Codice Civile art. 2449 - Società con partecipazione dello Stato o di enti pubblici (1).Società con partecipazione dello Stato o di enti pubblici (1). [I]. Se lo Stato o gli enti pubblici hanno partecipazioni in una società per azioni che non fa ricorso al mercato del capitale di rischio, lo statuto può ad essi conferire la facoltà di nominare un numero di amministratori e sindaci, ovvero componenti del consiglio di sorveglianza, proporzionale alla partecipazione al capitale sociale. [II]. Gli amministratori e i sindaci o i componenti del consiglio di sorveglianza nominati a norma del primo comma possono essere revocati soltanto dagli enti che li hanno nominati. Essi hanno i diritti e gli obblighi dei membri nominati dall'assemblea. Gli amministratori non possono essere nominati per un periodo superiore a tre esercizi e scadono alla data dell'assemblea convocata per l'approvazione del bilancio relativo all'ultimo esercizio della loro carica. [III]. I sindaci, ovvero i componenti del consiglio di sorveglianza, restano in carica per tre esercizi e scadono alla data dell'assemblea convocata per l'approvazione del bilancio relativo al terzo esercizio della loro carica. [IV]. Alle società che fanno ricorso al capitale di rischio si applicano le disposizioni del sesto comma dell'articolo 2346. Il consiglio di amministrazione può altresì proporre all'assemblea, che delibera con le maggioranze previste per l'assemblea ordinaria, che i diritti amministrativi previsti dallo statuto a favore dello Stato o degli enti pubblici siano rappresentati da una particolare categoria di azioni. A tal fine è in ogni caso necessario il consenso dello Stato o dell'ente pubblico a favore del quale i diritti amministrativi sono previsti (1) Articolo modificato dall'art. 13, comma 1, l. 25 febbraio 2008, n. 34. Il testo precedentemente in vigore, era il seguente: «[I]. Se lo Stato o gli enti pubblici hanno partecipazioni in una società per azioni, lo statuto può ad essi conferire la facoltà di nominare uno o più amministratori o sindaci ovvero componenti del consiglio di sorveglianza. [II]. Gli amministratori e i sindaci o i componenti del consiglio di sorveglianza nominati a norma del comma precedente possono essere revocati soltanto dagli enti che li hanno nominati. [III]. Essi hanno i diritti e gli obblighi dei membri nominati dall'assemblea. [IV]. Sono salve le disposizioni delle leggi speciali». Vedi anche il secondo comma dell'art. 13 della stessa legge n. 34 del 2008, che recita: «Il consiglio di amministrazione, nelle società che ricorrono al capitale di rischio e nelle quali sia prevista la nomina di amministratori ai sensi dell'articolo 2449 del codice civile, nel testo vigente anteriormente alla data di entrata in vigore della presente legge, adegua lo statuto entro otto mesi da tale data, prevedendo che i diritti amministrativi siano rappresentati da strumenti finanziari, non trasferibili e condizionati alla persistenza della partecipazione dello Stato o dell'ente pubblico, ai sensi dell'articolo 2346, sesto comma, del codice civile. Scaduto il predetto termine di otto mesi, perdono efficacia le disposizioni statuarie non conformi alle disposizioni dell'articolo 2449, come sostituito dal comma 1». InquadramentoL'articolo in commento è il solo articolo del codice che prende in considerazione la partecipazione di enti pubblici al capitale di società per azioni. La norma è stata profondamente innovata con la l. n. 34/2008 la quale ha recepito le indicazioni provenienti dalla giurisprudenza della Corte di giustizia che aveva dichiarato incompatibili con il diritto comunitario alcune disposizioni dell'ordinamento interno che attribuivano poteri speciali al socio pubblico di società per azioni. L'art. 2449 prende in considerazione i poteri attribuibili socio pubblico di nomina e di revoca degli amministratori e di sindaci (ovvero dei componenti del consiglio di sorveglianza) nonché i diritti e gli obblighi spettanti agli amministratori ed ai sindaci cosi nominati e pone una disciplina differenziata tra società chiuse e società aperte. Con riferimento all'ambito di applicazione, si ritiene che la norma sia applicabile alle società cooperative che abbiano adottato il modello di società per azioni (Santanostaso 1547; Donativi, 3 ss), ma non alle società a responsabilità limitata (Demuro 583; (Santanostaso, 1548; Donativi, 98). La natura giuridica delle società pubblicheSi afferma che la società con partecipazione pubblica non muta la sua natura di soggetto di diritto privato per il solo fatto che l'ente pubblico ne possegga, in tutto o in parte, le quote di partecipazione: il rapporto tra società ed ente locale è di assoluta autonomia, all'ente non essendo consentito di incidere unilateralmente sullo svolgimento del rapporto medesimo e sull'attività della società mediante l'esercizio di poteri autoritativi o discrezionali (Cass. S.U., n. 17287/2006; Cass. S.U., n. 7799/2005). La prospettiva, però, muta con riferimento alle società c.d. in house providing. Tali società costituiscono, infatti, null'altro che una