Codice Civile art. 2224 - Esecuzione dell'opera.Esecuzione dell'opera. [I]. Se il prestatore d'opera non procede all'esecuzione dell'opera secondo le condizioni stabilite dal contratto e a regola d'arte, il committente può fissare un congruo termine, entro il quale il prestatore d'opera deve conformarsi a tali condizioni [1454]. [II]. Trascorso inutilmente il termine fissato, il committente può recedere dal contratto, salvo il diritto al risarcimento dei danni [1662]. InquadramentoIn tema di contratto d'opera, la norma di cui all'art. 2224 costituisce applicazione specifica dell'obbligo di diligenza previsto in via generale dall'art. 1176 che, facendo riferimento alla figura media del buon padre di famiglia, detta un criterio di carattere generale che sta ad indicare la misura in astratto dell'attenzione, della cura e dello sforzo psicologico che il debitore deve adoperare per attuare esattamente la prestazione pattuita. Pertanto, non incorre nel vizio di ultrapetizione il giudice che applichi d'ufficio il canone di cui all'art. 1176, atteso che in tal caso la decisione non si fonda su un titolo di responsabilità diverso da quello richiesto, né risultano mutati il petitum o la causa petendi, non essendo introdotti nel tema controverso nuovi elementi di fatto (nella specie, il committente aveva agito ai sensi dell' art. 2224 nei confronti dell'esecutore dei lavori di restaurazione di una imbarcazione, affondata a causa di infiltrazioni d'acqua verificatesi durante la navigazione; la sentenza impugnata, nell'affermare la responsabilità del prestatore d'opera, ha ritenuto la violazione dell'obbligo della diligenza media, applicando d'ufficio la norma di cui all'art. 1176) (Cass. n. 13351/2006). Ed invero, in forza dell'art. 2224, il comportamento richiesto al prestatore d'opera si individua sulla base del riferimento a due criteri, fra loro concorrenti: dal lato, l'opus deve possedere le caratteristiche previste dal contratto ed essere prodotto in aderenza alle modalità ivi stabilite; dall'altro, l'esecuzione deve avvenire nel rispetto delle regole tecniche, di perizia ed esperienza della specifica arte esercitata (Perulli, 248). Il prestatore d'opera per adempiere esattamente l'obbligo assunto, deve eseguire l'«opus» a regola d'arte e secondo gli accordi intervenuti, ma, salvo il caso di una pattuizione dettagliata e completa dell'attività da svolgere, egli deve anche compiere tutte quelle attività ed opere che secondo il principio di buonafede e l'ordinaria diligenza dell'homo eiusdem condicionis ac professionis sono funzionali al raggiungimento del risultato voluto. Pertanto, se il contratto d'opera ha ad oggetto la riparazione di una macchina non funzionante, il prestatore è tenuto ad effettuare tutti quegli interventi imposti dalle conoscenze e capacità tecniche che egli deve possedere al fine di renderla funzionante non in modo precario; né a limitare l'oggetto delle sue prestazioni può valere la richiesta del committente di «voler risparmiare» (Cass. n. 21421/2004). Il potere di controllo del committente
Il principio in base al quale l'autonomia e la responsabilità dell'appaltatore nell'esecuzione dell'opera non vengono meno per il fatto che egli abbia ottemperato a specifiche richieste o direttive del committente opera a tutela dei diritti assoluti dei terzi che possono subire lesioni per effetto della supina esecuzione da parte dell'appaltatore di dette direttive, ma non anche nei rapporti interni tra appaltatore (o prestatore d'opera) e committente, nei quali obbligo del primo è solo quello di prospettare al secondo gli inconvenienti tecnici ed eventualmente i pericoli derivanti dall'esecuzione dell'opera secondo le sue direttive e richieste, ma non quello di rifiutare il compimento dell'opera stessa (nella specie, il prestatore d'opera aveva prospettato l'inadeguatezza degli interventi di riparazione parziale del motore di un autoveicolo che il committente aveva egualmente voluti) (Cass. n. 5981/1994). L'articolo in commento prevede una forma eccezionale di rilevanza sotto il profilo dell'inadempimento, della cosiddetta attività preparatoria, prima cioè che l'obbligazione sia venuta a scadenza, e tende pertanto a dar rilievo a quei difetti di esecuzione