Codice Civile art. 2272 - Cause di scioglimento.

Guido Romano
aggiornato da Rossella Pezzella

Cause di scioglimento.

[I]. La società si scioglie:

1) per il decorso del termine [2285];

2) per il conseguimento dell'oggetto sociale o per la sopravvenuta impossibilità di conseguirlo [27];

3) per la volontà di tutti i soci [1372, 2252];

4) quando viene a mancare la pluralità dei soci, se nel termine di sei mesi questa non è ricostituita [2323];

5) per le altre cause previste dal contratto sociale [2284]

5-bis) per l'apertura della procedura di liquidazione controllata1.

[1] Numero aggiunto dall'art. 382, comma 1, d.lgs. 12 gennaio 2019, n. 14, come modificato dall'art. 39, comma 2, d.lgs. 26 ottobre 2020, n. 147. V. anche l'art. 42 , comma 1, d.lgs. n. 147, cit., che così dispone: « Il presente decreto entra in vigore alla data di cui all'articolo 389, comma 1, del decreto legislativo 12 gennaio 2019, n. 14, ad eccezione delle disposizioni di cui agli articoli 37, commi 1 e 2, e 40.». Ai sensi dell'art. 389, comma 1, d.lgs. n. 14, cit., come sostituito dall'art. 5, comma 1, d.l. 8 aprile 2020, n. 23, conv., con modif., in l. 5 giugno 2020, n. 40, dall'art. 1, comma 1, lett. a) d.l. 24 agosto 2021, n. 118, conv., con modif., in l. 21 ottobre 2021, n. 147 e, da ultimo, sostituito dall’art. 42, comma 1, lett. a), d.l. 30 aprile 2022, n. 36, conv. con modif. in l. 29 giugno 2022, n. 79, la presente disposizione entra in vigore il 15 luglio 2022, salvo quanto previsto al comma 2 del citato decreto.

Inquadramento

L'articolo in commento enumera le singole cause di scioglimento della società semplice. Mentre una parte della dottrina segnala il carattere tassativo dell'elencazione contenuta nell'art. 2272 (Galgano, 2007, 345), altri autori evidenziano come una simile considerazione non possa definirsi del tutto corretta attesa la circostanza che altre cause di scioglimento non sono comprese nell'elenco (ad es., la mancata esecuzione di un conferimento essenziale, Ferri, 242) e che, comunque, lo stesso n. 5 consente al contratto sociale di individuare cause di scioglimento ulteriori rispetto a quelle previste dalla norma (Briolini, 265; Buonocore, in Comm. S., 1995, 403).

La norma è, poi, applicabile anche alla società in nome collettivo ed alla società in accomandita semplice.

Le singole cause di scioglimento

La prima causa di scioglimento indicata nell'articolo in commento è costituita dal decorso del termine stabilito nel contratto sociale. Sul punto, occorre evidenziare che la società di persone può essere costituita anche a tempo indeterminato (Trib. Genova, 18 febbraio 1985, Vita not., 1986, 1300) nel qual caso il socio potrà esercitare il diritto di recesso secondo la previsione dell'art. 2285. Inoltre, anche quando è previsto un termine di durata della società, è consentito ai soci di prorogarne la durata con una decisione assunta formalmente ovvero tacitamente: quest'ultima ipotesi, disciplinata dall'art. 2273, si verifica allorquando, scaduto il termine inizialmente stabilito per la sua durata, i consociati continuino a svolgere operazioni sociali (Cass. n. 9709/1990; Cass. n. 1296/1984).

Lo scioglimento della società consegue, poi, al raggiungimento o alla sopravvenuta impossibilità di conseguire l'oggetto sociale: il nucleo comune ad entrambe le ipotesi è costituito dall'oggetto sociale (Briolini, 268).

In dottrina, si evidenzia, poi, come l'impossibilità rilevante ai fini della norma non possa avere i caratteri dell'assolutezza e della definitività, non essendo sufficiente una temporanea e transitoria difficoltà che potrebbe essere superata dai soci con diversi strumenti (Ghidini, 789; Di Sabato, 159; Briolini, 270).

Anche la giurisprudenza condivide una simile impostazione rilevando che l'impossibilità di conseguire l'oggetto sociale può costituire causa di scioglimento della società solo quando rivesta caratteri di assolutezza e definitività tali da rendere inutile e improduttiva la permanenza del vincolo sociale (Cass. n. 2076/1974; Cass. n. 4683/1981. In senso parzialmente difforme, Trib. Roma, 9 novembre 1989, in Giur. it., 2000, 787 che richiede un giudizio probabilistico).

