Codice Civile art. 2558 - Successione nei contratti.

Roberto Amatore
aggiornato da Francesco Agnino

Successione nei contratti.

[I]. Se non è pattuito diversamente, l'acquirente dell'azienda subentra nei contratti stipulati per l'esercizio dell'azienda stessa che non abbiano carattere personale [2112, 2610] (1).

[II]. Il terzo contraente può tuttavia recedere dal contratto entro tre mesi dalla notizia del trasferimento, se sussiste una giusta causa, salvo in questo caso la responsabilità dell'alienante.

[III]. Le stesse disposizioni si applicano anche nei confronti dell'usufruttuario e dell'affittuario per la durata dell'usufrutto e dell'affitto [2561, 2562] (2).

(1) Per i contratti di locazione immobiliare v. art. 36 l. 27 luglio 1978, n. 392. V. anche l'art. 58 d.lg. 1° settembre 1993, n. 385.

(2) V. art. 132 l. 22 aprile 1941, n. 633.

Inquadramento

In tema di cessione d'azienda (nella specie, attuata mediante contratto di cessione del ramo inerente al settore dei lavori pubblici), trova applicazione il principio, ai sensi dell'art. 2558, del trasferimento al cessionario dei contratti stipulati, potendo le parti, in forza del patto derogatorio previsto in detta norma, eccettuare il passaggio di alcuni contratti, ma non anche di alcuni rapporti negoziali, determinandosi con la cessione il subentro dell'acquirente d'azienda nel rapporto contrattuale nella sua interezza, cioè per il complesso di prestazioni, obblighi e diritti dal medesimo scaturenti; ne consegue l'inopponibilità alla stazione appaltante pubblica del patto, intercorso fra l'appaltatore cedente e il cessionario d'azienda, in forza del quale il primo conserva i diritti di credito relativi a riserve iscritte in contabilità sui lavori eseguiti (Cass. n. 840/2012). Le disposizioni contenute nell'art. 2558 in ordine alla successione dell'acquirente dell'azienda, salvo patto contrario, nei contratti stipulati per l'esercizio della stessa non ancora interamente eseguiti, che non abbiano carattere personale, possono trovare applicazione, in virtù di interpretazione estensiva, con conseguente esclusione della responsabilità dell'acquirente in ordine ai contratti già eseguiti, solo in ogni altra analoga ipotesi in cui si verifichi sostituzione di un imprenditore ad un altro nell'esercizio dell'impresa, come conseguenza diretta della volontà delle parti, ovvero di un fatto dalle medesime espressamente previsto. Pertanto, nel caso di contratto di compravendita di immobile ove siano ancora in corso lavori appaltati dall'alienante, deve escludersi l'applicabilità di dette disposizioni, in assenza della dimostrazione che si versi in tema di trasferimento di beni organizzati dall'imprenditore per l'esercizio dell'impresa, ed in mancanza di indagine sulla volontà dei contraenti (Cass. n. 1294/2000).

In tema di successione nei contratti ai sensi dell'art. 2558, l'automatico subentro del cessionario in tutti i rapporti contrattuali a prestazioni corrispettive non aventi carattere personale si applica soltanto ai cosiddetti "contratti di azienda" (aventi ad oggetto il godimento di beni aziendali non appartenenti all'imprenditore e da lui acquisiti per lo svolgimento della attività imprenditoriale) e ai cosiddetti "contratti di impresa" (non aventi ad oggetto diretto beni aziendali, ma attinenti alla organizzazione dell'impresa stessa, come i contratti di somministrazione con i fornitori, i contratti di assicurazione, i contratti di appalto e simili) (Cass. n. 15065/2018).

La disciplina prevista dall'art. 2558, commi 1 e 3, è applicabile non solo alle ipotesi espressamente previste dalla norma, ma estensivamente, anche ad altri casi, come l'affitto di ramo di azienda, in cui vi è, in forza di un fatto giuridico idoneo a produrla, la sostituzione di un imprenditore ad un altro nell'esercizio dell'impresa. Ne consegue che a seguito di un contratto di affitto di ramo di azienda, l'affittuario subentra nel contratto di appalto pertinente all'azienda affittata, trattandosi di contratto a prestazioni corrispettive non avente, in quanto contratto d'impresa, carattere personale (Cass. n. 31466/2018 ).

