Codice Civile art. 2577 - Contenuto del diritto.

Roberto Amatore
aggiornato da Francesco Agnino

Contenuto del diritto.

[I]. L'autore ha il diritto esclusivo di pubblicare l'opera e di utilizzarla economicamente in ogni forma e modo, nei limiti e per gli effetti fissati dalla legge [2581] (1).

[II]. L'autore, anche dopo la cessione dei diritti previsti dal comma precedente, può rivendicare la paternità dell'opera e può opporsi a qualsiasi deformazione, mutilazione o altra modificazione dell'opera stessa, che possa essere di pregiudizio al suo onore o alla sua reputazione.

(1) V. artt. 12 e 20 l. 22 aprile 1941, n. 633 e r.d. 18 maggio 1942, n. 1369.

Inquadramento

Il diritto d'autore si propone di assicurare all'autore il controllo dell'utilizzazione economica dell'opera sia per consentirgli di ottenere una partecipazione ai ricavi derivanti dall'utilizzazione stessa, sia per salvaguardare gli interessi non patrimoniali connessi con l'impiego dell'opera (Auteri, 543). Parte della dottrina considera il diritto d'autore un diritto unitario costituito da facoltà patrimoniali e personali strettamente connesse: è la teoria cd. monistica (Caselli, 325). Altra parte della dottrina ritiene che il diritto patrimoniale e diritto morale, pur sorgendo a titolo originario in capo allo stesso soggetto, abbiano finalità, contenuto e regime diversi: c.d. teoria dualistica (Auteri, 545).

Quando sia respinta l'azione promossa per la protezione del diritto d'autore o di un diritto connesso, sotto il profilo che l'opera (nella specie, progetto di lavori di ingegneria) non può rientrare nelle categorie tutelate con singole Disposizioni in materia di diritto d'autore, deve riconoscersi l'ammissibilità in via sussidiaria dell'Azione di arricchimento senza causa, per il cui accoglimento debbono accertarsi i requisiti essenziali, e cioè se quella che non e opera dell'ingegno abbia tuttavia consistenza giuridica sotto altro legittimo profilo ed inoltre sia idonea a produrre un ingiusto vantaggio in danno del titolare della corrispondente situazione giuridica soggettiva (Cass. n. 773/1980).