L'insanabile conflitto tra i soci, causato da gravi inadempienze commesse da uno di questi, può essere causa di scioglimento della società (Cass. n. 11185/2001; Cass. n. 6410/1996; Cass. n. 1122/1984). Inoltre, in una società di persone composta di due soli soci, il dissidio insanabile tra costoro è causa di scioglimento quando risulti che, per contenuto e natura, esso impedisce la prosecuzione dell'attività comune, indipendentemente dalla sua imputabilità all'uno o all'altro dei soci (Cass. n. 3779/1983). Il dissidio tra questi imputabile al comportamento di uno dei due gravemente inadempiente agli obblighi contrattuali ovvero ai doveri di fedeltà, lealtà, diligenza o correttezza inerenti alla natura fiduciaria del rapporto societario, rileva come giusta causa di recesso del socio adempiente o, in alternativa, di esclusione del socio inadempiente, ma non può costituire causa di scioglimento della società ai sensi dell'art. 2272, n. 2, giacché detto dissidio non è tale da rendere «impossibile» il conseguimento dell'oggetto sociale, essendo eliminabile mediante uno dei due rimedi predetti (Cass. n. 18243/2004; Cass. n. 134/1987).

La società si scioglie per la volontà di tutti i soci (n. 3). La norma richiede il consenso unanime dei soci, ma la disposizione è derogabile con la conseguenza che sarà valido il patto sociale che consenta lo scioglimento della società per volontà della maggioranza dei soci (Cass. n. 2323/1942; Trib. Milano, 23 settembre 1965, Dir. fall., 1966, II, 149). Fermo restando che la volontà di scioglimento può essere manifestata efficacemente anche verbalmente o per fatti concludenti realizzandosi così una deliberazione implicita (Trib. Palermo, 3 febbraio 1984, Soc., 1984, 1338, ma sul punto, si veda, amplius, sub art. 2252), si osserva che l'eventuale dichiarazione di recesso del socio non implica anche un consenso ad un'eventuale proposta di scioglimento consensuale anticipato della società da parte degli altri soci, in quanto le due dichiarazioni, seppur coesistenti, hanno presupposti e finalità differenti, sicché i soci diversi dal recedente che dichiarino di voler addivenire allo scioglimento della società ex art. 2272 n. 3 c.c. non possono desumere dall'atto di esercizio di recesso una volontà del socio di sciogliere la società, ma hanno bisogno di un'ulteriore manifestazione di volontà del recedente in adesione alla proposta di scioglimento stessa (Cass. n. 13063/2002).

Costituisce causa di scioglimento il venire meno della pluralità dei soci (n. 4). In tal caso, però, lo scioglimento non si verifica nel momento in cui viene meno la pluralità dei soci, ma solo se essa non sia ricostituita nel termine di si mesi: conseguentemente, lo scioglimento stesso opera, ex nunc, alla scadenza del sesto mese (Cass. n. 3269/2003; Cass. n. 4169/1995; Cass. n. 907/1984). L'inutile decorso di detto termine non determina ipso iure l'interruzione dell'operatività della società, che per l'effetto non si estingue, bensì è considerata in stato di scioglimento ex lege, con conseguente prosecuzione dell'attività sociale, sebbene in uno stato di necessaria liquidazione quanto alla valutazione prospettica dell'attività medesima (Cass. n. 13590/2024).

Il recesso del socio da una società di persone composta da due soli soci e la mancata ricostituzione della pluralità della compagine sociale da parte del socio superstite determinano lo scioglimento della società ex art. 2272 c.c., non già la sua estinzione, con conseguente possibilità della stessa di essere sottoposta a fallimento entro l'anno dall'intervenuta cancellazione dal Registro delle imprese ai sensi dell'art. 10 l. fall. (Cass., n. 25163/2016).

Peraltro, nella società di persone composta da due soli soci, ove la morte di uno di essi determini il venir meno della pluralità dei soci, lo scioglimento del rapporto particolare del socio defunto si verifica alla data del suo decesso, mentre i suoi eredi acquistano contestualmente il diritto alla liquidazione della quota secondo i criteri fissati dall'art. 2289, vale a dire un diritto di credito ad una somma di denaro equivalente al valore della quota del socio defunto in base alla situazione patrimoniale della società nel giorno in cui si è verificato lo scioglimento (Cass. n. 10802/2009; Cass. n. 8670/2000; Cass. n. 22574/2014). Nel caso in cui, venuta meno la pluralità dei soci, sopravvenga il decesso dell'unico socio superstite che non abbia provveduto ai sensi dell'art. 2272, comma 1, n. 4), i suoi eredi, sebbene subentranti nel solo diritto alla quota di liquidazione e non già nella società, sono, comunque, legittimati a chiedere la messa in liquidazione di quest'ultima al fine di realizzare il menzionato loro diritto, che non può attuarsi se non attraverso tale procedura, e provvedere, altresì, a regolare la posizione degli altri soci (Cass. n. 14449/2014).

