Codice Civile art. 2468 - Quote di partecipazione (1).

Guido Romano

Quote di partecipazione (1).

[I]. Le partecipazioni dei soci non possono essere rappresentate da azioni né costituire oggetto di offerta al pubblico di prodotti finanziari (2).

[II]. Salvo quanto disposto dal terzo (3) comma del presente articolo, i diritti sociali spettano ai soci in misura proporzionale alla partecipazione da ciascuno posseduta. Se l'atto costitutivo non prevede diversamente, le partecipazioni dei soci sono determinate in misura proporzionale al conferimento.

[III]. Resta salva la possibilità che l'atto costitutivo preveda l'attribuzione a singoli soci di particolari diritti riguardanti l'amministrazione della società o la distribuzione degli utili.

[IV]. Salvo diversa disposizione dell'atto costitutivo e salvo in ogni caso quanto previsto dal primo comma dell'articolo 2473, i diritti previsti dal precedente comma possono essere modificati solo con il consenso di tutti i soci.

[V]. Nel caso di comproprietà di una partecipazione, i diritti dei comproprietari devono essere esercitati da un rappresentante comune nominato secondo le modalità previste dagli articoli 1105 e 1106 (4).

(1) V. nota al Capo VII.

(2) Le parole «offerta al pubblico di prodotti finanziari» sono state sostituite alle parole «sollecitazione all'investimento» dall'art. 5 1 d.lg. 28 marzo 2007, n. 51, con effetto a decorrere dal 24 aprile 2007.

(3) V. Avviso di rettifica in G.U. 4 luglio 2003, n. 153.

(4) Seguiva un periodo soppresso dall'art. 21 d.lg. 28 dicembre 2004, n. 310.

Inquadramento

Il duplice divieto contenuto nel primo comma dell'articolo in commento — le partecipazioni dei soci non possono essere rappresentate da azioni né costituire oggetto di offerta al pubblico di prodotti finanziari — è funzionale all'emersione, nell'ambito della società a responsabilità limitata, del principio della centralità della persona del socio e, dunque, dell'intuitus personae proprio delle società personali.

A differenza di quanto avviene nelle società per azioni ove il capitale sociale è suddiviso in parti secondo un criterio predeterminato nello statuto che risulta insensibile rispetto al numero dei soci (Angelici, 21), nelle società a responsabilità limitata il capitale sociale è suddiviso in ragione del numero dei soci e, dunque, il numero delle quote varia in dipendenza del numero dei soggetti che compongono la compagine sociale (Paolini, 301; Guerrera, 238; Salvatore, 306). È assente in questo tipo di società, la standardizzazione della partecipazione: da qui il divieto, assoluto ed inderogabile, di emissioni di azioni (Paolini, 302).

È stato efficacemente affermato che la norma in commento è descrittiva del tipo e dunque imperativa (Zanarone, 499, nt. 1). Si segnala che l'art. 26 d.l. 18 ottobre 2012, n. 179 (convertito con modificazioni in l. 17 dicembre 2012, n. 221) prevede che in deroga a quanto previsto dall'articolo 2468, comma 1, le quote di partecipazione in start-up innovative costituite in forma di società a responsabilità limitata possono costituire oggetto di offerta al pubblico di prodotti finanziari, anche attraverso i portali per la raccolta di capitali di cui all'articolo 30 del decreto medesimo, nei limiti previsti dalle leggi speciali.

La natura giuridica della quota di società a responsabilità limitata

Secondo l'orientamento prevalente della giurisprudenza, la quota di partecipazione in una società a responsabilità limitata esprime una posizione contrattuale obiettivata, che va considerata come bene immateriale equiparabile al bene mobile non iscritto in pubblico registro ai sensi dell'art. 812, per cui ad essa possono applicarsi, a norma dell'art. 813, ultima parte, le disposizioni concernenti i beni mobili e, in particolare, la disciplina delle situazioni soggettive reali e dei conflitti tra di esse sul medesimo bene, poiché la quota, pur non configurandosi come bene materiale al pari dell'azione, ha tuttavia un valore patrimoniale oggettivo, costituito dalla frazione del patrimonio che rappresenta, e va perciò configurata come oggetto unitario di diritti (Cass. n. 22361/2009; Cass. n. 19161/2007; Cass. n. 6957/2000; Cass. n. 697/1997; Cass. n. 7409/1986).