Generalità

In tema di trasferimento di azienda, la regola stabilita dall'art. 2558 — secondo cui si verifica il trasferimento ex lege al cessionario di tutti i rapporti contrattuali a prestazioni corrispettive non aventi carattere personale e, quindi, dei cosiddetti contratti di azienda che hanno ad oggetto il godimento di beni aziendali non appartenenti all'imprenditore e da lui acquisiti per lo svolgimento dell'attività — si applica anche ai cosiddetti contratti di impresa che, pur non avendo come oggetto diretto beni aziendali, sono attinenti all'organizzazione dell'impresa, come il contratto di assicurazione contro i danni che sia stato stipulato per l'esercizio dell'azienda, con la conseguenza, in quest'ultimo caso, che, salvo che le parti non abbiano disposto diversamente, l'acquirente subentra nella posizione dell'assicurato e l'assicuratore, dal canto suo, è tenuto a dare esecuzione al contratto anche se non ne ha accettato il trasferimento, sempre che nei termini di legge non eserciti la facoltà di recesso (Cass. n. 27011/2005). La successione dell'acquirente, dell'usufruttuario e dell'affittuario di azienda, prevista dall'art 2558, salvo patto contrario, nei contratti a prestazioni corrispettive stipulati dal dante causa e non ancora interamente eseguiti (nel senso che ciascun contraente sia ancora contemporaneamente creditore di una prestazione e debitore di una altra), sempreché si tratti di contratti non a carattere personale, inerenti all'esercizio dell'impresa e non soggetti a specifica diversa disposizione di legge (come nel caso dei contratti di lavoro, di consorzio e di edizione, regolati, rispettivamente, dagli artt. 2112, 2610 e art. 132 l. n. 633/1941), deve ritenersi operante, in applicazione estensiva del citato art. 2558, in ogni altra analoga ipotesi in cui si verifichi sostituzione di un imprenditore all'altro nell'esercizio dell'impresa, come conseguenza diretta della volontà delle parti, ovvero di un fatto dalle medesime espressamente previsto. Pertanto, nel caso in cui l'esercizio dell'azienda si ritrasferisca dallo affittuario al locatore, per effetto di cessazione del rapporto di affitto, l'indicata successione si verifica, nei confronti del locatore, solo se si tratti di cessazione del rapporto per causa negozialmente contemplata, come il termine finale o la condizione risolutiva, e non anche, quindi, nella diversa ipotesi in cui la cessazione medesima sia conseguenza diretta di un fatto non negoziale, ancorché ricollegabile, ma solo in via mediata, ad una fattispecie negoziale. Da tanto deriva che il locatore non subentra nei contratti stipulati dall'affittuario, pur se presentanti le caratteristiche sopra specificate, qualora riacquisti il godimento dell'azienda, prima della scadenza del contratto, in conseguenza della sua risoluzione per inadempimento dell'affittuario, sia essa pronunciata dal giudice, ovvero disposta dalla determinazione di un arbitro irrituale designato dalle parti (Cass. n. 632/1979). La norma contenuta nell'art. 2558, relativa alla successione nei contratti dell'azienda ceduta, in vista delle esigenze dei traffici e della necessita di assecondare la circolazione dei valori economici rappresentati dai contratti già stipulati dall'imprenditore, risponde alla presumibile volontà dei contraenti in ordine al perdurare del vincolo anche nell'ipotesi di trasferimento dell'azienda, quando i contratti non abbiano carattere personale e salva sempre la facoltà di recesso riconosciuta a favore del terzo. Pertanto, tale norma non può trovare applicazione a danno dell'acquirente per i contratti già eseguiti, specie quando si tratti di accertare una responsabilità per inadempimento imputabile esclusivamente al cedente dell'azienda (Cass. n. 1247/1962). In tema di trasferimento d'azienda, la «regula iuris» di cui all'art. 2258 (trasferimento al cessionario «ipso iure» di tutti i rapporti contrattuali a prestazioni corrispettive non aventi carattere personale) si applica non soltanto ai contratti d'azienda, ma anche ai cosiddetti «contratti d'impresa», a quelli, cioè, aventi ad oggetto beni aziendali non appartenenti all'imprenditore, ma stipulati per l'esercizio dell'impresa (quali i contratti di assicurazione ovvero quelli che regolano i rapporti con i fornitori) (Cass. n. 5495/2001).

