Codice Civile art. 2295 - Atto costitutivo.Atto costitutivo. [I]. L'atto costitutivo della società deve indicare: 1) il cognome e il nome, il luogo e la data di nascita, il domicilio, la cittadinanza dei soci (1); 2) la ragione sociale [2292]; 3) i soci che hanno l'amministrazione e la rappresentanza della società [2298]; 4) la sede della società [2296; 19 c.p.c.] e le eventuali sedi secondarie [2299]; 5) l'oggetto sociale; 6) i conferimenti di ciascun socio, il valore ad essi attribuito e il modo di valutazione [2253 ss.]; 7) le prestazioni a cui sono obbligati i soci di opera; 8) le norme secondo le quali gli utili devono essere ripartiti e la quota di ciascun socio negli utili e nelle perdite [2263 ss.]; 9) la durata della società [2307 3]. (1) I riferimenti alla paternità e alla razza che originariamente figuravano nel numero sono stati soppressi, rispettivamente, con l. 31 ottobre 1955, n. 1064, e con d.lg.lt. 14 settembre 1944, n. 287. InquadramentoLa norma in commento, che stabilisce le informazioni che devono essere contenute nell'atto costitutivo, non prevede una determinata forma, né ad substantiam né ad probationem, del contratto istitutivo di una s.n.c.: particolari forme potranno, però, essere necessarie in applicazione del principio generale di cui all'art. 2251 in relazione alla natura dei beni conferiti. Il contratto costitutivo di società in nome collettivo, che non abbia per oggetto il conferimento di beni immobili, può essere concluso anche oralmente, essendo il documento scritto richiesto solo in funzione dell'eventuale iscrizione della società nel registro delle imprese (art. 2296). Tale documento è, pertanto, superfluo per le società irregolari, alle quali si applica, in forza del rinvio di cui all'art. 2293, la disposizione del precedente art. 2251, secondo il quale il contratto di società (personali) non è soggetto a forme speciali, salvo quelle richieste dalla natura dei beni conferiti (Cass. n. 9527/2014; Cass. n. 4569/1992). La redazione dell'atto costitutivo per atto pubblico o per scrittura privata è, però, prevista ai fini della successiva iscrizione nel registro delle imprese (Galgano in Tr. C. M., 2007, 404; Conforti, 2015, 23). La forma del contratto non incide, quindi, sulla validità del negozio costitutivo né sulla prova dell'esistenza della società, avendo piuttosto l'effetto di selezionare le norme applicabili all'interno di quelle che (rispetto delle formalità o meno) rimangono comunque società di persone commerciali (Conforti, 2015, 24). In altre parole, da un lato, c'è la società in nome collettivo costituita secondo le formalità di legge ed iscritta nel registro delle imprese a cui si applicherà la normativa specifica prevista per il tipo sociale; dall'altro un contratto stipulato senza le formalità previste dall'art. 2296 che produrrà la nascita di una s.n.c. irregolare, assoggettata alla normativa di rinvio di cui all'art. 2297 (Conforti, 2015, 24). Come detto, una particolare forma può essere imposta dalla natura dei beni che vengono conferiti alla società e, quindi, nel caso più frequente, da beni immobili in relazione al trasferimento dei quali è richiesta la forma scritta ad substantiam (ovvero dal godimento ultranovennale o a tempo indeterminato beni immobili o altri diritti reali immobiliari o, ancora, navi e aeromobili). Ci si è chiesti se il mancato rispetto della forma scritta relativa ad un conferimento avente ad oggetto beni immobili possa comportare la nullità dell'intero contratto sociale. Per una parte della dottrina, detta mancanza determinerebbe la nullità soltanto del trasferimento del bene in relazione al quale è richiesta la forma scritta, ma non avrebbe effetti sulla validità del contratto sociale, salvo il caso in cui la proprietà dell'immobile rivesta carattere essenziale al fine del perseguimento dell'oggetto sociale (Campobasso 2012, 60; Palmieri, 1405; Cottino, 1963). Contenuto dell'atto costitutivoNon tutte le informazioni che l'articolo in commento indica come contenuto dell'atto costitutivo sono necessarie, in quanto la