Codice Civile art. 2437 ter - Criteri di determinazione del valore delle azioni (1).Criteri di determinazione del valore delle azioni (1). [I]. Il socio ha diritto alla liquidazione delle azioni per le quali esercita il recesso. [II]. Il valore di liquidazione delle azioni (2) è determinato dagli amministratori, sentito il parere del collegio sindacale e del soggetto incaricato della revisione legale dei conti (3), tenuto conto della consistenza patrimoniale della società e delle sue prospettive reddituali, nonché dell'eventuale valore di mercato delle azioni. [III]. Il valore di liquidazione delle azioni quotate in mercati regolamentati (2) è determinato facendo (4) riferimento alla media aritmetica dei prezzi di chiusura nei sei mesi che precedono la pubblicazione ovvero ricezione dell'avviso di convocazione dell'assemblea le cui deliberazioni legittimano il recesso. Lo statuto delle società con azioni quotate in mercati regolamentati può prevedere che il valore di liquidazione sia determinato secondo i criteri indicati dai commi 2 e 4 del presente articolo, fermo restando che in ogni caso tale valore non può essere inferiore al valore che sarebbe dovuto in applicazione del criterio indicato dal primo periodo del presente comma (5). [IV]. Lo statuto può stabilire criteri diversi di determinazione del valore di liquidazione, indicando gli elementi dell'attivo e del passivo del bilancio che possono essere rettificati rispetto ai valori risultanti dal bilancio, unitamente ai criteri di rettifica, nonché altri elementi suscettibili di valutazione patrimoniale da tenere in considerazione. [V]. I soci hanno diritto di conoscere (2) la determinazione del valore di cui al secondo comma del presente articolo nei quindici giorni precedenti alla data fissata per l'assemblea; ciascun socio ha diritto di prenderne visione e di ottenerne copia a proprie spese. [VI]. In caso di contestazione da proporre contestualmente alla dichiarazione di recesso il valore di liquidazione è determinato entro novanta giorni dall'esercizio del diritto di recesso tramite relazione giurata di un esperto nominato dal tribunale, che provvede anche sulle spese, su istanza della parte più diligente; si applica in tal caso il primo comma dell'articolo 1349. (1) V. nota al Capo V. (2) V. Avviso di rettifica in G.U. 4 luglio 2003, n. 153. (3) Le parole «revisione contabile» sono state sostituite dalle parole «revisione legale dei conti» dall'art. 37, comma 20, del d.lg. 27 gennaio 2010, n. 39. (4) L'art. 20, comma 3, d.l. 24 giugno 2014 n. 91, conv., con modif., in l. 11 agosto 2014 n. 116, ha soppresso la parola «esclusivo». (5) L'art. 20, comma 3, d.l. 24 giugno 2014 n. 91, , conv., con modif., in l. 11 agosto 2014 n. 116, ha aggiunto, in fine, le parole «Lo statuto delle società con azioni quotate in mercati regolamentati può prevedere che il valore di liquidazione sia determinato secondo i criteri indicati dai commi 2 e 4 del presente articolo, fermo restando che in ogni caso tale valore non può essere inferiore al valore che sarebbe dovuto in applicazione del criterio indicato dal primo periodo del presente comma». InquadramentoL'articolo in commento, da una parte, disciplina i criteri di determinazione del valore delle azioni per le quali può essere esercitato il recesso e, dall'altro consente ai soci di avere, in epoca precedente alla assunzione della deliberazione che giustifica l'esercizio del recesso, contezza di quel valore. Sotto tale ultimo profilo, dunque, la ratio della norma è stata identificata con la volontà di consentire ai soci di esprimere in assemblea un voto consapevole di fronte ad una possibile modifica delle condizioni di rischio dell'investimento (Callegari in Tr. R., 324). I criteri di determinazione del valore delle partecipazioniIl secondo comma impone agli amministratori di determinare il valore delle azioni per le quali è stato esercitato il recesso, ove la società non sia quotata, tenendo conto della consistenza patrimoniale della società e delle sue prospettive reddituali, nonché dell'eventuale valore di mercato delle azioni ovvero, in caso di azioni quotate in mercati regolamentati, facendo riferimento alla media aritmetica dei prezzi di chiusura nei sei mesi che precedono la pubblicazione ovvero ricezione dell'avviso di convocazione dell'assemblea le cui deliberazioni legittimano il recesso. È, dubbio, se possano essere applicati lo «sconto di minoranza» ovvero il «premio di maggioranza»: secondo alcuni autori, la norma, facendo riferimento alla consistenza patrimoniale, escluderebbe in radice una simile possibilità (Ventoruzzo 405, contra Calandra Buonaura, 315). I