Codice Civile art. 2266 - Rappresentanza della società.Rappresentanza della società. [I]. La società acquista diritti e assume obbligazioni per mezzo dei soci che ne hanno la rappresentanza e sta in giudizio nella persona dei medesimi. [II]. In mancanza di diversa disposizione del contratto, la rappresentanza spetta a ciascun socio amministratore [2257-2260] e si estende a tutti gli atti che rientrano nell'oggetto sociale. [III]. Le modificazioni e l'estinzione dei poteri di rappresentanza sono regolate dall'articolo 1396. InquadramentoIl potere di rappresentanza della società si distingue nettamente dal potere di amministrazione. Quest'ultimo consiste nella elaborazione delle valutazioni e delle decisioni in ordine al compimento degli affari sociali preordinati alla realizzazione dello scopo sociale; si tratta, dunque, di un momento tutto interno alla società. Il momento, invece, in cui vengono compiuti gli atti per realizzare le decisioni è, invece, esterno alla società e comporta l'instaurazione di rapporti con soggetti estranei alla società. In questo secondo momento il potere di amministrazione viene integrato dal potere di rappresentanza, cioè dal potere grazie al quale chi agisce spende il nome della società e la impegna quindi nell'adempimento delle eventuali obbligazioni che il rapporto produce (Salafia 1285; Ferri, 161). La rappresentanza della societàLa rappresentanza, salvo diverse pattuizioni, spetta disgiuntamente a ciascuno dei soci, con la conseguenza che quando non ne sia contestata la provenienza da uno di essi, ancorché non individuato, l'atto compiuto deve ritenersi valido e idoneo a produrre i propri effetti (Cass. n. 9927/2004). La rappresentanza dell'ente spetta, disgiuntamente, a ciascun socio e — salvo diversa disposizione dell'atto costitutivo — si estende a tutti gli atti che rientrano nell'oggetto sociale, in quanto la legge presume che la volontà dichiarata dal rappresentante nell'interesse della società corrisponda alla volontà sociale. A tal fine non è necessario che per manifestare il rapporto rappresentativo (contemplatio domini) il socio amministratore usi formule sacramentali, ma è sufficiente che dalle modalità e dalle circostanze in cui ha svolto l'attività negoziale e dalla struttura e dall'oggetto del negozio, i terzi possano riconoscerne l'inerenza all'impresa sociale, sì da poter presumere che l'attività è espletata nella qualità di socio amministratore (Cass. n. 21520/2004; Cass. n. 15883/2007; Cass. n. 3903/2000; Cass. n. 13954/1999). In difetto della spendita del nome, il negozio concluso spiega effetto solo nei confronti del rappresentante medesimo ancorché esso riguardi interessi o beni comuni (Cass. n. 936/1984; Cass. n. 5271/1985; Cass. n. 3903/2000). Qualora il contratto abbia ad oggetto il trasferimento di beni immobili, la contemplatio domini, pur non richiedendo l'uso di formule sacramentali, deve risultare ad substantiam dallo stesso documento contrattuale, restando irrilevante la conoscenza o l'affidamento creato nel terzo contraente circa l'esistenza del rapporto sociale interno e dei poteri di rappresentanza reciproca che esso comporta (Cass. n. 936/1984, cit., Cass. n. 6240/1991). Nel caso di atto compiuto da un solo rappresentante operante in regime di amministrazione congiunta, la giurisprudenza, superato l'indirizzo che ravvisava una ipotesi di annullabilità dell'atto compiuto (così Cass. n. 8852/1987), ritiene che trovi applicazione il principio, secondo cui il contratto posto in essere da chi sia privo del potere di rappresentare il soggetto in nome del quale esso è stipulato costituisce un negozio giuridico inefficace nei confronti dell'interessato, fin quando, eventualmente, questi lo ratifichi, manifestando inequivocabilmente la volontà di rendere operante nei propri confronti l'atto concluso dal falsus procurator (Cass. n. 2174/1997). Peraltro, tale inefficacia (temporanea) del contratto, proprio perché non si verte in ipotesi di nullità, non è rilevabile d'ufficio, ma soltanto su eccezione di parte, mentre legittimato a sollevare tale eccezione, cioè a dolersi dell'operato di colui che abbia stipulato il contratto come rappresentante senza averne i poteri, è unicamente lo pseudo-rappresentato, non anche dell'altro contraente, al quale compete eventualmente solo il risarcimento del danno per avere confidato senza colpa nell'operatività del contratto (Cass. n. 3872/2004, Cass. n. 4601/1983). Una parte della giurisprudenza esclude, poi, la legittimazione del singolo socio a far valere tale inefficacia (App. Torino, 1 febbraio 1985). Secondo altro orientamento, però, l'atto compiuto oltre i limiti dell'oggetto sociale è inefficace limitatamente ai soci che non abbiano concorso alla sua formazione, ai quali è riconosciuta la legittimazione ad impugnarlo (Trib. Genova, 10 dicembre 1986, Soc., 1987, 597). Inoltre i poteri di rappresentanza dell'amministratore di società in nome collettivo vanno individuati con riferimento agli atti che rientrano nell'oggetto sociale, qualunque sia la loro rilevanza economica e natura giuridica, fatta eccezione per le specifiche limitazioni: pertanto, anche qualora lo statuto distingua tra atti di ordinaria e atti di straordinaria