mancanza di talune di esse è superata da norme suppletive di legge. In particolare, l'assenza dei requisiti previsti dai nn. 3, 6 e 8 sarà colmata dalle norme di cui agli artt. 2257, 2253 e 2293. Al contrario, osta alla iscrizione della società nel registro delle imprese (ma non influisce sulla validità del contratto sociale) la mancanza delle indicazioni di cui ai nn. 2 (ragione sociale) e 4 (sede sociale). Mentre può rinviarsi all'art. 2292 per la trattazione della ragione sociale ed all'art. 2298 per la trattazione dei poteri di rappresentanza, in questa sede appare opportuno soffermarsi sulle altre indicazioni previste dalla norma in commento. Il n. 4 prescrive che l'atto costitutivo debba indicare la sede della società e eventuali sedi secondarie (per queste ultime si rinvia all'art. 2297). Per sede sociale deve intendersi quella risultante dall'atto costitutivo e dallo statuto, costituita nel luogo ove si trova il centro degli affari sociali che qui vengono diretti dalle persone che ne hanno la rappresentanza (Conforti, 2015, 43). In altre parole, il luogo ove gli organi deliberativi ed amministrativi della società esercitano la loro attività gestoria. L'indicazione della sede è elemento necessario dell'atto costitutivo la cui omissione giustifica il rifiuto dell'iscrizione dell'atto presso il registro delle imprese. Dalla sede legale si distingue la sede effettiva che è costituita dal centro di organizzazione e direzione dell'impresa e di svolgimento della attività sociale (Cass. n. 2324/2011; Cass. n. 14792/2000 la quale ha precisato che tale centro di organizzazione e direzione va identificato, in via presuntiva, con la sede legale quale luogo istituzionalmente destinato alle indicate funzioni salva la prova del carattere soltanto formale o fittizio di tale sede legale per lo svolgimento altrove delle attività direttive ed organizzative o della parte più significativa di esse). Alla sede effettiva può farsi riferimento per l'individuazione del giudice competente a dichiarare il fallimento della società (Cass. n. 14792/2000, cit.; Cass. n. 7063/1999). La sede sociale non può indicata presso una casella postale ed è illegittimo il trasferimento della sede da un indirizzo fisico ad una casella postale (Giud. Registro Roma, decr. 2 aprile 2015). Particolare rilievo ha l'indicazione dell'oggetto sociale il quale deve consistere in un'attività economica produttiva e può essere individuato nell'atto costitutivo non solo con riguardo ad un'attività economica in atto, o immediatamente intrapresa, ma anche con riguardo alla programmazione di un suo successivo ampliamento (Cass. n. 2741/1985). L'oggetto sociale, infatti, rileva come limite al potere degli organi della società di operare nella sua gestione (Cass. n. 6142/1988). Costituisce, dunque, il parametro di riferimento dell'estensione dei poteri di rappresentanza (Conforti, 2015, 52). L'oggetto sociale deve essere determinato o determinabile (Cass. n. 1106/1995), oltre che lecito e possibile. L'illiceità dell'oggetto sociale comporta la nullità del contratto sociale dalla quale deriva, a sua volta, lo scioglimento della società e l'avvio della fase di sua liquidazione (Trib. Milano, 31 ottobre 1983 che ha ritenuto applicabile, quale principio generale dell'ordinamento, il dettato di cui all'art. 2332). Una trattazione particolare merita, poi, l'indicazione dei conferimenti di ciascun socio, il valore ad essi attribuito e il modo di valutazione (n. 6). Il riferimento contenuto nell'articolo in commento ai conferimenti e la presenza di altre norme (artt. 2303 e 2306) che ad esso fanno riferimento, consentono di ritenere che anche la società in nome collettivo debba essere necessariamente dotata di un capitale sociale ottenuto dalla somma algebrica dei valori che i soci hanno dato ai conferimenti iniziali e ciò ai fini della valida iscrizione della società nel registro delle imprese (Tassinari, 450; Campobasso, 78). La questione è, tuttavia, dibattuta, laddove si registra un orientamento secondo il quale, nelle società personali, non può parlarsi