che lascino intravedere il realizzarsi di un opus difettoso già prima che la scadenza del termine per l'adempimento si sia verificata. Peraltro, va evidenziato che, stante la finalità della norma ad evitare l'inadempimento, la sua esperibilità presuppone che i vizi e i difetti riscontrati possano essere ancora eliminati (G. e D. Giacobbe, in Comm. S., 147). Il prestatore d'opera, per adempiere esattamente l'obbligo assunto, deve eseguire l'opus a regola d'arte e secondo gli accordi intervenuti, oltre a compiere, salvo il caso di una pattuizione dettagliata e completa dell'attività da svolgere, tutte quelle attività ed opere che, secondo il principio di buona fede e l'ordinaria diligenza dell'homo eiusdem condicionis ac professionis, sono funzionali al raggiungimento del risultato voluto; ne consegue che, ove il contratto d'opera abbia ad oggetto la riparazione di una macchina non funzionante, il prestatore è tenuto ad effettuare tutti quegli interventi imposti dalle conoscenze e capacità tecniche che egli deve possedere, per renderla funzionante non in modo precario, non valendo a limitare l'oggetto delle sue prestazioni la richiesta del committente di voler risparmiare (Cass. n. 30777/2021). Il diritto di recesso del committenteIn tema di contratto d' opera professionale, ove il committente abbia receduto ad nutum ex art. 2237, il professionista (nella specie, un geometra) che abbia agito nei suoi confronti in via risarcitoria, chiedendone la condanna a titolo di responsabilità contrattuale, non può successivamente, in tale giudizio, invocare l'applicazione delle clausole contrattuali che fissano il compenso per il caso di recesso del committente ovvero dell'indennità di cui all'art. 10, comma 1, l. n. 143/1949, trattandosi di domanda nuova, di natura indennitaria, che si fonda sull'esercizio di una facoltà spettante ex lege al committente e non già su di un suo atto illegittimo (Cass. n. 16596/2016). Oltre a quella generale prevista dall'art. 2227, il legislatore disciplina nel comma 2 dell'articolo in esame un'ulteriore fattispecie di recesso, volta a sanzionare il comportamento del prestatore d'opera che non si conformi alle direttive stabilite, inquadrabile nella categoria del “recesso come mezzo di impugnazione del contratto” (G. Gabrielli, 37 e ss.). In realtà, esso dà luogo allo scioglimento del contratto quale reazione all'inadempimento della controparte, sicché, diversamente da quanto accede ex art. 2227, non sorge alcun obbligo del cliente di corrispondere la retribuzione per i lavori eseguiti sino a quel momento (Perulli 331), ma anzi costui ha diritto di chiedere il ristoro di eventuali danni. Secondo una parte della dottrina il diritto di recesso previsto dalla norma in commento sarebbe sostanzialmente riconducibile allo schema della diffida ad adempiere (Santoro-Passerelli, 988). La risoluzione del rapporto di prestazione d'operaIl rapporto di lavoro autonomo può essere risolto secondo le regole di diritto comune per impossibilità sopravvenuta, eccessiva onerosità sopravvenuta e inadempimento, la cui applicazione non può essere messa in dubbio dalla circostanza che, da un lato, la disciplina del tipo contrattuale si occupi soltanto dell'impossibilità sopravvenuta non imputabile alle parti (art. 2228) e, dall'altro, il legislatore abbia attribuito al committente lo speciale rimedio di cui qui in parola (Perulli, 337). Inapplicabilità della norma all'appaltoL'art. 2224 si riferisce esclusivamente all'esecuzione del contratto d'opera e non è dunque applicabile in materia di appalto (Cass. n. 366/1967). BibliografiaAnastasi, Professioni intellettuali e subordinazione, in Enc. giur., Roma, 2000, 4; Cian Trabucchi, Commentario Breve al Codice civile, Padova, 2014; G. Gabrielli, Vincolo contrattuale e recesso unilaterale, in Enc. dir., voce Recesso, XXXIX, Milano, 1988, 37 e ss; Levi, La funzione disciplinare degli ordini professionali, Milano, 1967, 44; Perulli, Il lavoro autonomo, in Trattato di diritto civile e commerciale, diretto da Cicu e Messineo, Milano, 1996, 60; Pezzato, voce: Onorario, in Enc. dir., XXX, Milano, 185; Santoro Passarelli, Opera (contratto), in Nss. D.I., 982; Torrente Schlesinger, Manuale di diritto Privato, Milano, 2015. |