longa manus dell'amministrazione. Al fine di considerare tale una società è, però, necessario che si ravvisi la contemporanea presenza di tre condizioni: a) l'essere la società a totale partecipazione pubblica, b) la sua destinazione statutaria ad operare in via esclusiva o prevalente in favore dell'amministrazione pubblica partecipante, c) l'esistenza di quello che si è ormai soliti definire come «controllo analogo», ossia una forma di direzione e controllo sulla gestione societaria, da parte della pubblica amministrazione partecipante, analoga a quella che la medesima amministrazione eserciterebbe su una propria articolazione interna (Cass. S.U., n. 10299/2013; Cass. S.U., n. 26283/2013; Trib. Roma, 20 ottobre 2011, Soc., 2011, 1473; Trib. Milano, Milano, 10 febbraio 2014, Soc., 749). Nella ricorrenza di tali requisiti, le società in house hanno della società solo la forma esteriore in quanto in realtà costituiscono delle articolazioni della pubblica amministrazione da cui promanano e non dei soggetti giuridici ad essa esterni e da essa autonomi (Cass. n. 26283/2013; Cass. n. 7177/2014). La nomina diretta nelle società che non fanno ricorso al mercato del capitale di rischioIn relazione alle società chiuse, il primo comma specifica ora che lo statuto può conferire a Stato o enti pubblici la facoltà di nomina di amministratori o sindaci nei limiti del criterio della proporzionalità. L'introduzione di tale criterio costituisce il portato della giurisprudenza della Corte di giustizia (Corte Giust. UE, 6 dicembre 2007, nella cause riunite C-463/04 e C-464/04) in ordine alla incompatibilità con l'ordinamento comunitario di un controllo sproporzionato rispetto alla partecipazione posseduta (Ghezzi Ventoruzzo, 674; Donativi, 115 ss.; Ibba, Demuro, 2837). Diritti e obblighi degli amministratori di nomina pubblicaIl secondo comma della disposizione in commento prevede che gli amministratori (così come i sindaci) nominati dall'ente pubblico hanno i diritti e gli obblighi dei membri nominati dall'assemblea. In altre parole, le particolarità attinenti alla procedura di nomina non incidono sulle funzioni che l'amministratore è chiamato ad esercitare e l'interesse che egli, durante la sua carica, deve tutelare: la disciplina di cui all'art. 2449 non determina l'attribuzione o l'istituzionalizzazione di un fine (Donativi 401 ss.; Ibba, Demuro, 2844). Nel caso in cui lo statuto di una società a partecipazione pubblica preveda che il potere di nomina degli amministratori venga esercitato direttamente dall'ente pubblico ex art. 2449, quest'ultimo nell'esercizio di tale diritto speciale agisce come organo della società; in capo agli amministratori nominati, pertanto, si instaura un rapporto di mandato solo con la società (Trib. Milano, 10 febbraio 2014, Soc., 749). La revocaGli amministratori ed i sindaci di designazione pubblica possono essere revocati soltanto dagli enti che li hanno nominati. La giurisprudenza sembra orientata a ritenere la natura privatistica della revoca. Si afferma, infatti, che la revoca dell'amministratore di nomina pubblica può essere da lui impugnata presso il giudice ordinario, non presso il giudice amministrativo. L'amministratore revocato dall'ente pubblico, come l'amministratore revocato dall'assemblea dei soci, può chiedere al giudice ordinario solo la tutela risarcitoria per difetto di giusta causa, a norma dell'art. 2383, non anche la tutela reale per reintegrazione nella carica, in quanto l'art. 2449 assicura parità di status tra amministratori di nomina assembleare e amministratori di nomina pubblica (Cass. S.U., n. 1237/2015; Cass. n. 26630/2007; contra Cass. n. 4139/1982). Si discute se esista un potere concorrente di revoca da parte dell'assemblea della società. Costituisce giusta causa di revoca dell'amministratore nominato dal socio pubblico il mutamento della maggioranza politica che quell'amministratore aveva designato (App. Milano, 5 maggio 2010, Soc., 2011, 262). In senso contrario, però, la giurisprudenza di legittimità (Cass. n. 23381/2013): la giusta causa di revoca non può rinvenirsi in motivazione di carattere esclusivamente politico o implicanti una valutazione meta-giuridica del comportamento degli amministratori. BibliografiaDemuro, L'incompatibilità con il diritto comunitario della nomina diretta ex art. 2449 c.c, in Giur. comm. 2008, I, 576; Donativi, La nomina pubblica alle cariche sociali nelle società per azioni, in Trattato Buonocore-Costi, Sez. IV-4, VII, Torino, 2010; Ghezzi, Ventoruzzo, La nuova disciplina delle partecipazioni dello Stato e degli enti pubblici nel capitale delle società per azioni: fine di un privilegio?, in Riv. soc. 2008; Ibba, Demuro, art. 2449, in Le società per azioni, Codice civile e norme complementari, diretto da Abbadessa, Portale, Milano, 2016; Pericu, artt. 2449-2450, in Commentario Niccolini, Stagno d'Alciontres, Napoli, 2004; Santonastaso, art. 2449, in Commentario al codice civile, diretto da E. Gabrielli, Delle società. Dell'azienda. Della concorrenza, artt. 2379-2451, a cura di D. Santosuosso, Torino, 2015. |