Codice Civile art. 2584 - Diritto di esclusività.Diritto di esclusività. [I]. Chi ha ottenuto un brevetto per un'invenzione industriale ha il diritto esclusivo di attuare l'invenzione e di disporne entro i limiti e alle condizioni stabilite dalla legge [2589]. [II]. Il diritto si estende anche al commercio del prodotto a cui l'invenzione si riferisce (1). InquadramentoIl brevetto per un'invenzione di prodotto conferisce al titolare il diritto di utilizzazione esclusiva del prodotto stesso, in relazione alla fabbricazione ed al commercio, conseguendone che la lesione di tale diritto di privativa può essere compiuta da chi fabbrichi o venda detto prodotto e non anche da chi l'acquisti sul mercato da un terzo: invero, il regime di monopolio dell'inventore sul suo prodotto, che gli consente di trarre un profitto economico dalla propria invenzione, cessa nel momento in cui, per effetto della prima vendita, il predetto profitto viene realizzato e, da quel momento, il prodotto (ma anche sue singole parti), entrato nella disponibilità di terzi, può essere ulteriormente commercializzato od utilizzato, senza che alcun diritto possa essere riconosciuto all'inventore (Cass. n. 13892/2010). L'interpretazione del brevetto per invenzione industriale, a qualunque effetto sia fatta, si risolve in un accertamento di fatto sia circa la Determinazione della portata dell'invenzione sia circa la volontà del soggetto, che domanda il brevetto,in ordine al contenuto del diritto di esclusiva per il quale la domanda e proposta. Quest'accertamento e rimesso al giudice del merito e non e soggetto a controllo da parte della Corte di Cassazione in via diretta e primaria, ma solo mediatamente, attraverso la verifica della correttezza logica e giuridica delle ragioni poste a fondamento del convincimento espresso dal giudice (Cass. n. 4097/1974). Per aversi contraffazione di una invenzione industriale occorre che si attuino gli elementi essenziali e caratteristici dell'idea inventiva, senza dei quali non si otterrebbe quel nuovo risultato industriale in cui si concreta l'invenzione-solo ove sia imitata e sfruttata l'invenzione nella sua ideazione originale sussiste la contraffazione, non anche quando si pervenga a simile risultato senza appropriazione di una idea inventiva nuova (Cass. n. 1561/1966). Il brevetto per un'invenzione di prodotto conferisce al titolare il diritto di utilizzazione esclusiva del prodotto stesso, in relazione alla fabbricazione ed al commercio. La lesione di tale diritto di privativa, pertanto, può essere compiuta da chi fabbrichi o venda detto prodotto e non anche da chi l'acquisti sul mercato da un terzo, ancorché trattandosi di una macchina, poi lo utilizzi nello ambito di un procedimento di fabbricazione di altri prodotti, non coperto da brevetto (Cass. n. 5787/1980). Il carattere della novità dell'invenzione richiede che il trovato, per una persona esperta del ramo cui si riferisce, non risulti in modo evidente dallo stato della tecnica e non è escluso dal solo fatto che due brevetti sono connotati dalla identità della funzione, ossia permettono di realizzare uno stesso obiettivo industriale, che ben può essere conseguito mediante differenti soluzioni tecniche; pertanto, l'accertamento della contraffazione riposa su un delicato giudizio di valore, riservato al giudice del merito, che deve essere fondato sulla specifica persuasività della motivazione la quale, conseguentemente, deve dare conto della esaustiva valutazione dei possibili indizi, delle risultanze istruttorie, anzitutto tecniche, e delle contrapposte ragioni delle parti (Cass. n. 17993/2005). Il danno cagionato dalla commercializzazione di un prodotto o di un modello in violazione della privativa non è «in re ipsa» ma, quale conseguenza diversa ed ulteriore dell'illecito rispetto alla distorsione della concorrenza da eliminare comunque, richiede di essere provato secondo i principi generali che regolano le conseguenze del fatto illecito (Cass. n. 17791/2015). Le azioni concesse a tutela dei brevetti e quelle in materia di concorrenza sleale hanno natura e presupposti diversi ed autonomi: le prime, di carattere reale “erga omnes”, sono dirette alla protezione di diritti reali assoluti su beni immateriali ed alla rimozione degli effetti pregiudizievoli; le seconde, di carattere personale, sono volte all'accertamento dell'illecito concorrenziale nelle sue varie manifestazioni ed alla pronunzia sanzionatrice delle conseguenze dannose. Ne consegue che, pur potendo le due azioni essere cumulate nello stesso giudizio, non necessariamente l'una è condizionata o dipendente dall'altra, nel senso che, se è vero che la medesima condotta può costituire violazione sia della normativa a tutela del brevetto, sia di quella posta a contrasto della concorrenza sleale, ciò nondimeno, la ricorrenza di una fattispecie di concorrenza sleale non è automaticamente implicata dalla denuncia di contraffazione del brevetto, dovendo quest'ultimo comprovare, altresì, nei limiti in cui il relativo onere probatorio è a suo carico, la sussistenza di una condotta di concorrenza sleale individuata tra quelle previste dall'art. 2598 (Cass. n. 24658/2016). In tema di brevetto