Il diritto morale d'autore

In tema di diritto morale d'autore ed in relazione alla utilizzazione non autorizzata di un brano di opera lirica in uno spot pubblicitario, il «vulnus» all'onore, al prestigio e alla integrità culturale del compositore non può ricondursi in astratto, e per definizione, alla natura e finalità (commerciale) o alla struttura (ridotta) del tipo di filmato in questione, al quale non può a priori disconoscersi una propria specifica dignità espressiva; ne consegue che la ricorrenza di un danno per «svilimento» dell'opera va verificata in concreto, tenendo conto dei più vari elementi del filmato di volta in volta all'uopo rilevanti (prodotto reclamizzato, contenuti, toni, tecniche di confezione) e, soprattutto, del modo in cui l'opera musicale interagisce col contesto di tali elementi (Cass. n. 5388/1998). La responsabilità per la riproduzione di un brano musicale senza autorizzazione da parte del titolare dei diritti di sfruttamento economico non ha natura oggettiva e, pertanto, nel caso in cui detto brano faccia da sottofondo ad un messaggio pubblicitario, non può ricadere sul beneficiario della pubblicità, a meno che non si provi che egli sia stato autore o compartecipe della violazione del diritto di autore, non essendo sufficiente la dimostrazione dell'indiretto beneficio goduto per effetto dell'abusiva riproduzione (nella specie, imputabile esclusivamente all'emittente radiofonica incaricata di veicolare il messaggio, la quale non aveva ricevuto alcuna indicazione in merito al brano da inserire come sottofondo) (Cass. n. 24754/2014). Il diritto morale d'autore ed in specie il diritto all'integrità dell'opera va risarcito, in caso di violazione da parte di terzi, soltanto con riguardo al pregiudizio patrimoniale (quale ad esempio il lucro cessante) che possa risentire a seguito dell'altrui comportamento illecito, restando risarcibili i danni non patrimoniali (morali) soltanto quando il comportamento del terzo costituisca anche reato (Cass. n. 8336/1992). Il diritto morale dell'autore del soggetto dell'opera cinematografica resta fermo anche in caso di adattamenti apportati al soggetto stesso per esigenze tecniche ed artistiche inerenti alla realizzazione del film (Cass. n. 1458/1972). La lesione del diritto di autore, come diritto alla paternità della opera, può dar luogo, al pari di ogni altro diritto della personalità, ad una duplice sanzione e cioè, da un canto, all'ordine di cessazione del fatto lesivo ed al compimento delle attività dirette ad eliminare le conseguenze nocive all'onore e alla reputazione dell'autore (quali, ad esempio, la pubblicazione della sentenza che accerta la violazione del diritto d'autore o il ripristino dell'opera deformata o mutilata), ma, dall'altro canto, anche al risarcimento del danno, qualora dalla lesione del diritto sia derivato un pregiudizio economico al soggetto che ne e titolare. Quanto al risarcimento del danno, esso, in conseguenza della violazione del diritto morale di autore, può essere di due specie — adel danno patrimoniale, quando dal pregiudizio alla reputazione dell'autore gli derivi anche un pregiudizio alla vita di relazione o all'attività produttiva oppure una diminuzione dei vantaggi economici che il soggetto avrebbe potuto trarre da altre sue attività od opere b) del danno non patrimoniale (cd "danno morale") quando la subita violazione del suo diritto morale abbia recato all'autore anche una sofferenza sul piano psicologico. Soltanto in relazione a questa seconda categoria di danno la risarcibilità e limitata, ai sensi dell'art. 2059 ai soli casi determinati dalla legge e, cioè, — in difetto di norme specifiche- alla sola ipotesi che il fatto lesivo sia configurabile come reato, a norma dell'art. 185, comma 2, c.p. la risarcibilità e, invece, illimitata quando si tratta di danno patrimoniale, anche se prodotto dalla lesione non del diritto alla utilizzazione dell'opera, ma del diritto alla paternità dell'opera, ossia del diritto di autore come diritto della personalità. La prova di tale danno ben può essere tratta anche da presunzioni (purché adeguate ed univoche), ed esso può essere liquidato anche con valutazione equitativa (Cass. n. 1274/1968). La lesione del diritto d'autore, pur nella componente di diritto della personalità riferito alla paternità ed integrità dell'opera e non all'utilizzazione della stessa, può dar luogo al risarcimento del danno patrimoniale, qualora dalla sua lesione sia derivato un pregiudizio economico al soggetto che ne è titolare, ed in tal caso la risarcibilità del danno è illimitata, non restando soggetta alla restrizione ai soli casi determinati dalla legge, la quale riguarda, invece, il danno non patrimoniale, alla stregua dell'art. 2059, secondo la sua interpretazione costituzionalmente orientata (Nel caso di specie, la S.C. ha ritenuto immune da violazione di legge la sentenza di appello, che aveva ravvisato il danno patrimoniale per lesione del diritto d'autore subito da un artista, il quale aveva progettato ed eseguito la decorazione di una fontana posta all'ingresso di un parco divertimenti, in seguito modificata da terzi mediante sostituzione delle piastrelle originali con altrettante che ne costituivano una mediocre imitazione e con l'inserimento del nome dell'attore su una di esse: Cass. n. 25510/2010). In base agli artt. 12 e 20 l. n. 633/1941 sulla protezione del diritto di autore e all'art. 2577, l'autore ha il diritto esclusivo di pubblicare l'opera e di utilizzarla economicamente e anche dopo la cessione di tali diritti, egli può rivendicare la paternità dell'opera ed opporsi a qualsiasi deformazione, mutilazione o altra modificazione dell'opera stessa, la quale possa essere di pregiudizio al suo onore o alla sua reputazione. Per le opere d'arte figurativa in esemplare unico, il diritto di pubblicazione si estingue con il fatto stesso della cessione dell'opera, che realizza anche il diritto esclusivo di messa in commercio (art.17 della legge speciale) (Cass. n. 459/1967).

