Codice Civile art. 2545 quinquies - Diritto agli utili e alle riserve dei soci cooperatori 1 .

Guido Romano

Diritto agli utili e alle riserve dei soci cooperatori 1.

[I]. L'atto costitutivo indica le modalità e la percentuale massima di ripartizione dei dividendi tra i soci cooperatori.

[II]. Possono essere distribuiti dividendi, acquistate proprie quote o azioni ovvero assegnate ai soci le riserve divisibili se il rapporto tra il patrimonio netto e il complessivo indebitamento della società è superiore ad un quarto. La condizione2  non si applica nei confronti dei possessori di strumenti finanziari.

[III]. L'atto costitutivo può autorizzare l'assemblea ad assegnare ai soci le riserve divisibili attraverso:

a) l'emissione degli strumenti finanziari di cui all'articolo 2526;

b) mediante aumento proporzionale delle quote sottoscritte e versate, o mediante l'emissione di nuove azioni, anche in deroga a quanto previsto dall'articolo 2525, nella misura massima complessiva del venti per cento del valore originario.

[IV]. Le riserve divisibili, spettanti al socio in caso di scioglimento del rapporto, possono essere assegnate, se lo statuto non prevede diversamente, attraverso l'emissione di strumenti finanziari liberamente trasferibili e devono esserlo ove il rapporto tra il patrimonio netto e il complessivo indebitamento della società sia inferiore ad un quarto.

[V]. Le disposizioni dei commi secondo e terzo non si applicano alle cooperative con azioni quotate in mercati regolamentati3.

 

[1] V. nota al Titolo VI.

[2] Le parole «La condizione» sono state sostituite alle parole «Il divieto» dall'art. 301a)d.lg. 28 dicembre 2004, n. 310.

[3] Comma aggiunto dall'art. 301b) d.lg. n. 310, cit.

Inquadramento

La cooperativa può svolgere attività con i terzi e, quindi, conseguire, senza vincoli di sorta, utili da tali attività (art. 2521 comma 2). Ciò che caratterizza la società cooperativa, distinguendola dalla società lucrativa è, invece, la limitazione posta alla distribuzione degli utili realizzati, cioè al lucro soggettivo (Santagata, 446): in questa cornice, dunque, la norma in commento è finalizzata ad evitare lo snaturamento della funzione mutualistica. Tale finalità è stata resa esplicita dalla relazione alla riforma del diritto societario dove si legge che è stato introdotto un limite sostanziale alla distribuzione degli utili e alla divisione delle riserve in relazione a particolari situazioni finanziarie della società, per evitare che, soprattutto nelle cooperative diverse dalle riconosciute, il principio della porta aperta «in uscita » accompagnato alla rimozione dei principali limiti alla lucratività soggettiva possa determinare esodi in massa nelle situazioni di prosperità o nella imminenza di situazioni di crisi.

Opportunamente sono stati differenziati i dividendi dagli utili, per indicare il vantaggio che deriva dalla partecipazione al capitale, sottolineando nella fattispecie la rilevanza del lucro soggettivo, al pari di ogni altra società commerciale.

Per la distribuzione di tali dividendi, intesi come quota percentuale degli utili maturati nel periodo, il limite è individuato nel patrimonio netto che non deve essere inferiore ad un quarto del complessivo indebitamento della società e non vale nei confronti dei soci finanziatori). Lo stesso limite sopra indicato vale pure per l'acquisto di quote o azioni proprie, correlativamente a quello stabilito nell'art. 2529 ed infine per l'assegnazione ai soci di riserve divisibili, se prevista dallo statuto, attraverso le modalità indicate dal terzo comma le quali diventano obbligatorie, per l'assegnazione delle riserve in caso di scioglimento del rapporto sociale con il singolo socio, solo se il patrimonio netto sia inferiore al quarto dell'indebitamento della società.

Bibliografia

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