Codice Civile art. 2292 - Ragione sociale.Ragione sociale. [I]. La società in nome collettivo agisce sotto una ragione sociale costituita dal nome di uno o più soci con l'indicazione del rapporto sociale [2563, 2567]. [II]. La società può conservare nella ragione sociale il nome del socio receduto o defunto, se il socio receduto o gli eredi del socio defunto vi consentono [207 trans.]. InquadramentoLa ragione sociale è il nome della società con l'indicazione del rapporto sociale ed assolve alla funzione di contraddistinguere e differenziare l'impresa collettiva esercitata dalla s.n.c. dalle altre con cui entri o possa entrare in concorrenza. La norma introduce un elemento di differenziazione con la disciplina della società semplice (Tassinari, 435): mentre in quest'ultima la ragione sociale può essere determinata in qualsiasi modo, nelle società in nome collettivo, il contenuto della ragione sociale è predeterminato dalla legge attraverso la necessaria indicazione tanto del nome di uno dei soci quanto dell'indicazione del rapporto sociale (Conforti, 2015, 31). Con riferimento al primo elemento, si ritiene che l'indicazione debba essere composta da prenome e cognome (Trib. Vicenza, 6 ottobre 1984; Trib. Vasto, 25 ottobre 1985) con la conseguenza che l'ufficio del registro dovrebbe rifiutare l'iscrizione di un atto costitutivo la cui ragione sociale contenga soltanto l'uno o l'altro. L'indicazione del rapporto sociale è, invece, finalizzata a rendere edotti i terzi della natura collettiva e non individuale dell'impresa (Di Sabato, 1987, 166; Tassinari, 435) e, dunque, del conseguente regime di responsabilità dei soci. Alla luce del disposto normativo, non appare possibile né la creazione di una ragione sociale formata esclusivamente con elementi di fantasia né l'inserimento nella ragione sociale del nome di un terzo non socio. La legge tace in ordine alle conseguenza derivanti dalla adozione di una ragione sociale che non risponda alle indicazioni dell'art. 2292. Tuttavia, è stato rilevato che dette conseguenze derivano direttamente dall'inserzione della ragione stessa tra gli elementi che debbono essere contemplati dall'atto costitutivo ai sensi dell'art. 2295: l'irregolarità della ragione sociale determinerà il rifiuto di iscrizione della società nel registro delle imprese (Conforti, 2015, 41). Peraltro, quando l'irregolarità sia finalizzata ad ingenerare confusione con quella di altra società o con la ditta di un imprenditore individuale, tale irregolarità potrà essere fatta valere dal soggetto leso. È stato, infatti, osservato che legittimati a dolersi della irregolarità di una ragione sociale sono non solo i soci ed i terzi in rapporti negoziali con la società, ma anche quei terzi che, assumendosi titolari esclusivi della stessa o di simile ditta, vogliano far risultare la priorità dell'uso, che può derivare proprio dalla declaratoria di illegittimità. Peraltro in caso che la ditta o denominazione sociale del terzo si presenti come sufficientemente differenziata e non confondibile, il terzo medesimo non ha interesse ad ottenere che si accerti l'irregolarità della ragione sociale (Cass. n. 3127/1955). La ragione sociale derivataIl secondo comma della norma in commento prevede la possibilità di conservare nella ragione sociale il nome del socio receduto o defunto, se il socio receduto o gli eredi del socio defunto vi consentano. Tale facoltà (c.d. ragione sociale derivata) implica una attenuazione del principio della verità e risponde all'esigenza di tutelare la ragione sociale anche come segno distintivo dell'imprenditore, quale richiamo idoneo ad attirare e trattenere la clientela (Galgano, in Tr. C.M., 2007, 371; Tassinari, 435; Costi, 208). Si ritiene spendibile la ragione sociale formata esclusivamente con il nome di ex soci (Ferri in Comm. S.B., 1987, 369; Bigiavi, 4). In ragione della libertà di forme che permea l'ambito della s.n.c., il consenso potrà essere prestato in qualsiasi tempo e senza formalità, ammettendosi anche il ricorso a forme di prestazione tacita (Conforti, 2015, 36). Inoltre, è possibile che il consenso alla conservazione del nome del socio receduto o defunto venga fornito, una tantum, in sede di costituzione della società (Ferrara-Corsi, 319; contra, però, Ferri, in Comm. S.B., 1987, 259). 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