Codice Civile art. 2561 - Usufrutto dell'azienda.Usufrutto dell'azienda. [I]. L'usufruttuario dell'azienda deve esercitarla sotto la ditta che la contraddistingue [2563 ss.]. [II]. Egli deve gestire l'azienda senza modificarne la destinazione [985] e in modo da conservare l'efficienza dell'organizzazione e degli impianti [997] e le normali dotazioni di scorte. [III]. Se non adempie a tale obbligo o cessa arbitrariamente dalla gestione dell'azienda, si applica l'articolo 1015. [IV]. La differenza tra le consistenze di inventario all'inizio e al termine dell'usufrutto è regolata in danaro, sulla base dei valori correnti al termine dell'usufrutto. InquadramentoLa disciplina legislativa dell'usufrutto (come quella identica dello affitto) considera l'azienda come una “universitas rerum”, cioè come un complesso di beni organizzati, anche se materialmente distinti, in vista di una finalità produttiva, talché tutti i beni che vi vengono eventualmente immessi dall'usufruttuario, allo scopo di perseguire tale finalità, entrano a far parte integrante del complesso aziendale, ed il nudo proprietario ne acquista a titolo originario la proprietà in virtù della forza attrattiva propria della struttura unitaria della universitas rerum, mentre l'usufruttuario (cosi come l'affittuario) ha solo diritto alla differenza in denaro tra la consistenza dell'inventario all'inizio e al termine dell'usufrutto (o dell'affitto) sulla base dei valori correnti a tale ultima data (Cass. n. 1668/1973). In ipotesi in cui oggetto del diritto di usufrutto sia un'azienda industriale, i poteri di godimento attribuiti all'usufruttuario non riguardano le singole cose, bensì il complesso organizzato, di cui devono essere conservate la destinazione e la capacita produttiva. L'usufruttuario ha, pertanto, il diritto-dovere di gestire l'azienda o di partecipare alla sua gestione in comunione con gli altri titolari (in ipotesi di usufrutto parziale). La percezione dei frutti costituisce soltanto un effetto del godimento del bene. Da ciò deriva che colui che ha impedito all'usufruttuario di partecipare alla gestione dell'azienda e di goderne direttamente i relativi utili e obbligato a corrispondergli l'equivalente pecuniario al valore attuale, trattandosi di un debito non originariamente di valuta. (nella specie, deceduto l'originario titolare dell'azienda, gli eredi avevano continuato la gestione della stessa, impedendo alla vedova di lui, usufruttuaria ex lege, di parteciparvi) (Cass. n. 2/1968). Obblighi e poteri dell'usufruttuarioL'usufruttuario, così come del resto l'affittuario, ha diritto solo alla differenza in denaro tra la consistenza dell'inventario all'inizio e al termine dell'usufrutto ovvero dell'affitto, sulla base dei valori correnti a tale ultima data (Cass. n. 1973/1668). I debiti contratti dall'usufruttuarioIn tema di determinazione del reddito d'impresa, le quote di ammortamento delle aziende concesse in affitto (o in usufrutto) sono deducibili dal reddito dell'affittuario (o dell'usufruttuario) ai sensi dell'art. 67, comma 8, del d.P.R. n. 917 del 1986 (nella numerazione attuale, art. 102, comma 8, del citato d.P.R.), come precisato dall'art. 14, comma 2, del d.P.R. n. 42 del 1988 (applicabile ratione temporis), salvo che nel contratto di affitto sia stata pattuita una deroga al combinato disposto degli artt. 2561 e 2562 c.c., ipotesi nella quale dette quote sono deducibili dal reddito del concedente (Cass. n. 22070/2022, nella specie, la S.C. ha ritenuto che la previsione contrattuale, secondo cui le quote di ammortamento riguardanti la componente mobiliare ed immobiliare erano deducibili, anche ai fini fiscali, dalla società affittante, unita al comportamento dell'affittuario, che non aveva dedotto gli oneri in questione, integrasse la deroga convenzionale in questione) Estinzione dell'usufruttoAl termine dell'usufrutto il concedente succede nei contratti pendenti, stipulati dall'usufruttuario e inerenti all'esercizio dell'azienda (Ferrari, 738). Il terzo contraente non può recedere per giusta causa, a seguito del trasferimento del rapporto al nudo proprietario (Colombo, 247). Il nudo proprietario non subentra nei crediti facenti capo all'usufruttuario, tranne che per quanto riguarda i crediti aventi ad oggetto il godimento di beni immessi nell'azienda da quest'ultimo (Colombo, 252). Peraltro, il concedente non subentra neanche nei debiti contratti dall'usufruttuario, né è responsabile riguardo ad essi verso i creditori (Colombo, cit., 257). È controverso se tra le consistenze dell'inventario debba o meno farsi rientrare l'avviamento. Secondo una prima tesi, l'usufruttuario ad un compenso per l'incremento dell'avviamento (Cass. n. 3775/1994). Mentre un altro orientamento richiama la disposizione dell'art. 985 di talché, qualora l'usufruttuario avesse sostenuto delle spese che, pur non essendosi tradotte in una posta dell'inventario, abbiano procurato un aumento dell'avviamento, avrebbe diritto alla minor somma tra quanto speso e il valore aggiunto dell'azienda (Colombo, 282). 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Buonocore, Torino, 2015, 114; Menti, L'acquisto dell'azienda e il prezzo pagato per l'avviamento, in Riv. giur. trib. 2002, 644; Micangeli, Indennità per la perdita dell'avviamento: la presenza di professionisti non esclude la caratterizzazione come commerciale dell'attività svolta nell'immobile locato, in Giur. mer. 1999; Presti Rescigno, Corso di diritto commerciale, Bologna, 2005, 54; Pettiti, Il trasferimento volontario d'azienda, Napoli, 1970, 151; Tommassini, Contributo alla teoria dell'azienda come oggetto di diritti, Milano, 1986, 74. |