Il diritto patrimoniale d'autore

In tema di protezione del diritto di autore su un'opera dell'arte, si ha violazione dell'esclusiva non solo quando l'opera è copiata integralmente, cioè quando vi sia riproduzione abusiva, ma anche nel caso di contraffazione, che ricorre quando i tratti essenziali dell'opera anteriore si ripetono in quella successiva (Cass. n. 7077/1990). In tema di diritto d'autore, l'elaborazione creativa si differenzia dalla contraffazione in quanto, mentre quest'ultima consiste nella sostanziale riproduzione dell'opera originale, con differenze di mero dettaglio che sono frutto non di un apporto creativo, ma del mascheramento della contraffazione, la prima si caratterizza per un'elaborazione dell'opera originale con un riconoscibile apporto creativo; la consistenza di tale apporto, la cui valutazione si risolve in un giudizio di fatto sindacabile nel giudizio di legittimità soltanto per vizio di motivazione, dev'essere apprezzata alla luce del rilievo che l'atto creativo riceve tutela ancorché sia minimo, purché suscettibile di manifestazione nel mondo esteriore, con la conseguenza che la creatività non può essere esclusa soltanto perché l'opera consiste in idee e nozioni semplici, ricomprese nel patrimonio intellettuale di persone aventi esperienza nella materia; ciò che rileva, pertanto, non è la possibilità di confusione tra due opere, alla stregua del giudizio d'impressione utilizzato in tema di segni distintivi dell'impresa, ma la riproduzione illecita di un'opera da parte dell'altra, ancorché camuffata in modo tale da non rendere immediatamente riconoscibile l'opera originaria (in applicazione di tali principi, la S.C. ha ritenuto correttamente motivata la sentenza impugnata, la quale aveva escluso la sussistenza della contraffazione in riferimento alle illustrazioni di una guida turistica della città di Venezia che riproducevano i disegni contenuti in un'altra guida, con il significativo apporto creativo costituito dalla scelta di una rappresentazione bidimensionale ed in bianco e nero, in luogo di quella tridimensionale ed a colori che caratterizzava le illustrazioni originali) (Cass. n. 20925/2005). In tema di plagio di un'opera musicale, la riproduzione di un frammento di una canzone in un'altra non costituisce di per sé un atto di plagio, occorrendo accertare se il frammento, inserito nel nuovo testo, conservi una identità di significato poetico-letterario ovvero se, al contrario, evidenzi, in modo chiaro e netto, uno scarto semantico ed un diverso significato artistico rispetto a quello che aveva nell'opera anteriore (In applicazione di tale principio la S.C. ha ritenuto che, pur essendo stati riprodotti nella nuova canzone due versi ed una parola del titolo di una precedente composizione, il plagio di quest'ultima non si fosse verificato, poiché le due canzoni trattavano tematiche differenti e, inoltre, la nuova canzone, per la parte restante dei versi ed il brano musicale, non aveva nulla in comune con la prima sicché anche l'innesto del frammento aveva assunto un del tutto distinto significato poetico letterario: Cass. n. 3340/2015). L'utilizzazione economica dell'opera d'arte — nelle diverse modalità che il mercato consente e mercé le quali comunque si sfrutti l'opera stessa, perseguendo un lucro — appartiene all'autore. Il diritto dell'autore è escluso nelle sole ipotesi specificatamente previste dalla legge, tra le quali non può essere annoverata l'esecuzione di opere musicali quale supporto didattico nelle scuole di danza private, giacché tale esecuzione viene consapevolmente adottata non a scopo di insegnamento (che si individuerebbe se oggetto dell'attività della scuola fossero lezioni di musica), bensì quale elemento di un'organizzazione che fornisce al mercato, secondo criteri di economicità, l'insegnamento di altra arte, con la conseguenza che la suddetta esecuzione, essendo organizzata dentro un processo produttivo diretto al profitto, costituisce utilizzazione economica riservata all'autore (Cass. n. 8304/1997). In tema di diritto d'autore, la proiezione sullo schermo televisivo del testo di canzoni contemporaneamente all'esecuzione in studio degli stessi brani musicali (nell'ambito di trasmissioni che seguono lo schema del cosiddetto «Karaoke»), costituisce (ai sensi della formulazione originaria dell'art. 13 l. n. 633/1941, applicabile «ratione temporis», rispetto alla quale la riformulazione operata dal d.lgs., n. 68/2003 non riveste carattere innovativo, limitandosi a rendere più chiaro ed esplicito il testo precedente), atto di riproduzione che necessita dell'autorizzazione dell'autore, indipendentemente dalle finalità di profitto, atteso che presuppone la registrazione, anche