Non costituisce causa di scioglimento l'azzeramento del capitale sociale per perdite (Cass., n. 23/2017).

L'operatività delle cause di scioglimento ed i loro effetti. La revoca dello stato di liquidazione

Le cause di scioglimento della società operano di diritto (Ferrara Corsi, 335; Briolini, 280) e, quindi, a prescindere dall'eventuale accertamento del verificarsi della causa medesima.

Qualora sia stata proposta da uno dei soci di una società di persone un'azione diretta all'accertamento dell'estinzione o dello scioglimento della società e della sua messa in liquidazione, i suoi eredi sono legittimati a continuare tale azione, sia per quanto attiene alle azioni di accertamento, sia per quanto attiene alla eventuale azione di risarcimento del danno, poiché, salva l'ipotesi di intrasmissibilità del diritto, che determina la cessazione della materia del contendere, la morte della parte determina la successione universale anche in ordine ai rapporti processuali a norma dell'art. 110 c.p.c. (Cass. n. 5526/1979).

La messa in liquidazione di una società non determina la sostituzione di un soggetto di diritto ad un altro, ma semplicemente la modifica dell'oggetto sociale, che, per effetto della liquidazione, è ora diretto alla liquidazione dell'attivo ed alla sua ripartizione tra i soci, previa soddisfazione dei creditori sociali (Cass. n. 29776/2008; Cass. n. 3279/2006; Cass. n. 6410/1996). Ciò vuol dire che, allo scioglimento della società non consegue direttamente l'estinzione dell'ente (Cass. n. 12553/2004).

Con la liquidazione, infatti, la società si avvia lungo il percorso destinato a condurre alla estinzione (Briolini, 281). I soci, fino alla cancellazione della società dal registro delle imprese, possono decidere la revoca dello stato di liquidazione che determina il cessare, ex nunc, degli effetti che il sistema ricollega al prodursi di una causa di scioglimento (Briolini, 281). Tuttavia, per revocare lo stato di liquidazione, i soci devono rimuovere la causa che ha determinato lo scioglimento (Di Sabato, 165; Ferrara-Corsi, 299). Inoltre, la revoca può essere decisa soltanto all'unanimità dei soci, anche nell'ipotesi in cui il contratto sociale prevedesse la possibilità di modifiche a semplice maggioranza: tale conclusione si spiega in ragion del fatto che, con il verificarsi della causa di scioglimento, sorge per il socio il diritto a percepire la propria quota di liquidazione, diritto, questo, comprimibile solo con il consenso del titolare (Ferri 250; Ferrara-Corsi, 299; Campobasso, 120; Cagnasso, 278; contra, Briolini).

L'estinzione della società (rinvio)

Si rinvia al commento sub art. 2312.

Bibliografia

Buonocore, Castellano, Costi, Società di persone, Milano, 1978; Campobasso, Diritto commerciale, 2, Diritto delle società, a cura di Campobasso M., Torino, 2012; Di Sabato, Manuale delle società, Torino, 1992; Ferri jr, Patrimonio, capitale e bilancio, in AA.VV., Diritto delle società. Manuale breve, Milano, 2008, 91; Ferro-Luzzi, I contratti associativi, Milano, 1971; Greco, Le società nel sistema legislativo italiano, Torino, 1959; Jaeger, Denozza, Appunti di diritto commerciale, Bologna, 1993; Marasà, Le società, Milano, 2000; Marulli, Il contratto di società di persone, in Società in generale. Società di persone. Le società tra professionisti, a cura di Cottino, Torino, 2014; Montalenti, Diritto commerciale, diritto tributario, scienze aziendali: categorie disciplinari a confronto in epoca di riforme, in Giur. it. 2004, 3; Oppo, L'identificazione del tipo «società di persone», in Riv. dir. civ. 1988, 619; Paolini, Società semplice di mero godimento, Quesito n. 210-2007/I, in Consiglio Nazionale del Notariato, Studi e materiali, 2008, 871 ss.; Petrera, in Commentario del codice civile, a cura di Gabrielli E., Delle società - Dell'azienda. Della concorrenza, artt. 2247-2378, a cura di Santosuosso D., Torino, 2015; Rivolta, Diritto delle società. Profili generali, Torino, 2015; Santosuosso, in Commentario del codice civile, a cura di Gabrielli E., Delle società - Dell'azienda. Della concorrenza, artt. 2247-2378, a cura di Santosuosso D., Torino, 2015; Spada, La tipicità delle società, Padova, 1974; Spada, in Commentario del codice civile, a cura di Gabrielli E., Delle società - Dell'azienda. Della concorrenza, artt. 2247-2378, a cura di Santosuosso D., Torino, 2015.

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