di capitale sociale, in quanto la legge non prevede che l'importo di esso sia indicato nell'atto costitutivo né che sia garantito che il valore del conferimento corrisponda a quanto indicato nell'atto costitutivo stesso. Conseguentemente, anche l'indicazione degli elementi di cui al n. 6 sarebbe meramente eventuale (Ferri, in Comm. S.B., 1987, 427). D'altra parte, in questa prospettiva, la funzione primaria del capitale sociale, quella di garanzia dei creditori, sarebbe risolta attraverso la responsabilità illimitata dei soci. In senso contrario, è però stato osservato che la stessa disciplina degli utili e, in particolare, la loro distribuibilità solo in caso di effettivo conseguimento, consente di affermare che un capitale sociale, pure minimo, debba comunque sussistere e che tale entità sia sottratta alla disponibilità dei soci, fermo restando che, nelle società di persone, non sussiste alcun obbligo di ricostituzione del capitale per perdite (Spolidoro, 2011, 850, il quale evidenzia come l'argomento della presenza di soci illimitatamente responsabili non rende superflua l'esistenza di un capitale sociale come dimostrato dalla disciplina delle società a responsabilità limitata unipersonali). In tale prospettiva, deve essere valorizzato, altresì, il ruolo del capitale sociale sotto il profilo organizzativo e produttivistico della società (Tassinari, 452). Nelle società di persone, in caso di azzeramento del capitale per perdite non sussiste alcun obbligo di ricostituzione dello stesso o di messa in liquidazione della società (Cass., n. 23/2017). Oggetto del conferimento può essere ogni contributo che sia dotato di valore economicamente apprezzabile e che possa essere utile per il raggiungimento dello scopo sociale (e, dunque, anche partecipazioni in altre società, azienda etc.). In tale prospettiva, se si segue la tesi della obbligatorietà, anche per le società personali, di un capitale sociale, dovrebbe ritenersi inammissibile un conferimento di una azienda con esposizione debitoria in eccesso (ma con prospettive di rendimento in futuro) in quanto ciò determinerebbe l'insorgere di un capitale sociale negativo (Tassinari, 451, nt. 15). A mente del n. 7 dell'articolo in commento, l'atto costitutivo deve indicare le prestazioni a cui sono obbligati i soci di opera. Tale indicazione si rende necessaria in quanto, non essendo possibile valutare in termini monetari l'apporto di chi conferisce il proprio lavoro, il legislatore si è preoccupato di richiedere che venga consacrato contrattualmente l'obbligo del conferimento della propria opera e, in secondo luogo, che sia precisato nel contratto in che cosa l'apporto medesimo si concreti (Buonocore in Comm. S., 1995, 174). È stato, poi, precisato che il socio d'opera gode dei medesimi diritti del socio che apporta capitale (Buonocore, in Comm. S., 1995, 175) e che la sua figura non può essere assimilata a quella di un lavoratore subordinato. L'art. 2295 n. 8 prevede, poi, l'indicazione dei criteri secondo i quali devono essere ripartiti gli utili e la quota di ciascun socio negli utili e nelle perdite. Si tratta di una indicazione la cui omissione non produce alcuna irregolarità della società (non potendo neppure generare il rifiuto dell'iscrizione nel registro delle imprese), in ragione dell'esistenza delle norme suppletive di cui agli artt. 2262 (sul momento di ripartizione degli utili) e art 2263 (che prevede, in caso di diverso accordo, una partecipazione egualitaria tra i soci agli utili ed alle perdite). Quanto alla durata della società, un primo orientamento ha ritenuto che la relativa indicazione fosse inderogabile con conseguente possibilità dell'ufficio del registro di rifiutare l'iscrizione della società (Ferri in Comm. S.B., 1987, 388; Trib. Udine, 20 luglio 1986). Tuttavia, altra dottrina ritiene, argomentando dalla possibilità di una proroga anche tacita della società (art. 2307 comma 3), che possa ammettersi una società a durata indeterminata (Marano, 526; Fusaro, 495; Marziale, 223). 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