Il conferimento di un'azienda o di un ramo di essa ad una società rientra nella più ampia e generale figura della cessione d'azienda, realizzando il trasferimento e, quindi, la successione a titolo particolare della stessa. Ne consegue, l'applicazione della disciplina conseguente posta dagli artt. 2557 e ss. c.c. e, in particolare, dell'art. 2558 c.c., in forza del quale, se non pattuito diversamente, il cessionario subentra nei contratti stipulati per l'esercizio dell'azienda non aventi carattere personale (Cass. n. 30296/2022).

In tema di cessione di ramo d'azienda, la nullità della vocatio in ius della società cedente resta sanata a seguito della costituzione in giudizio della cessionaria, operando la sanatoria indipendentemente dalla volontà del convenuto ed a prescindere dalle difese da esso svolte (Cass. n. 26473 /2017). A seguito della retrocessione al proprietario dell'azienda affittata, dei meri debiti contratti dall'affittuario - ossia dei debiti non collegati a posizioni contrattuali non ancora definite - risponde, ai sensi dell'art. 2560, comma 2, anche il proprietario dell'azienda, se essi risultano dai registri contabili obbligatori, realizzandosi un'ipotesi di accollo cumulativo ex lege; questa interpretazione trova conferma nel disposto di cui all'art. 104-bis l.fall.(per la nuova disciplina v. art. 212, d.lgs. n. 14/2019 “Codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza”), il quale espressamente esclude che la retrocessione al fallimento di aziende, o rami di aziende, comporti la responsabilità della procedura per i debiti maturati, diversamente da quanto disposto dall'art. 2560, prevedendo, pertanto, una espressa deroga alla disciplina ordinaria (Cass.  n.  23581/2017).

Nell'ipotesi di conferimento di un'azienda individuale ad una società si verifica un fenomeno traslativo non soggetto alla disciplina dell'art. 2498 (concernente esclusivamente il caso di trasformazione di società da un tipo in un altro, con conseguente passaggio ipso iure, dalla prima alla seconda, di diritti ed obblighi), bensì, ove il trasferimento investa l'intera struttura aziendale o parti di essa idonee a costituire autonome unità organizzative e produttive, alle disposizioni dettate, per gli aspetti generali del fenomeno stesso, dagli artt. 2558 e ss., e, per quelli particolari attinenti ai rapporti di lavoro, dall'art. 2112, in applicazione del quale sussiste la solidale responsabilità – per i debiti contratti verso i lavoratori anteriormente al trasferimento (anche se al momento di questo i relativi rapporti di lavoro non siano più in atto e benché detti debiti conseguano alla disposta integrazione giudiziale della retribuzione ex artt. 36 Cost. e art. 2099) – del socio conferente e della società, nonché, eventualmente, in relazione al tipo di questa, dei soci illimitatamente responsabili. (Nella specie, la S.C., ha cassato la decisione impugnata per non aver dato conto della significatività indiziante di circostanze, quali l'identità oggettiva dell'attività aziendale, il non mutamento sostanziale dei luoghi di lavoro e la riconducibilità del potere direttivo alla stessa persona, proprie di un fenomeno di continuazione economica) (Cass. n. 26953/2016).

Responsabilità dell'acquirente

In caso di trasferimento d'azienda, si verifica il trasferimento al soggetto acquirente di tutti i rapporti contrattuali a prestazioni corrispettive non aventi carattere personale, a norma dell'art. 2558, con conseguente responsabilità dell'acquirente dell'azienda per l'inadempimento dei relativi contratti, a prescindere alla riscontrabilità delle relative poste passive nelle scritture contabili (nella specie si era verificato il conferimento ad una società del ramo di un'altra azienda comprensivo delle attività produttive e di commercializzazione inerenti ad una lottizzazione immobiliare e il giudice di merito, con la sentenza confermata sul punto dalla S.C., aveva ritenuto la società cessionaria di tale ramo aziendale responsabile per l'inadempimento delle obbligazioni — relative all'esecuzione di opere di urbanizzazione — già contrattualmente assunte dal soggetto cedente nei confronti di acquirenti di unità immobiliari) (Cass. n. 4301/1999).