la figura dell'inventore, assume rilievo nelle vicende processuali del brevetto, quale litisconsorte necessario solo ove lo stesso sia diventato, nell'esercizio delle sue facoltà, titolare originario del "diritto sul brevetto", acquisendo così i diritti patrimoniali conseguenti alla brevettazione, anche se per un arco temporale limitato, avendo successivamente ceduto tali diritti a terzi, ma non nel caso in cui, non avendo proceduto alla brevettazione, abbia ceduto a terzi il "diritto al brevetto" (Cass. n. 5963/2019). Natura giuridica dell'invenzione brevettataNon è necessario che abbia un carattere sorprendente, ma solo che non sia un'inevitabile implicazione del notorio (Cass. n. 1988/2965). Le invenzioni industriali brevettate sono beni immateriali e costituiscono l'oggetto di un diritto di utilizzazione economica. Secondo l'opinione dominante in dottrina il rilascio del brevetto ha efficacia costitutiva, e ciò nel senso che solo l'invenzione brevettata è qualificabile come bene immateriale oggetto di un diritto assoluto, riconducibile al diritto di proprietà (Ascarelli, 318). ContraffazioneIn tema di brevetti per invenzioni industriali, al fine di escludere la contraffazione per equivalenza non rileva la variazione, seppure originale, apportata ad un singolo elemento del trovato brevettato, se la variazione non consenta di escludere l'utilizzazione, anche solo parziale, del brevetto anteriore (Cass. n. 30234/2011). In tema di contraffazione di brevetto per equivalenza, al fine di valutare se la realizzazione contestata possa considerarsi equivalente a quella brevettata, sì da costituirne una contraffazione, occorre accertare se, nel permettere di raggiungere il medesimo risultato finale, essa presenti carattere di originalità, offrendo una risposta non banale, né ripetitiva della precedente, essendo da qualificarsi tale quella che ecceda le competenze del tecnico medio che si trovi ad affrontare il medesimo problema, in questo caso soltanto potendo ritenersi che la soluzione si collochi al di fuori dell'idea di soluzione protetta. L'accertamento concreto dell'equivalenza della soluzione costituisce una questione di fatto, affidata all'apprezzamento insindacabile del giudice di merito, se sorretto da motivazione adeguata ed esente da vizi logici (Cass. n. 257/2004). La facoltà di trarre profitto dalla invenzione industriale, spettante, a titolo di esclusiva, al titolare del brevetto, non si esaurisce nella vendita al mercato del prodotto brevettato, ma comprende qualsiasi tipo di sfruttamento del bene capace di arrecare utilità. Costituisce pertanto violazione della privativa anche l'attività di intermediazione commerciale, prodromica alla vendita del prodotto, svolta nel territorio dello Stato dal terzo senza il consenso del titolare del diritto di brevetto, a nulla rilevando che la vendita successiva non abbia luogo. (Cass. I, n. 5112/2003). Ai sensi dell'art 1 legge n 1127/1939, per integrare la violazione del brevetto non è sufficiente la sola fabbricazione del prodotto brevettato (nella specie trattavasi di fabbricazione a titolo sperimentale) ma ne occorre il commercio. Non e tuttavia necessaria la già avvenuta vendita su larga scala e l'introduzione effettiva del prodotto nel consumo generale, ma piuttosto la potenzialità di questo fenomeno e la sua entrata in applicazione mediante l'inizio dello smercio (Cass. n. 640/1976). In tema di brevetti per invenzioni industriali, ai fini della verifica della contraffazione per equivalenza, il giudice, in applicazione dell'art. 52, comma 3 bis, d.lgs. n. 30 del 2005 (inserito dal d.lgs. n. 131 del 2010), deve preliminarmente determinare l'ambito della protezione conferita dal brevetto, individuando analiticamente le singole caratteristiche del trovato, così come espressamente rivendicate nel testo brevettuale, interpretate anche sulla base della loro descrizione e dei disegni allegati, e successivamente accertare se ogni elemento così rivendicato si ritrovi nel prodotto accusato della contraffazione, anche solo per equivalenti, intendendosi come tali, secondo una delle possibili metodologie utilizzabili, quelle varianti del trovato che possano assolvere alla stessa funzione degli elementi propri del prodotto brevettato, seguendo sostanzialmente la stessa via dell'inventore e pervenendo al conseguimento dello stesso risultato (Cass. n. 120/2022). Invenzione non brevettataIl diritto del titolare di un processo industriale non brevettato a conservare il segreto su di esso, e tutelato soltanto nei confronti di quelle categorie di soggetti (art. 623 c.p., art. 2105) ai quali il legislatore ha ritenuto d'inibire la comunicazione o la divulgazione di notizie e dati relativi all'Esercizio d'imprese industriali o commerciali (Cass. n. 1733/1962). BibliografiaAscarelli, Teoria della concorrenza e dei beni immateriali, Milano, 1960, 698; Auteri, in AA.VV., Diritto Industriale, proprietà intellettuale e concorrenza, 4° ed., 492; Caselli, Codice del diritto d'autore,Torino, 1943, 325; Cavani, in La legge sul software. Commento sistematico, in Quaderni di Aida, Milano, 1994; Santini, I diritti della personalità nel diritto industriale, Padova, 1959, 40. |