Le partecipazioni non proporzionate al conferimento

È stato efficacemente osservato che il secondo comma della disposizione in commento pone una doppia regola di proporzionalità: della commisurazione dei diritti sociali, in relazione alla quota di partecipazione detenuta da ciascun socio e della misura della partecipazione, in relazione al conferimento (Paolini, 303).

Tuttavia, proprio al fine di lasciare il massimo dell'autonomia, il legislatore consente la derogabilità di tali norme attraverso, da una parte, il conferimento di diritti particolari ad uno o a taluni dei soci e, dall'altra, attraverso la possibilità di prevedere una partecipazione sociale non proporzionale al conferimento.

I diritti particolari del socio

L'atto costitutivo può prevedere l'attribuzione a singoli soci di particolari diritti riguardanti l'amministrazione della società o la distribuzione degli utili: la norma in esame rafforza l'autonomia statutaria dei soci (Paolini, 311) derogando così al principio generale di proporzionalità tra partecipazione e diritti. Peraltro, l'attribuzione di un diritto particolare avviene in ragione della persona del socio in quanto tale con la conseguenza che non è possibile la sua oggettivizzazione mediante creazione di categorie di quote che incorporino il suddetto diritto in modo tale da mantenerlo inalterato a seguito alla circolazione della partecipazione (Zanarone, 521; Santoni, 392; Paolini, 312; Guerrera, 239, contra Notari, 332; Daccò, 2007, 402).

Tale ultima possibilità è, invece, espressamente consentita nelle start-up innovative costituite in forma di società a responsabilità limitata laddove l'art. 26, comma 2, d.l. 18 ottobre 2012, n. 179 prevede che l'atto costitutivo può creare categorie di quote fornite di diritti diversi e, nei limiti imposti dalla legge, può liberamente determinare il contenuto delle varie categorie anche in deroga a quanto previsto dall'art. 2468 commi 2 e 3.

Secondo la dizione contenuta nel comma in commento, i diritti particolari possono riguardare l'amministrazione della società o la distribuzione degli utili.

Peraltro, la dottrina interpreta in maniera estensiva la duplice dizione normativa consentendo alla autonomia privata di prevedere, con l'atto costitutivo, l'attribuzione di diritti particolari in materie diverse (Notari, 330; Daccò, 2007, 407; Consiglio Notarile di Milano, massima, n 39), mentre altri giungono al medesimo risultato attribuendo alle due ipotesi il contenuto rispettivamente di “diritti amministrativi” e di “diritti patrimoniali” (Zanarone, 525).

La prima categoria ricomprende sia l'attività gestoria in senso stretto sia l'insieme dei diritti che consentono al socio di partecipare attivamente alle vicende societarie (Paolini, 313).

Esemplificando, possono essere attribuiti: la funzione di amministratore; il diritto di nomina di uno o più amministratori (così, Daccò, 2007, 403; Notari, 330, contra Zanarone, 951, in ragione del disposto di cui all'art. 2479 comma 2 n. 2 che riserva “in ogni caso” alla competenza dei soci la nomina, se prevista dall'atto costitutivo, degli amministratori); il potere autorizzatorio, decisorio o di veto rispetto a determinate scelte gestorie o imprenditoriali; il potere di esprimere il gradimento al trasferimento delle partecipazioni sociali, di esercitare il diritto di prelazione; la facoltà di sottoporre argomenti alla decisione dei soci o di provocare l'intervento dell'assemblea indipendentemente dal raggiungimento delle soglie di cui all'art. 2479 (Zanarone, ibidem); il diritto di recesso in presenza di particolari condizioni; il diritto di riscatto della quota di proprietà di altro socio, ma solo al verificarsi di determinate condizioni oggettive, altrimenti risolvendosi la fattispecie in una esclusione del socio al di fuori delle previsioni di cui all'art. 2473 bis (Salvatore, 334).