Differenza rispetto alla cessione del contratto

La successione nei contratti prevista dall'art. 2558, nel caso di cessione di azienda, è istituito diverso dalla cessione del contratto di cui agli artt. 1406 ss., in quanto può intervenire in qualsiasi fase del rapporto contrattuale, purché non del tutto esaurito, e quindi anche nella fase contenziosa, inerente ad una domanda di esatto adempimento, di garanzia per vizi o di risoluzione per inadempimento, con la conseguenza che il cessionario dell'azienda assume la posizione di successore e titolo particolare nel diritto controverso, ai sensi ed agli effetti dell'art. 111 c.p.c. (Cass. n. 8219/1990).

Successione ed art. 2112 c.c.

Nel rapporto di agenzia è configurabile un trasferimento dell'azienda preponente — i cui effetti sono disciplinati dalla normativa generale dell'art. 2558 e non dall'art. 2112 relativo al lavoro subordinato — ove concorrano il requisito obiettivo della continuità dell'azienda come entità economica organizzata dall'imprenditore e il requisito soggettivo della modificazione nella titolarità dell'azienda, quale che sia il mezzo tecnico — giuridico attraverso cui tale sostituzione si realizza. In siffatta ipotesi, l'onere probatorio relativo alla sussistenza della giusta causa, idonea a legittimare il recesso dal contratto di agenzia da parte dell'agente entro tre mesi dalla notizia del trasferimento dell'azienda preponente, spetta allo stesso agente, fungendo la giusta causa da elemento costitutivo della responsabilità dell'alienante. (Cass. n. 21678/2004). In tema di trasferimento d'azienda, in caso di donazione di una ditta individuale a due soggetti e di successiva costituzione di una società di persone tra loro, si verifica una duplice cessione di azienda, in quanto i due donatari divengono titolari nello stesso momento di una posizione imprenditoriale derivante dalla comproprietà dell'azienda donata nella sua unità e devono essere considerati soci di fatto della società, poi regolarizzata, secondo il modello legale della società di persone; pertanto, non essendovi discontinuità nella vita aziendale che dalla conduzione individuale passa alla conduzione societaria, prima irregolare e poi legalizzata, ai sensi dell'art. 2560 dei debiti relativi all'azienda ceduta, anteriori al trasferimento, continua a rispondere l'alienante, salva diversa volontà dei creditori, ma solidalmente risponde anche l'acquirente, ove i debiti risultino dai libri sociali obbligatori, mentre deve escludersi l'applicabilità dell'art. 2558, che si riferisce alla diversa ipotesi di cessione dei contratti aziendali (in applicazione di tale principio, la S.C. ha affermato la legittimazione passiva della società di persone, a fini di recupero di un debito Iva dell'azienda individuale, ancorché i termini per la relativa dichiarazione fossero scaduti al momento della donazione) (Cass. n. 29653 /2008).

Casistica

Per effetto dell'art. 2558 — a norma del quale, salvo patto contrario, la cessione di azienda determina il trasferimento dei contratti stipulati per l'esercizio della medesima che non abbiano carattere personale — l'acquirente di essa subentra non soltanto nei contratti aventi ad oggetto il godimento dei beni aziendali non di proprietà dell'imprenditore e da lui acquisiti per lo svolgimento della sua attività, ma anche nei contratti di impresa, aventi ad oggetto rapporti concernenti l'organizzazione di questa, tra i quali rientrano i contratti con i fornitori, di assicurazione, di appalto, di concessione in uso di spazi pubblicitari. Pertanto è necessario che la deroga a detta regola generale emerga dal tenore letterale complessivo del contratto di cessione, da interpretare secondo le regole ermeneutiche della volontà delle parti stabilite dagli artt. 1362 e segg., tra cui il loro comportamento successivo alla conclusione del contratto, che però non può indurre il giudice di merito a desumere una volontà modificativa o innovativa di quella risultante dal contesto dell'atto negoziale (Cass. n. 13651/2004). In tema di trasferimento di azienda, ai sensi dell'art. 2558 — secondo cui si verifica il trasferimento ex lege al cessionario di tutti i rapporti contrattuali a prestazioni corrispettive non aventi carattere personale e rispetto ai quali le parti non abbiano espressamente escluso l'effetto successorio — si verifica il subentro ipso iure del cessionario d'azienda anche nella clausola compromissoria contenuta in contratto stipulato dal cedente per l'esercizio dell'azienda, senza che sia necessario un apposito patto di cessione e senza che sia pertanto richiesta la forma scritta ad substantiam (Cass. n. 7652/2007). La concessione di licenza di uso del «software» effettuata dal titolare — che ne ha un diritto personale ed esclusivo, protetto dal diritto d'autore ai sensi dell'art. 64-bis, lett. c), l. n. 633/1941 — a favore di una impresa il cui ramo di azienda sia successivamente ceduto a terzi, rientra tra i contratti nei quali può subentrare l'acquirente dell'azienda, ma solo in mancanza di una specifica pattuizione contraria tra il titolare del diritto ed il suo contraente licenziatario; invero, la particolare personalità del diritto in questione, legato all'inventiva, implica di regola il dominio pieno del suo titolare anche sulla determinazione dell'uso da parte dei terzi e, sussistendo piena identificazione tra il contratto di licenza di uso ed il suo oggetto, esclude detto passaggio ai sensi dell'art. 2558, cioè in modo automatico e quale contratto d'impresa, anche tale norma facendo salva una diversa pattuizione con cui le parti originarie abbiano voluto stabilire la incedibilità ulteriore di un diritto già ceduto (Cass. n. 16041/2011).

