Codice Civile art. 2245 - Indennità di anzianità.

Paolo Sordi

Indennità di anzianità.

[I]. In caso di cessazione del contratto è dovuta al prestatore di lavoro un'indennità proporzionale agli anni di servizio, [salvo il caso di licenziamento per colpa di lui o di dimissioni volontarie] (1) [2120].

[II]. L'ammontare dell'indennità è determinato sulla base dell'ultima retribuzione in danaro, nella misura di otto giorni per ogni anno di servizio.

[III]. [Se gli usi lo stabiliscono, l'indennità è dovuta anche nel caso di dimissioni volontarie] (1).

(1) Vedi l'art. 17 l. 2 aprile 1958, n. 339 che ha implicitamente abrogato la parte finale del comma 1 e il comma 3 e ha diversamente commisurato l'ammontare dell'indennità di cui al comma 2, ma cfr. altresì le declaratorie di parziale incostituzionalità dello stesso art. 17 da parte di: Corte cost. 4 maggio 1972, n. 85; 6 giugno 1973, n. 72; 27 marzo 1974, n. 85. V. anche l. 29 maggio 1982, n. 297.

Inquadramento

La norma in esame, che disciplinava l'indennità di anzianità spettante ai lavoratori domestici, è stato integrato, come accaduto per tanti altri aspetti della disciplina del contratto di lavoro in oggetto, dalla l. n. 339/1958, il cui art. 17 regolava l'identico emolumento per i rapporti di lavoro domestico di durata pari almeno a quattro ore giornaliere. Successivamente, com'è noto, la l. n. 297/1982, ha sostituito, a decorrere dal 1° giugno 1982, l'indennità di anzianità con il trattamento di fine rapporto (art. 2120). Pertanto, per i periodi di lavoro precedenti al 1° giugno 1982, al lavoratore domestico spetta l'indennità di anzianità calcolata ai sensi dell'articolo in esame, se il rapporto era inferiore alle quattro ore giornaliere, ovvero ai sensi dell'art. 17 l. n. 339/1958 se il rapporto era di durata superiore; invece, per i periodi di lavoro successivi al 31 maggio 1982, è dovuto il trattamento di fine rapporto di cui all'art. 2120.

L'indennità di anzianità

La Corte costituzionale è ripetutamente intervenuta sull'art. 17 l. n. 339/1958 che, come detto, concerne l'indennità di anzianità maturata entro il 31 maggio 1982. In particolare, la sentenza Corte Cost. n. 85/1972, ha dichiarato l'illegittimità della norma nella parte in cui escludeva il diritto del prestatore di lavoro all'indennità di anzianità in caso di cessazione del rapporto per licenziamento in tronco; la Corte cost. n. 72/1973 ha dichiarato l'illegittimità dell'art. 17, lett. a) e b) l. n. 339/1958, nella parte in cui l'indennità di anzianità, da corrispondere in caso di licenziamento o di dimissioni del personale impiegatizio e dei prestatori d'opera manuali, veniva commisurata alla sola retribuzione in denaro e non anche all'equivalente del vitto e dell'alloggio quando prestazioni fossero convenzionalmente dovute (le corrispondenti previsioni contenute nell'art. 2245 non sono invece mai state sottoposte allo scrutinio dei giudici delle leggi); la sentenza Corte cost. n. 85/1974 ha dichiarato l'illegittimità della norma nella parte in cui escludeva il diritto del prestatore di lavoro alla indennità di anzianità quando il rapporto di lavoro fosse venuto a cessare prima della scadenza dell'anno. È stata invece ritenuta non contrastante con la Costituzione la differenziazione, operata dallo stesso art. 17, della misura dell'indennità dovuta al personale impiegatizio rispetto a quella spettante ai prestatori d'opera manuale (Corte cost., n. 117/1976).

L'indennità in caso di morte

A norma dell'art. 18 l. n. 339/1958, in caso di morte del prestatore di lavoro, l'indennità di anzianità deve essere corrisposta al coniuge, ai figli e, se vivevano a carico del prestatore di lavoro, ai parenti entro il terzo grado ed agli affini entro il secondo grado. In mancanza di tali persone le indennità sono attribuite secondo le norme della successione legittima.

