 7, r.d. 29 marzo 1942, n. 239 che dispone che, nel caso di morte dell'azionista, la società emittente, se non vi è opposizione, addiviene alla dichiarazione del cambiamento di proprietà sui titoli azionari e nel libro dei soci, su presentazione del certificato di morte, di copia del testamento se esista e di un atto di notorietà giudiziale o notarile, attestante la qualità di erede o di legatario dei titoli. Secondo l'opinione prevalente in dottrina, la posizione dell'erede che non abbia richiesto ed ottenuto il transfert è analoga a quella di chi acquista un titolo di credito per atto tra vivi in mancanza delle formalità prescritte dalla legge, cioè per effetto di una circolazione impropria del titolo di credito (De Luca, 247; Martorano, 1979, 205). Con la conseguenza che il nuovo titolare — erede o acquirente in virtù di cessione ordinaria — non può vantare una posizione autonoma rispetto all'emittente — o al debitore — in quanto succede a titolo derivativo nella medesima posizione facente capo al suo dante causa. Se, dunque, la vocazione ereditaria è posteriore all'alienazione per via negoziale dei titoli di credito nominativi da parte del de cuius ancora in vita e non vi è transfert né a favore dell'acquirente né a favore dell'erede, prevale l'acquirente per via negoziale secondo il principio “prior in tempore, potior in iure”. BibliografiaAsquini, Titoli di credito, Padova, 1966; Angelici, Titoli di credito nominativi, in Enc. giur., XXXI, Roma, 1994; De Luca, Appunti su Titoli di credito nominativi e azioni, in Banca borsa tit. cred., 2015, 3, 340; Ferri, I titoli di credito, Torino, 1958; AA.VV., I titoli di credito, a cura di Laurini, Milano, 2009; Martorano, voce Titoli nominativi, in Enc. dir., XLIV, Milano, 1992; Id., Lineamenti generali dei titoli di credito e titoli cambiari, Napoli, 1979; Tedeschi, Titoli di credito, in Dig. comm., Torino, 1998. |