transitoria, del testo su un supporto, qualunque esso sia; né il diritto di riproduzione del testo può ritenersi compreso nel diritto di rappresentazione, esecuzione, radiodiffusione del brano musicale per il quale l'autorizzazione sia stata eventualmente rilasciata, trattandosi di diritti separati, tanto più nel caso di canzoni, per le quali la legge distingue (artt. 33, 34 e 37 l. n. 633/1941) tra compositore della musica e paroliere (Cass. n. 11300/2010). La radiodiffusione di opere tutelate dalla SIAE costituisce illecito civile se effettuata in difetto di autorizzazione e con diniego di corresponsione del dovuto compenso, anche nell'ipotesi di incisione dell'opera su disco, giacché il contratto di produzione non trasferisce, salvo espresso patto contrario, tutti i diritti di utilizzazione economica dell'opera spettanti all'autore, onde non può ritenersi che la licenza di riproduzione comprenda anche quella di radiodiffusione (Cass. n. 5009/2000). In caso di diffusione non autorizzata da parte in un'emittente radiofonica privata di brani musicali, incisi su disco o su nastro, costituenti opere tutelate, e la cui protezione sia stata affidata dall'autore iscritto alla Siae, quest'ultima è legittimata, sulla base del rapporto di mandato con l'autore, ad agire per conto di quest'ultimo nei confronti del terzo facendo valere la violazione del diritto di esclusiva (Cass. n. 12825/2003). Con riferimento all'azione promossa per ottenere il risarcimento del danno ai sensi dell'art. 158 l. n. 633/1941 sulla protezione del diritto d'autore e di altri diritti connessi al suo esercizio, per configurare i presupposti per l'applicazione di tale norma ed in particolare il danno da essa previsto, non occorre l'esistenza di un rapporto concorrenziale fra l'attività del soggetto che si assume danneggiante e l'attività del soggetto che si assume danneggiato, ancorché tali soggetti rivestano la qualità di imprenditori, poiché la lesione del diritto tutelato dalla suddetta norma giustifica di per sé l'azione risarcitoria, prescindendo dall'eventuale integrazione di una fattispecie di concorrenza sleale, costituendo l'illecito di cui al suddetto art. 158 una specificazione della norma generale dell'art. 2043 c.c. La concreta sussistenza di un danno risarcibile va accertata secondo i criteri che governano la responsabilità' aquiliana e, quindi, con l'impiego anche di presunzioni ed il ricorso, in ordine alla quantificazione del danno, alla valutazione equitativa, qualora di essa si ravvisino i presupposti (Cass. n. 7971/1999). In tema di tutela del diritto d'autore sulle opere cinematografiche, i diritti esclusivi di riproduzione (art. 13 l. n. 633/1941), di esecuzione e rappresentazione (art. 15 l. n. 633/1941), di diffusione (art. 16 l. n. 633/1941) e messa in commercio (art. 17) sono fra loro indipendenti e, pertanto, chi viola uno di essi è responsabile della propria violazione indipendentemente dalla eventuale concorrente responsabilità di altri per la violazione di un diverso diritto di esclusiva sulla medesima opera cinematografica; con la conseguenza che l'illecita diffusione di films a cartoni animati mediante trasmissione televisiva deve essere autonomamente represso nei confronti dell'abusivo diffusore a distanza, non essendo la responsabilità di questi eliminata da quella dell'originario autore dell'illecita riproduzione degli indicati films su video cassette, né da quella dell'autore del primo atto di messa in commercio delle stesse (Cass. n. 9529/1994).

L'art. 11 l. n. 633/1941, che riconosce agli enti privati il diritto di autore sulle pubblicazioni dagli stessi curate, va coordinato con l'art. 3 della medesima legge, che fa salvi i diritti degli autori delle singole opere, sicché, nel caso di indebita pubblicazione di scritti tratti da opere collettive, l'autore di ciascuno scritto conserva il diritto di rivendicarne la paternità e di chiedere il risarcimento del danno arrecatogli, atteso che il diritto di autore riconosciuto all'ente committente si affianca ma non sostituisce quello di colui che ha creato l'opera, e ciò indipendentemente dai diritti esclusivi di utilizzazione economica di quest'ultima ed anche dopo la cessione degli stessi (Cass. n. 2197/2016).

Bibliografia

Ascarelli, Teoria della concorrenza e dei beni immateriali, Milano, 1960, 698; Auteri, in AA.VV., Diritto Industriale, proprietà intellettuale e concorrenza, 4° ed., 492; Caselli, Codice del diritto d'autore,Torino, 1943, 325; Cavani, in La legge sul software. Commento sistematico, in Quaderni di Aida, Milano, 1994; Santini, I diritti della personalità nel diritto industriale, Padova, 1959, 40.

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