Codice Civile art. 2674 - Divieto di rifiutare gli atti del proprio ufficio.Divieto di rifiutare gli atti del proprio ufficio. [I]. Il conservatore può ricusare di ricevere le note e i titoli [2658 ss.], se non sono in carattere intelligibile e non può riceverli quando il titolo non ha i requisiti stabiliti dagli articoli 2657, 2660, primo comma, 2821, 2835 e 2837 o non è presentato con le modalità previste dall'articolo 2658 e quando la nota non contiene le indicazioni prescritte dagli articoli 2659, 2660 e 2839, numeri 1, 3, 4 e 7 (1). [II]. In ogni altro caso il conservatore non può ricusare o ritardare di ricevere la consegna dei titoli presentati e di eseguire le trascrizioni, iscrizioni o annotazioni richieste, nonché di spedire le copie o i certificati. Le parti possono fare stendere immediatamente verbale del rifiuto o del ritardo da un notaio o da un ufficiale giudiziario assistito da due testimoni (2). (1) Comma così sostituito dall'art. 5 l. 27 febbraio 1985, n. 52. (2) Comma così sostituito dall'art. 1 l. 21 gennaio 1983, n. 22. InquadramentoLa norma in esame è rilevante, in quanto introduce una deroga al divieto per il conservatore dei registri immobiliari di rifiutare gli atti del proprio ufficio. Dalla lettera della norma si evince infatti che il legislatore ha voluto conferire al conservatore esclusivamente poteri di controllo circa la regolarità formale del titolo e della nota soprattutto al fine di evitare che abbiamo accesso al sistema di pubblicità atti dei quali sia incerta la paternità. Contro il rifiuto del conservatore la parte può avvalersi del procedimento stabilito nell'art. 745 c.p.c., ovvero contro il diniego può essere proposto ricorso al presidente del Tribunale. Il conservatore dei registri immobiliari può legittimamente ricusare di ricevere le note e i titoli se non sono in carattere intellegibile e deve respingerli nei casi previsti dalla norma in commento, ovvero quando manchino di alcuni elementi formali immediatamente percepibili. Il sindacato del conservatore è di carattere meramente formale; il controllo sostanziale è demandato ad altri soggetti, quali ad es. il notaio. Il controllo del conservatoreAl conservatore die registri immobiliari è vietato rifiutare gli atti del proprio ufficio (art. 2674). Tuttavia, può legittimamente ricusare di ricevere le note e i titoli se non sono di carattere intellegibile deve respingerli nei casi previsti dall'art 2674, ovvero quando manchino di alcuni elementi formali immediatamente percepibili. Dunque nei suoi due commi, la norma fa la distinzione tra i casi in cui il conservatore ha la facoltà di rifiutarsi di ricevere i titoli e le note, e quelli in cui egli ha l'obbligo di non riceverli. La prima ipotesi si verifica quando i titoli e le note non sono di carattere intellegibile. La seconda ipotesi si verifica, al contrario, quando il titolo non abbia i requisiti prescritti dalle disposizioni del codice. Al di fuori di questi casi, il conservatore non può ritardare o ricusare di ricevere la consegna dei titoli presentati e di eseguire le formalità richieste, nonché di rilasciare le copie e i certificati (De Lise, 13). Si segnala che l'art. 5 l. n. 52/1985 ha sostituito l'art. 2674, comma 1, modificandone il contenuto. Nel nuovo testo viene fatta menzione delle modalità di presentazione del titolo di cui all'art. 2658 relativo alle domande giudiziali e viene chiarito che il conservatore ha il divieto di ricevere le note se queste non contengono le indicazioni prescritte dall'art. 2660 per le trascrizioni degli atti mortis causa, dall'art. 2839 per le iscrizioni e dall'art. 2659 per la trascrizione degli atti inter vivos. Dottrina e giurisprudenza si sono interrogate sull'ampiezza del controllo che il conservatore è tenuto ad effettuare. Nello specifico, ci si è chiesti se si tratti di un mero controllo estrinseco o formale, oppure se al conservatore sia consentito anche un controllo intrinseco di tipo sostanziale. Intanto è stato chiarito che il conservatore non è tenuto a verificare l'effettiva titolarità dei diritti in capo ai soggetti contro cui si esegue la pubblicità. La dottrina prevalente ritine che il sindacato del conservatore sia di tipo formale atteso che il controllo sostanziale sarebbe attribuito ad altri soggetti come ad esempio il notaio (Saporito 39-40). Dottrina minoritaria, sulla base di alcune novità normative che hanno ampliato le ipotesi del dovere di rifiuto introducendo la trascrizione con riserva di cui all'art. 2674-bis, sembra ritenere che il sistema si stia dirigendo verso un controllo maggiormente incisivo (Oberto, 250). Anche la giurisprudenza prevalente si è espressa nel senso del controllo estrinseco (Cass. III, n. 9297/2007; Trib. Roma 9 aprile 1995). I motivi del rifiuto del conservatoreI motivi di rifiuto obbligatorio da parte del conservatore di note e titoli sono indicati analiticamente nell'art. 2674. Occorre sin da subito chiarire che dalla mancata opposizione del rifiuto da parte del conservatore non discende di per sé solo la nullità della trascrizione che, invece, rimane sottoposta alle regole di cui all'art. 2655. L'art. 113-bis disp. att. prevede che il conservatore, nel caso in cui non riceva i titoli e le note ai sensi dell'art. 2674, deve indicare sulle note i motivi del