Codice Civile art. 2288 - Esclusione di diritto.

Guido Romano

Esclusione di diritto.

[I].  E' escluso di diritto il socio nei confronti del quale è stata aperta o al quale è stata estesa la procedura di liquidazione giudiziale o di liquidazione controllata12.

[II]. Parimenti è escluso di diritto il socio nei cui confronti un suo creditore particolare abbia ottenuto la liquidazione della quota a norma dell'articolo 2270.

 

[2] Comma così sostituito dall'art. 382, comma 1, d.lgs. 12 gennaio 2019, n. 14, come modificato dall'art. 39, comma 2, d.lgs. 26 ottobre 2020, n. 147. V. anche l'art. 42 , comma 1, d.lgs. n. 147, cit., che così dispone: « Il presente decreto entra in vigore alla data di cui all'articolo 389, comma 1, del decreto legislativo 12 gennaio 2019, n. 14, ad eccezione delle disposizioni di cui agli articoli 37, commi 1 e 2, e 40». Ai sensi dell'art. 389, comma 1, d.lgs. n. 14, cit., come sostituito dall'art. 5, comma 1, d.l. 8 aprile 2020, n. 23, conv., con modif., in l. 5 giugno 2020, n. 40, dall'art. 1, comma 1, lett. a) d.l. 24 agosto 2021, n. 118, conv., con modif., in l. 21 ottobre 2021, n. 147, e, da ultimo, sostituito dall’art. 42, comma 1, lett. a), d.l. 30 aprile 2022, n. 36, conv. con modif. in l. 29 giugno 2022, n. 79, la presente disposizione entra in vigore il 15 luglio 2022, salvo quanto previsto al comma 2 del citato decreto. Il testo del comma era il seguente: «È escluso di diritto il socio che sia dichiarato fallito». 

Inquadramento

L'articolo in commento prevede due ipotesi di esclusione del socio operanti di diritto e, dunque, automaticamente, senza necessità dell'intervento degli altri soci. Esse operano nei confronti del socio che sia stato dichiarato fallito e di quello nei cui confronti il suo creditore particolare abbia ottenuto la liquidazione della quota.

Il fallimento del socio (oggi, liquidazione giudiziale)

Il fallimento del socio che comporta la sua automatica esclusione dalla società è quello proprio del socio derivante dalla sua insolvenza personale e non già quello che si estende al socio per effetto del fallimento della società (Garesio, 699).

Il fallimento delle società di persone, infatti, non determina lo scioglimento del vincolo sociale, poiché l'esclusione di diritto del socio che sia dichiarato fallito, prevista dall'art. 2288, applicabile alle società di fatto in virtù del disposto dell'art. 2297, tende a preservare la società in bonis dagli effetti dell'insolvenza personale del socio e non opera, quindi, nell'ipotesi in cui il fallimento del socio sia effetto di quello della società, in forza della responsabilità illimitata del primo per le obbligazioni della seconda (Cass. n. 17953/2008, Cass. n. 36378/2023; ma Trib. Torino, 27 giugno 2000, Giur. it., 2001, 777).

Il socio di società in nome collettivo, escluso perché dichiarato fallito in proprio, deve considerarsi non avere mai perduto la qualità di socio se sopravvenga la revoca del fallimento, qualora la sua quota non sia stata liquidata; in tal caso egli risponde dei debiti sociali sorti durante il periodo in cui è rimasto soggetto alla dichiarazione di fallimento poi revocata (Cass. n. 6734/2011).

Bibliografia

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