criteri statutariAi sensi del quarto comma della disposizione in commento, lo statuto può stabilire criteri diversi di determinazione del valore di liquidazione, indicando gli elementi dell'attivo e del passivo del bilancio che possono essere rettificati rispetto ai valori risultanti dal bilancio, unitamente ai criteri di rettifica, nonché altri elementi suscettibili di valutazione patrimoniale da tenere in considerazione. Attraverso le deroghe statutarie la società può pervenire ad un valore superiore o inferiore rispetto a quello derivante dall'applicazione dei criteri legali (Carmignani 886). Secondo altra dottrina, invece, anche l'applicazione dei criteri statutari deve tendere alla determinazione del valore reale della partecipazione, entrando in gioco nella determinazione del valore della partecipazione del recedente anche profili di tutela dei creditori: i correttivi sono consentiti al solo fine di giungere ad una effettiva determinazione del valore reale (Di Cataldo, 240). È consentito prevedere statutariamente che la consistenza patrimoniale venga valutata secondo il criterio che tiene conto dell'utilizzo dei cespiti nella prospettiva della continuità aziendale. Il criterio della continuità aziendale (cosiddetto going concern) risulta, oltretutto, il più coerente rispetto ai beni aziendali, il cui valore complessivo, sino a che continua l'attività di impresa, non si risolve nella somma del valore statico dei singoli beni, essendo invece inevitabilmente influenzato dalla prospettiva della continuazione dell'attività (Cass., 15 luglio 2014, n. 16168). Inoltre, è legittima e non contrasta con alcuna norma imperativa la deliberazione dell'assemblea straordinaria che introduca nello statuto una disciplina convenzionale del diritto di recesso che individui criteri per la liquidazione della quota migliorativi rispetto alla previsione normativa (Trib. Torino, 26 novembre 2004, in Giur. it., 2005, 750). Il diritto di informazione dei sociMentre il secondo comma dell'articolo in commento grava gli amministratori del compito di eseguire la valutazione delle azioni, il quinto comma tutela il socio recedente consentendogli di avere conoscenza della determinazione del valore predetto nei quindici giorni precedenti alla data fissata per l'assemblea, di prenderne visione e di ottenerne copia a proprie spese. Secondo la dottrina, in una prospettiva garantista, si deve ritenere che, anteriormente all'assemblea, i soci abbiano diritto di conoscere non solo il risultato della valutazione, ma anche il procedimento di determinazione e, dunque, i criteri utilizzati (Callegari in Tr. R.,330). In giurisprudenza si ritiene poi che costituisce un vizio del procedimento, che determina l'annullabilità della delibera, la mancata determinazione del valore di liquidazione delle azioni nei quindici giorni che precedono l'assemblea chiamata a decidere in ordine a materie che legittimano l'esercizio del diritto di recesso (Trib. Milano, 30 aprile 2008, in Giur. it., 2008, 1944). La relazione dell'esperto nominato dal tribunaleL'ultimo comma prevede che, in caso di contestazione da proporre contestualmente alla dichiarazione di recesso, il valore di liquidazione è determinato tramite relazione giurata di un esperto nominato dal tribunale che provvede anche sulle spese, su istanza della parte più diligente, applicandosi, peraltro, a tale fattispecie il primo comma dell'art. 1349. Il socio che ha esercitato il recesso, in presenza dei presupposti di legge, può richiedere al Tribunale la nomina dell'esperto, finalizzata a determinare il valore della liquidazione delle azioni, anche in assenza di preventiva determinazione degli amministratori della società (Trib. Roma, 30 aprile 2014, in Giur. comm., 2015, II, 864). Ove, cioè, questi non ottemperino all'obbligo di determinare il valore di liquidazione delle azioni si verifica, comunque, una situazione di conflitto obiettivo tra l'interesse del socio ad esercitare il diritto di recesso ed il comportamento inerte serbato dagli amministratori che, sostanzialmente, equivale alla contestazione del diritto di recesso del socio stesso (Trib. Roma, 30 aprile 2014, cit., Trib. Roma, 13 dicembre 2007; Trib. Santa Maria Capua Vetere, 15 gennaio 2008). La pendenza del procedimento camerale per la stima del valore della quota del socio receduto rende improcedibile la domanda proposta in sede ordinaria tesa all'accertamento e alla liquidazione del valore della quota stessa (Trib. Roma, 20 ottobre 2009, in Foro it., 2011, I, 281). BibliografiaAbriani, La riduzione del capitale sociale nelle S.p.A. e nelle S.r.l. 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