Nulla di simile è disposto, invece, rispetto all'indennità sostitutiva del preavviso, diversamente da quanto previsto, per la generalità del lavoratori dipendenti, dall'art. 2122. Al riguardo la dottrina è divisa tra coloro che sostengono l'inapplicabilità al rapporto di lavoro domestico dell'art. 2122, perché non espressamente richiamato dalla disciplina speciale dettata dal codice per il lavoro domestico (Mezzalama, 103; Balzarini, 412, e, implicitamente, Bianchi D'Urso, 5) e coloro che ritengono che anche ai superstiti dei lavoratori domestici spetta una indennità di morte, corrispondente all'indennità di mancato preavviso ed a quella di anzianità che sarebbero spettate in caso di recesso volontario del datore di lavoro (Persiani, 835; Basenghi, 384). Secondo questa parte della dottrina, l'art. 2122 si limita a disciplinare il modo in cui l'indennità a causa di morte deve essere distribuita tra i superstiti del lavoratore attribuendola ad alcuni di essi iure proprio, mentre il relativo diritto sorge, invece, per effetto di due disposizioni, delle quali, una è contenuta nella disciplina speciale dettata nel codice per il lavoro domestico e l'altra è espressamente ivi richiamata; e, precisamente, da un lato, l'art. 2245, il quale dispone che l'indennità di anzianità è dovuta in caso di estinzione del rapporto di lavoro domestico, salvo il caso di dimissioni volontarie e di licenziamento per colpa, senza che sia possibile escludere, perché non previsto, il caso di estinzione per morte del lavoratore, dall'altro l'art. 2244 rinvia per la disciplina del preavviso all'art. 2118, il cui comma 3 espressamente dispone che l'indennità di mancato preavviso è dovuta dal datore di lavoro anche nel caso di estinzione del rapporto per morte del lavoratore; pertanto la pretesa inapplicabilità dell'art. 2122 avrebbe conseguenze solo in ordine alla distribuzione dell'indennità tra i superstiti; poiché, però, non sussistono motivi per ritenere incompatibile la disciplina contenuta nell'art. 2122 con la specialità del lavoro domestico, tale norma, in virtù del rinvio fatto dall'art. 2239, sarebbe applicabile anche per l'attribuzione e la divisione delle indennità spettanti ai superstiti del lavoratore domestico.

Bibliografia

Balzarini, Il contratto di lavoro domestico, in Trattato di diritto del lavoro, diretto da Borsi e Pergolesi, II, Padova; Basenghi, Lavoro domestico, Milano, 2000; Bianchi D'Urso, Lavoro domestico, in Enc. giur., Roma, 1990; Cester, I licenziamenti nel Jobs Act, in WP Csdle Massimo D'Antona. IT, n. 273/2015; De Litala, Domestici (contratto di lavoro e previdenza sociale), in Nss. D.I., VI, Torino, 1960; De Luca, Campo di applicazione delle «tutele» e giustificazione dei licenziamenti, in Foro it. 1990, V; MC Britton, Lavoro domestico, in Dig. comm., VIII, Torino, 1992, 225; Mezzalama, In tema di diritto dei congiunti del lavoratore domestico alla indennità di preavviso e di anzianità in caso di morte del lavoratore, in Giur. it. 1952, IV; Persiani, Domestici (lavoro domestico), in Enc. dir., XIII, Milano, 1964; Santoni, Il campo di applicazione della disciplina del licenziamento nel d. lgs. 4 marzo 2015, n. 23, in Mass. giur. lav. 2015; Sordi, Il nuovo art. 18 della legge n. 300 del 1970, in Di Paola (a cura di), La riforma del lavoro, Milano, 2013; Tremolada, Il campo di applicazione del d. lgs. 4 marzo 2015, n. 23, in Carinci-Cester, Il licenziamento all'indomani del d. lgs. n. 23/2015, Modena, 2015.

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