In tema di cessione di azienda, il regime fissato dall'art. 2560, comma 2, c.c., con riferimento ai debiti relativi all'azienda ceduta, secondo cui dei debiti suddetti risponde anche l'acquirente dell'azienda allorché essi risultino dai libri contabili obbligatori, è destinato a trovare applicazione quando si tratti di debiti in sé soli considerati, e non anche quando, viceversa, essi si ricolleghino a posizioni contrattuali non ancora definite, in cui il cessionario sia subentrato a norma del precedente art. 2558 c.c., inserendosi la responsabilità, infatti, in tal caso, nell'ambito della più generale sorte del contratto (purché, beninteso, non già del tutto esaurito), anche se in fase contenziosa al tempo della cessione dell'azienda (Cass. n. 32487/2023, in applicazione del principio, la S.C. ha ritenuto che la cessazione del contratto assicurativo ai sensi dell'art. 1901 c.c., dopo la cessione a titolo di affitto di azienda, per mancato pagamento di premi assicurativi maturati prima della cessione stessa , doveva intendersi come cessazione di un contratto che si era trasferito all'affittuario ai sensi dell'art. 2558 c.c. , non applicandosi, per converso, l'art. 2560 c.c.).

Bibliografia

Andreani, Tubelli, L'avviamento segue sempre il complesso aziendale, in Corr. trib. 2011, 2250; Ascarelli, Corso di diritto commerciale,Milano, 1962, 329; Auletta, Avviamento commerciale, in Enc. giur., 6; Carusi, Un falso percorso del pensiero privatistico: tutela dell'avviamento commerciale e « danno da finita locazione », in Giust. civ. 2008, II, 231; Campobasso, Diritto commerciale, I, Torino, 2006, 150; Colombo, L'azienda ed il mercato, in Trattato di diritto commerciale e di diritto pubblico dell'economia, diretto da Galgano, Padova, 2012; Cottino, Diritto Commerciale, I, Bologna, 2014, 1; Ferrari, Azienda, in Enc. dir., 1973, 687; Ferri, Manuale di diritto commerciale, Torino, 2006, 218; Marchisio, Circolazione dell'azienda, tutela dell'avviamento e divieto di concorrenza, in Riv. not. 2011, 136; Martorano, Manuale di diritto commerciale, a cura di V. Buonocore, Torino, 2015, 114; Menti, L'acquisto dell'azienda e il prezzo pagato per l'avviamento, in Riv. giur. trib. 2002, 644; Micangeli, Indennità per la perdita dell'avviamento: la presenza di professionisti non esclude la caratterizzazione come commerciale dell'attività svolta nell'immobile locato, in Giur. mer. 1999; Presti Rescigno, Corso di diritto commerciale, Bologna, 2005, 54; Pettiti, Il trasferimento volontario d'azienda, Napoli, 1970, 151; Tommassini, Contributo alla teoria dell'azienda come oggetto di diritti, Milano, 1986, 74.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario