Codice Civile art. 2647 - Costituzione del fondo patrimoniale e separazione di beni (1).

Donatella Salari

Costituzione del fondo patrimoniale e separazione di beni (1).

[I]. Devono essere trascritti, se hanno per oggetto beni immobili, la costituzione del fondo patrimoniale [167], le convenzioni matrimoniali che escludono i beni medesimi dalla comunione tra i coniugi [162, 210, 215], gli atti e i provvedimenti di scioglimento della comunione [191], gli atti di acquisto di beni personali a norma delle lettere c), d), e) ed f) dell'articolo 179, a carico, rispettivamente, dei coniugi titolari del fondo patrimoniale o del coniuge titolare del bene escluso o che cessa di far parte della comunione.

[II]. Le trascrizioni previste dal precedente comma devono essere eseguite anche relativamente ai beni immobili che successivamente entrano a far parte del patrimonio familiare o risultano esclusi dalla comunione tra i coniugi.

[III]. La trascrizione del vincolo derivante dal fondo patrimoniale costituito per testamento [167] deve essere eseguita d'ufficio dal conservatore contemporaneamente alla trascrizione dell'acquisto a causa di morte [2648].

(1) Articolo così sostituito dall'art. 206 l. 19 maggio 1975, n. 151.

Inquadramento

La disposizione in esame prevede la pubblicità delle convenzioni matrimoniali ed in genere di quegli atti a mezzo dei quali si deroga, o in maniera ampia attraverso la convenzione, o occasionalmente attraverso l'acquisto di beni personali, al principio della comunione degli acquisti. La trascrizione prevista dall'articolo in commento ha natura di mera pubblicità notizia. L'opponibilità ai terzi delle convenzioni matrimoniali discende dall'annotazione a margine dell'atto di matrimonio.

Generalità

La disposizione in commento, che nella originaria formulazione codicistica prevedeva la trascrizione del vincolo dotale, della comunione tra i coniugi e del patrimonio familiare aventi ad oggetto beni immobili, è stata modificata dall'art. 206, l. n. 151/1975 adeguandola al mutato quadro di riferimento relativo ai rapporti patrimoniali tra i coniugi ed, in particolare, all'introduzione della comunione dei beni quale regime legale in mancanza di una diversa convenzione stipulata ai sensi dell'art. 162.

La costituzione del fondo patrimoniale, prevista dall'art. 167 e comportante un limite alla disponibilità di determinati beni a fronteggiare i bisogni familiari, è da comprendersi fra le convenzioni matrimoniali e, pertanto, è soggetta alle disposizioni dell'art. 162. Tale ultima disposizione subordina l'opponibilità ai terzi della convenzione all'annotamento del relativo contratto a margine dell'atto di matrimonio, mentre, invece, la trascrizione della costituzione del fondo patrimoniale, di cui all'art. 2647, è una semplice pubblicità notizia, inidonea ad assicurare detta opponibilità.

Mentre la pubblicità della comunione risulta in negativo, dalla mancanza cioè di altre convenzioni che devono essere annotate a margine dell'atto di matrimonio, le formalità in oggetto segnalano, in materia immobiliare, i beni che sono esclusi dal regime di comunione legale o sui quali, comunque, grava un vincolo di indisponibilità, in conformità al principio di specialità che contraddistingue il sistema della trascrizione.

Tale normativa si applica anche ai beni mobili registrati in forza del rinvio di cui all'art. 2685.

Si è parlato di un sistema binario (Finocchiaro A., Finocchiaro M., 2431) in forza del quale la pubblicità realizzata con l'annotazione nei registri dello stato civile riguarda il regime patrimoniale della famiglia, come tale, mentre le trascrizioni di cui alla norma in commento riguardano le vicende dei singoli immobili con riferimento allo stesso.

Natura ed effetti della pubblicità

La natura di tale pubblicità è assai controverso. In merito attualmente in giurisprudenza prevale l'opinione che qualifica la stessa come pubblicità notizia, inidonea ad assicurare l'opponibilità ai terzi che, invece, viene interamente affidata all'annotazione a margine dell'atto di matrimonio (Cass. S.U., n. 21658/2009). Tale configurazione non solo è stata seguita da diverse pronunce di merito ma ha avuto anche l'avallo della stessa Corte Costituzionale (Corte. cost. n. 111/1995), affermando che la pubblicità è effettivamente garantita dall'annotazione e non dalla trascrizione e che tale sistema non viola gli artt. 3 e 29 Cost.; la decisione è motivata sulla base della considerazione per la quale la necessità di effettuare ricerche sia presso i registri immobiliari, sia presso i registri dello stato civile è un onere non eccessivamente gravoso.

La duplice forma di pubblicità (che sarebbe cumulativa ma a fini ed effetti diversi) per la costituzione dei fondi patrimoniali, trova, sempre secondo la Corte Costituzionale, giustificazione nel generale rigore necessario alle deroghe al regime legale e nell'esigenza di contemperare gli interessi contrapposti della conservazione del patrimonio per i figli fino alla maggiore età dell'ultimo di essi e dell'impedimento di un uso distorto dell'istituto a danno delle garanzie dei creditori.

Ambito di applicazione

Devono essere trascritti ai sensi della norma in esame: La costituzione di fondo patrimoniale; le convenzioni matrimoniali che escludono beni immobili dalla comunione legale; gli atti e i provvedimenti di scioglimento della comunione; gli atti di acquisto di beni personali secondo le lett. c), d), f), dell'art. 179 (Gazzoni, 48). Nella norma non si fa menzione delle convenzioni costitutive del regime di comunione convenzionale: vi è dunque una lacuna nel regime di pubblicità di quei beni che, pur non rientrando in quelli espressamente indicati nell'art. 177, i coniugi decidono di far rientrare nella comunione. La dottrina si è orientata, a tal riguardo, nel senso di un'applicazione analogica dell'art. 2647 (Oberto, 396).

Comunione legale e trascrizione dell'acquisto operato da un solo coniuge

L'art. 177, lett. a) prevede che gli acquisti compiuti da un solo coniuge in regime di comunione legale rientrino nella comunione stessa. Tale acquisto, secondo la più recente dottrina e le indicazioni del Ministero delle finanze (circ. Ministero delle finanze 2 maggio 1995) non può essere trascritto anche a favore del coniuge che non è stato parte dell'atto, il quale, tuttavia, acquista comunque il bene ex lege e può opporre la sua posizione di comunista erga omnes.

Il fondo patrimoniale

Il dibattito in ordine alla rilevanza della trascrizione è stato particolarmente acceso con riferimento al fondo patrimoniale.

Lo stesso non costituisce un regime generale, ma uno specifico vincolo di destinazione (far fronte ai bisogni della famiglia) che grava su singoli ed individuati beni (Gazzoni, 49). In questo caso il problema della efficacia da attribuire alla pubblicità, assume una particolare rilevanza anche rispetto all'utilizzazione impropria che spesso ne viene fatta al fine di sottrarre i beni in oggetto all'eventuale azione esecutiva dei terzi creditori.

La dottrina che pure sostiene la necessità di entrambe le forme di pubblicità per la opponibilità ai terzi della costituzione del fondo, osserva come tale soluzione suscita perplessità, non rinvenendosi le ragioni per tutelare i terzi che, prendendo conoscenza del vincolo dai registri immobiliari, potrebbero considerare ad essi inopponibile la convenzione che non sia stata ancora annotata.

La Suprema Corte ha ritenuto che il fondo patrimoniale (con esclusione della costituzione mediante testamento) vada ricompreso tra le convenzioni matrimoniali e che, come tale, vada annotato a margine dell'atto di matrimonio ai fini della opponibilità. Facendo propri, inoltre, gli argomenti della già citata dottrina maggioritaria, come anticipato, ha assegnato valore di semplice pubblicità notizia alla trascrizione del fondo.

Tale interpretazione è stata condivisa anche dalla Corte Costituzionale (Corte. cost. n. 111/1995).

La Suprema Corte ha ritenuto che l'atto costitutivo di trust su beni immobili, pur non rientrando in alcuna delle categorie degli atti previste dagli artt. 2643 e 2645, appare assimilabile al fondo patrimoniale, in entrambi i casi venendo posto un limite — per il titolare formale dei beni — alla disponibilità di determinati beni per il raggiungimento di uno scopo determinato; pertanto, per analogia, con la previsione di cui all'art. 2647 per la costituzione del fondo patrimoniale, anche l'atto costitutivo del trust va assoggettato a trascrizione, in considerazione dell'esigenza di rendere opponibile ai terzi il vincolo di destinazione posto a carico dei beni immobili, per i quali il legislatore nazionale ha previsto una disciplina tutta improntata al regime pubblicistico (Trib. Milano 29 ottobre 2002).

L'art. 2647, ultimo comma, relativo all'obbligo del conservatore di eseguire d'ufficio la trascrizione del vincolo quando il fondo sia costituito per testamento si spiega con la esigenza di individuare, in quest'ultima ipotesi, il soggetto tenuto a dare esecuzione alla formalità anche perché trattandosi di un legato mancherebbe un pubblico ufficiale tenuto a richiederla (Zaccaria, 37).

Parte della dottrina ritiene, però, che in questo caso, non esistendo alcuna previsione relativa all'annotazione nei registri dello stato civile, la mancata concorrenza di altra formalità impone di considerare la trascrizione come condizione di opponibilità ai terzi del fondo (in questo senso Bugani, 669; per una diversa impostazione v. Gabrielli, 314).

La formalità pubblicitaria relativa al fondo è positiva e riguarda il vincolo di indisponibilità su beni; può ricorrere il fenomeno di una trascrizione multipla nel senso che il relativo negozio potrebbe doversi trascrivere anche agli effetti previsti da altre disposizioni in materia di trascrizione comportando una vicenda traslativa della proprietà o di un altro diritto reale di godimento. È necessario distinguere se la costituzione del fondo venga posta in essere dai coniugi o da un terzo.

Nel caso in cui la costituzione venga effettuata dai coniugi è sufficiente la trascrizione ex art. 2647 contro entrambi. Una ulteriore trascrizione ex art. 2643, n. 3 dovrà essere effettuata quando la costituzione di beni immobili in fondo patrimoniale venga effettuata da uno solo dei coniugi dal momento che in questo caso sorge anche una comunione sugli immobili medesimi. Se lo stesso si riserva la proprietà dei beni l'ulteriore trascrizione deve essere curata ex art. 2643, n. 2, ovvero ex art. 2645, facendo riferimento al diritto di natura reale dell'altro coniuge (da alcuni assimilabile all'usufrutto da altri ritenuto atipico) che scaturisce dal fondo.

Quando il fondo è costituito da un terzo e comporta il trasferimento di beni immobili, oltre a quella in oggetto, contro i coniugi dovrà essere effettuata una ulteriore trascrizione ai sensi dell'art. 2643, n. 1, contro il terzo e a favore di entrambi i coniugi, ovvero ex art. 2648, quando il fondo patrimoniale sia costituito mortis causa. Se il terzo si riserva il diritto di proprietà, dovrà trascriversi ex art. 2647 contro il medesimo ed ai sensi dell'art. 2643 a favore di entrambi i coniugi per il trasferimento del particolare diritto reale di godimento.

La convenzione matrimoniale di esclusione o inclusione di beni

Risulta pacifico in dottrina e in giurisprudenza che la convenzione matrimoniale di inclusione o esclusione di beni immobili rispetto alla comunione legale cui fa riferimento la norma in commento sia quella di cui all'art. 210. La trascrizione della convenzione diretta ad escludere determinate categorie di beni deve avvenire tramite una doppia formalità: ex art. 2643 per l'atto di acquisto ed ex art. 2647 per la convenzione (Gazzoni 74). Si precisa che il richiamo agli immobili che successivamente risultano esclusi dalla comunione, contenuto nel comma 2 dell'art. in esame, si riferisce ai beni futuri e non ai beni personali già acquistati.

Atti e provvedimenti di scioglimento della comunione

Gli atti e i provvedimenti di scioglimento della comunione di cui la disposizione in commento richiede la trascrizione sono quelli elencati nell'art. 191, comma 1 (v. inoltre per quanto riguarda lo scioglimento della comunione relativamente all'azienda di cui all'art. 177, lett. d, sub art. 191, comma 2).

In seguito a ciò, mentre la situazione di contitolarità diviene di tipo ordinario, cessa il fenomeno dell'acquisto automatico ed alla pubblicità è affidata l'opponibilità ai terzi della natura personale dei beni acquistati successivamente alla cessazione del regime legale.

Solo per alcune di tali ipotesi è prevista l'annotazione in margine all'atto di matrimonio, o in base a speciale disposizione di legge (v., ma con funzione notiziale, art. 49, d.P.R. n. 396/2000 per le sentenze dichiarative di assenza e morte presunta di uno dei coniugi e di nullità del matrimonio; artt. 5, comma 1 e 10, l. n. 898/1970 per lo scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio; art. 193, ult. comma per la sentenza di separazione giudiziale dei beni), o perché riconducibili al concetto di convenzione (mutamento convenzionale del regime patrimoniale).

Con riferimento ai provvedimenti che dispongono la separazione personale dei coniugi (sentenza di separazione giudiziale e decreto di omologa della separazione consensuale) ed al fallimento, parte della dottrina è dell'avviso che l'annotazione pur non essendo espressamente prevista, sarebbe ugualmente da ammettere, secondo diversi meccanismi, in base ad una interpretazione sistematica ed evolutiva delle norme sulla pubblicità delle cause di scioglimento (Bocchini, 220; Santosuosso, 221). Altri autori ritengono invece che tale soluzione trova un ostacolo insuperabile nel principio di tipicità delle annotazioni.

La Corte di Cassazione, pur rilevando una evidente incompletezza del sistema di pubblicità con riferimento a quei fatti estintivi delle cause di scioglimento, caratterizzati dalla reversibilità, ha ritenuto, sia pure obiter tantum, che la sentenza di separazione personale vada annotata giusto il rinvio di cui all'art. 23, l. n. 74/1987 alle disposizioni di cui all'art. 4, l. n. 898/1970 (Cass. I, n. 11418/1998). Con decisione immediatamente successiva, però, la stessa sezione della Suprema Corte ha escluso la possibilità di annotare negli atti dello stato civile la sentenza di separazione personale non solo per l'impossibilità di avvalersi della applicazione analogica o comunque di una interpretazione estensiva ed evolutiva della regola della tassatività delle annotazioni, o comunque della normativa in tema di divorzio, ma soprattutto per lo scarso valore pratico vista la c.d. volatilità degli effetti della stessa, che possono essere rimossi con la riconciliazione. Ha considerato, quindi, sufficiente la trascrizione nei registri immobiliari per l'opponibilità degli effetti dello scioglimento della comunione derivante dalla separazione personale dei coniugi (Cass. I, n. 12098/1998).

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