Codice Civile art. 2225 - Corrispettivo.InquadramentoIl contratto d'opera si caratterizza per il nesso di corrispettività fra la prestazione di lavoro autonomo e il pagamento di un corrispettivo, ma gli interpreti non sono concordi riguardo al riconoscimento dell'onerosità quale carattere essenziale o naturale del negozio, da taluni ritenendosi che la causa del contratto richieda indefettibilmente la previsione di un corrispettivo (G. e D. Giacobbe, in Comm. S., 165) e da altri sostenendosi invece che la natura della fattispecie non escluderebbe la possibilità di accordi di prestazione gratuita né determinerebbe una presunzione, anche se juris tantum, di onerosità dell'opera (Cass. n. 5472/1999). Nel contratto di prestazione d'opera professionale l'assenza di pattuizione di un corrispettivo non consente di escludere l'esistenza di un'obbligazione contrattuale Determinazione del corrispettivoL'articolo in commento fornisce un elenco dei criteri di determinazione del corrispettivo e attribuisce alla pattuizione tra le parti il ruolo di fonte primaria. Ed invero, solo qualora essa manchi, dovrà farsi ricorso a uno degli altri criteri suppletivi. In ragione della esistenza dei criteri suppletivi di determinazione del corrispettivo, la mancata definizione pattizia del medesimo non dà luogo alla nullità del contratto, bensì determina la possibilità alla determinazione dello stesso in aderenza alle tariffe o agli usi ovvero per opera del giudice. Il rinvio alla fonte determinativa costituita dalle tariffe professionali, ancorché sia riferito primariamente alle professioni intellettuali, deve ritenersi applicabile a tutte le attività professionali per le quali sussista una regolamentazione generale del corrispettivo. Gli usi, la cui natura è quella di usi integrativi ex art. 1374, costituiscono fonte di determinazione del corrispettivo subordinata sia alla pattuizione delle parti sia all'applicazione delle tariffe (G. e D. Giacobbe, in Comm. S., 176). Il potere del giudice di determinare il corrispettivo sussiste solo qualora il compenso non sia stato convenuto dalle parti e non possa essere stabilito secondo le tariffe professionali e gli usi (Cass. n. 17654/2004). Il giudice nella determinazione del compenso può anche riferirsi alle retribuzioni normalmente pagate nell'ambito di un rapporto di lavoro subordinato (Cass. n. 1279/1981), ma deve tuttavia fondarsi su taluni parametri oggettivi, quali il risultato ottenuto e il lavoro necessario per ottenerlo. In tema di compenso per l'attività svolta dal professionista, il giudice, indipendentemente dalla specifica richiesta del medesimo, a fronte di risultanze processuali carenti sul «quantum» ed in difetto di tariffe professionali e di usi, non può rigettare la domanda di pagamento del compenso, assumendo l'omesso assolvimento di un onere probatorio in ordine alla misura del medesimo, bensì deve determinarlo, ai sensi degli artt. 1709 e 2225, con criterio equitativo ispirato alla proporzionalità del corrispettivo con la natura, quantità e qualità delle prestazioni eseguite e con il risultato utile conseguito dal committente (Cass. n. 7510/2014). Il corrispettivo della prestazione di esercizio di una professione "non protetta" (nella specie, relazione peritale in materia lavoristica) può essere stabilito dal giudice ai sensi dell'art. 2225 assumendo come parametro le tariffe vigenti per analoghe prestazioni di esercizio di una professione "protetta" (nella specie, tariffe dei dottori commercialisti) (Cass. ord. n . 15805/2016). In tema di contratto d'opera, la mancata determinazione del corrispettivo non è causa di nullità del contratto, poiché lo stesso può essere stabilito, ai sensi dell'art. 2225, in base alle tariffe vigenti od agli usi. Il ricorso a tale norma è possibile anche quando le parti, pur avendo pattuito detto corrispettivo, non abbiano fornito la relativa prova (Cass. 18286/2018 ). In tema di contestazione sul quantum preteso a titolo di prestazioni professionali, il debitore ha, in forza del combinato disposto di cui agli artt. 2697 c.c. e 115, comma 1, c.p.c., l'onere di contestare in modo specifico la richiesta di compenso del professionista nel caso in cui essa muova da un conteggio preciso e dettagliato, mentre può limitarsi ad eccepire la mera esorbitanza del compenso richiesto solo laddove tale richiesta si limiti ad indicarlo in un importo complessivo e globale, senza specificazioni, spettando in questo caso al creditore dimostrare, a fronte della contestazione dell'altra parte, la correttezza della propria pretesa sulla base di determinati parametri (vale a dire, che l'importo richiesto è quello dovuto, alla stregua della convenzione delle parti, delle tariffe professionali applicabili o degli usi (Cass. n. 37588/2021). Prescrizione del dirittoIn tema di prescrizione, con riferimento al corrispettivo della prestazione d'opera, il contratto che ha per oggetto una prestazione di lavoro autonomo è da considerarsi unico in relazione a tutta l'attività svolta in adempimento dell'obbligazione assunta, sicché il termine di prescrizione del diritto al compenso decorre dal giorno in cui è stato espletato l'incarico commesso, e non già dal compimento di ogni singola prestazione professionale in cui si articola l'obbligazione (Cass. n. 4951/2016). BibliografiaAnastasi, Professioni intellettuali e subordinazione, in Enc. giur., Roma, 2000, 4; Cian Trabucchi, Commentario Breve al Codice civile, Padova, 2014; G. Gabrielli, Vincolo contrattuale e recesso unilaterale, in Enc. dir., voce Recesso, XXXIX, Milano, 1988, 37 e ss; Levi, La funzione disciplinare degli ordini professionali, Milano, 1967, 44; Perulli, Il lavoro autonomo, in Trattato di diritto civile e commerciale, diretto da Cicu e Messineo, Milano, 1996, 60; Pezzato, voce: Onorario, in Enc. dir., XXX, Milano, 185; Santoro Passarelli, Opera (contratto), in Nss. D.I., 982; Torrente Schlesinger, Manuale di diritto Privato, Milano, 2015. |