amministrazione, può ritenersi estraneo all'oggetto sociale l'atto dispositivo che sia suscettibile di modificare la struttura dell'ente e perciò sia con tale oggetto contrastante, essendo esteriormente riconoscibile come non rivolto a realizzare gli scopi economici della società, perché da essi esorbitante (Cass. n. 8538/2004; Cass. n. 3519/1999). Le limitazioni del potere di rappresentanzaAttesa la derogabilità del principio consacrato nell'art. 2266 comma 2, è ammissibile il patto con cui venga limitato il potere di rappresentanza degli amministratori. Le limitazioni, derivanti dall'atto costitutivo, del potere di rappresentanza del singolo socio amministratore, costituendo una deroga al principio generale, dettato dall'art. 2266, per il quale detta rappresentanza spetta disgiuntamente a ciascuno di essi per tutti gli atti che rientrano nell'oggetto sociale, sono di stretta interpretazione e, come tali, non estensibili a tutte quelle attività che, sebbene finalizzate alla conclusione di atti richiedenti, per previsione dell'atto costitutivo, la partecipazione congiunta dei soci amministratori, abbiano una loro giuridica autonomia (Cass. n. 13146/2002). La norma, poi, prevede che le modificazioni e l'estinzione dei poteri di rappresentanza sono regolate dall'art. 1396 e, dunque, devono essere portate a conoscenza dei terzi con mezzi idonei. Nel caso in cui ciò non avvenga, esse non sono opponibili ai terzi, se non si prova che questi le conoscevano al momento della conclusione del contratto. In passato, sono state considerati quali mezzi idonei annunzi, circolari, avvisi nei locali, la comunicazione epistolare (Ferri 211, Marulli, 575). Peraltro, oggi, la l. n. 580/1993 e poi il d.P.R. n. 558/1999 hanno introdotto l'obbligo di iscrizione della società semplice nella sezione speciale del registro delle imprese con funzione di certificazione anagrafica di pubblicità notizia. Per le società semplici agricole, invece, l'art. 2 d.lgs. n. 228/2001 ha attribuito all'iscrizione nella sezione speciale del registro efficacia dichiarativa ai sensi dell'art. 2193. Conseguentemente, almeno con riferimento a tali ultime società, deve ritenersi che l'iscrizione del patto nel registro delle imprese, costituisce mezzo idoneo per la consentire la conoscenza dei terzi: in tale prospettiva, infatti, l'ignoranza dei fatti dei quali la legge prescrive l'iscrizione non può essere opposta dai terzi dal momento in cui l'iscrizione è intervenuta (Campobasso 94, Marulli, 576). La rappresentanza processualeL'articolo in commento pone sullo stesso piano la rappresentanza sostanziale e quella processuale. Quindi, i principi espressi per la prima sono applicabili anche alla seconda. In via generale, può affermarsi che le società semplici stanno in giudizio a mezzo dei soci che ne hanno la rappresentanza, ma non è richiesta la personale partecipazione al giudizio di tutti i soci, sia che la società venga evocata in giudizio come convenuta, sia che agisca in veste di attore. Pertanto, la sentenza emessa sulla base della regolare costituzione del socio che rappresenta la società, spiega i suoi effetti per tutti gli altri componenti di questa in quanto soci (Cass. n. 7080/1983). Conseguentemente, in regime di amministrazione disgiuntiva, anche la rappresentanza processuale spetta al socio amministratore in quanto tale (Cass. n. 7404/1992); in mancanza di diversa previsione, il regime della rappresentanza negoziale vale anche per quella processuale (Cass. S.U., n. 790/1965). BibliografiaBuonocore, Castellano, Costi, Società di persone, Milano, 1978; Campobasso, Diritto commerciale, 2, Diritto delle società, a cura di Campobasso M., Torino, 2012; Di Sabato, Manuale delle società, Torino, 1992; Ferri jr, Patrimonio, capitale e bilancio, in AA.VV., Diritto delle società. Manuale breve, Milano, 2008, 91; Ferro-Luzzi, I contratti associativi, Milano, 1971; Greco, Le società nel sistema legislativo italiano, Torino, 1959; Jaeger, Denozza, Appunti di diritto commerciale, Bologna, 1993; Marasà, Le società, Milano, 2000; Marulli, Il contratto di società di persone, in Società in generale. Società di persone. Le società tra professionisti, a cura di Cottino, Torino, 2014; Montalenti, Diritto commerciale, diritto tributario, scienze aziendali: categorie disciplinari a confronto in epoca di riforme, in Giur. it. 2004, 3; Oppo, L'identificazione del tipo «società di persone», in Riv. dir. civ. 1988, 619; Paolini, Società semplice di mero godimento, Quesito n. 210-2007/I, in Consiglio Nazionale del Notariato, Studi e materiali, 2008, 871 ss.; Petrera, in Commentario del codice civile, a cura di Gabrielli E., Delle società - Dell'azienda. Della concorrenza, artt. 2247-2378, a cura di Santosuosso D., Torino, 2015; Rivolta, Diritto delle società. Profili generali, Torino, 2015; Santosuosso, in Commentario del codice civile, a cura di Gabrielli E., Delle società - Dell'azienda. Della concorrenza, artt. 2247-2378, a cura di Santosuosso D., Torino, 2015; Spada, La tipicità delle società, Padova, 1974; Spada, in Commentario del codice civile, a cura di Gabrielli E., Delle società - Dell'azienda. Della concorrenza, artt. 2247-2378, a cura di Santosuosso D., Torino, 2015. |