Sulla base della considerazione che l'attribuzione di un diritto non può portare a conseguenze negative per la società, parte della dottrina esclude la configurabilità di un diritto di revoca dell'amministratore, revoca che, in assenza di giusta causa, comporterebbe per la società un onere risarcitorio (Paolini, 320).

Con riferimento alla categoria di diritti particolari attinenti alla distribuzione degli utili, appare pacifica l'ammissibilità di una partecipazione agli utili non proporzionale al conferimento, con il limite, tuttavia, del divieto di patto leonino.

Inoltre, può farsi riferimento non solo all'utile distribuibile, ma all'utile di bilancio e, cioè, all'utile conseguito accertato in bilancio: in altre parole, il diritto particolare può attribuire ad un socio un diritto all'utile per effetto della sola approvazione del bilancio ed a prescindere dalla deliberazione di distribuzione purché si tratti di utili realmente conseguiti (Salvatore, 326; Paolini, 316; Daccò, 2007, 405).

La modificazione dei diritti particolari

Il quarto comma dell'articolo in commento prevede che i diritti previsti dal precedente comma possono essere modificati solo con il consenso di tutti i soci. Sebbene la norma si riferisca esplicitamente al solo caso della modifica dei diritti, la dottrina ritiene applicabili il principio dell'unanimità anche ai casi di eliminazione e di introduzione di diritti particolari (Paolini, 324; Daccò, 2007, 395).

La trasferibilità delle quote di proprietà di titolari di diritti particolari

Come sopra evidenziato, i diritti particolari possono essere conferiti in ragione della persona del socio senza possibilità di creare una speciale categoria di quote. Pertanto, in generale si ritiene che il diritto particolare sia intrasferibile, sia inter vivos che mortis causa: nel caso di cessione della partecipazione del socio titolare, il diritto particolare si estingue (Daccò, 2007, 399; Guerrera, 250; Paolini, 327; Salvatore, 337).

È, però, legittima una diversa previsione dell'atto costitutivo.

La divisibilità e comproprietà della quota

La norma in argomento, diversamente dal vecchio art. 2482, non contiene alcun precetto in ordine alla divisibilità della quota. La dottrina, tuttavia, ritiene che l'unitarietà della partecipazione non ne implica, salvo diversa disposizione dell'atto costitutivo, l'indivisibilità (Zanarone, 514; Paolini, 329, contra, Santoni, 390).

È illegittima l'iscrizione nel libro dei soci dell'acquisto di quote divise in capo a ciascuno dei coeredi, non preceduta dal deposito nel registro delle imprese e dalla conseguente iscrizione nel libro soci della comunione ereditaria avente ad oggetto la quota sociale relitta, essendo questa la conseguenza immediata, ed insuperabile, della successione ereditaria al socio defunto (Trib. Roma, 2 maggio 2001, in Vita Not., 2003, 328).

Nel caso di comproprietà di una partecipazione (previsto dall'ultimo comma dell'articolo in commento), i diritti dei comproprietari devono essere esercitati da un rappresentante comune nominato ai sensi degli artt. 1105 e 1106: la nomina avverrà a maggioranza semplice, calcolata sulla base del valore delle quote dei singoli partecipanti (Paolini, 331).

In caso di comproprietà di partecipazioni, l'impugnazione di una deliberazione assembleare può essere proposta esclusivamente dal rappresentante comune e non dal singolo comproprietario, carente del potere d'impugnare così come di quello di esercitare il diritto d'intervento e di voto in assemblea (Cass., 18 luglio 2007, n. 15962).

Secondo una parte della giurisprudenza di merito, dal carattere derivativo della legittimazione del rappresentante comune all'esercizio dei diritti di voto e di impugnazione si desume una legittimazione concorrente dei singoli soci all'esercizio di quei diritti la cui realizzazione non presuppone una determinazione di volontà unitaria (Trib. Milano, 19 gennaio 2017).

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