rifiuto e restituisce uno degli originali alla parte richiedente. Il conservatore non può rifiutare di ricevere le note e i titoli per motivi diversi da quelli indicati e di cui si sia successivamente accorto. Si discute se l'elencazione dei motivi di rifiuto dei titoli e delle note contenuta nell'art. 2674 abbia o meno carattere tassativo. La giurisprudenza si è invece pronunciata nel senso della tassatività, affermando che il conservatore non può respingere le note ed i titoli fuori dei casi espressamente previsti dalla norma (Cass. III, n. 29/1981). Peraltro, indicazioni nel senso della tassatività sembrerebbero desumersi dal tenore letterale dell'art. 2674, il cui comma 2 afferma che in ogni altro caso (diversi da quelli previsti nel comma 1) il conservatore non può ricusare o ritardare di ricevere la consegna dei titoli presentati e di eseguire le trascrizioni, iscrizioni o annotazioni richieste, nonché di spedire le copie o i certificati. Il ricorso contro il rifiutoL'ultima parte del secondo comma dell'art. 2674 prevede che le parti possono far stendere immediatamente verbale del rifiuto o del ritardo da un notaio o da un ufficiale giudiziario assistito da due testimoni. Inoltre l'art. 113-bis disp. att. stabilisce che il conservatore, nel caso in cui non riceva i titoli e le note ai sensi dell'art. 2674, deve indicare sulle note i motivi del rifiuto e restituisce uno degli originali ai richiedenti. Si ritiene (Oberto, 254) che l'obbligo del compimento di tale formalità sorga solo nel caso in cui il richiedente, convinto della bontà della propria richiesta, pretenda l'apposizione di un diniego formale. Contro il rifiuto del conservatore la parte può avvalersi del procedimento di cui all'art. 745 c.p.c., ovvero ricorso al presidente del Tribunale nella cui circoscrizione il depositario dei registri immobiliari esercita le sue funzioni. Il presidente del tribunale provvede con decreto sentito il pubblico ufficiale. L'autorità giudiziaria può solo verificare se il rifiuto del conservatore sia legittimo o meno; la sua indagine è pertanto limitata alla valutazione delle ragioni che consentono il rifiuto e, così come il conservatore può sindacare la validità del titolo solo ab extrinseco, così in sede di reclamo, non possono venire in rilievo profili inerenti la validità intrinseca del titolo stesso. Circa la natura giuridica di tale procedimento si ritiene che esso abbia natura non contenziosa. Questo procedimento è da ritenersi di volontaria giurisdizione non avendo ad oggetto la risoluzione di un conflitto di interessi, ma il regolamento, secondo la legge, dell'interesse pubblico alla pubblicità immobiliare. In caso di rifiuto o ritardo nella recezione di atti del proprio ufficio è possibile ricorrere avverso il rifiuto del Conservatore dei registri immobiliari (oggi direttore dell'Agenzia del territorio) al procedimento di cui all’art. 745 c.p.c., cui rinvia l'art. 113 bis disp. att. La procedura ha natura e carattere volontario ed il relativo provvedimento viene adottato in seguito all'audizione del pubblico ministero senza che sia necessario instaurare il contraddittorio. Si tratta di procedura che ha per oggetto non la risoluzione di un conflitto di interessi, ma l’amministrazione di un interesse pubblico alla pubblicità immobiliare. Ciò è confermato dalla circostanza che il Conservatore viene sentito in camera di consiglio e in contraddittorio con il ricorrente. Si tratta dunque di un procedimento di volontaria giurisdizione non contenziosa che si conclude con decreto senza natura decisoria, insuscettibile d’impugnazione e che prescinde dalla soccombenza. Ne consegue che ove si statuisca sulle spese il relativo capo di condanna alle spese, è ricorribile per Cassazione, ai sensi dell'art. 111 Cost. (Cass. I, n. 15131/2015; Cass. III, n. 6628/2008). Si segnala, per completezza espositiva, un orientamento contrario espresso in un una pronuncia resa a sezioni unite che ha sostenuto la ricorribilità per Cassazione del decreto presidenziale (Cass. S.U., n. 1973/1986). Tale orientamento è comunque rimasto minoritario. Il procedimento di cui all'art. 754 c.p.c. è meramente facoltativo, per cui non è preclusa agli interessati la possibilità di agire in via ordinaria (Cass. I, n. 11180/1997). Anzi si ritiene che l'azione ordinaria contenziosa sia l'unica esperibile per l'ottenimento del risarcimento dei danni. Nel caso in cui il presidente accolga il ricorso degli interessati impartirà al conservatore l'ordine di eseguire la formalità pubblicitaria. L'impugnazione del provvedimento presidenziale
La dottrina ritiene ancora questione aperta la possibilità di ricorrere in appello avverso la decisione del Presidente del Tribunale sul rifiuto di eseguire la trascrizione o iscrizione che sorge dall'applicazione dell'art. 745 c.p.c. (Sicchiero, 92). In effetti la giurisprudenza prevalente ha affermato l'inammissibilità dell'impugnazione in appello ai sensi dell'art. 739 c.p.c., avverso il decreto ex art. 745 c.p.c., poiché il reclamo in questione è previsto con riferimento ai provvedimenti emessi in camera di consiglio, tra i quali non rientra quello contemplato dall'art. 745 c.p.c., che è di competenza del presidente del tribunale (Cass. II, n. 7259/2003).
La responsabilità del conservatoreL'art. 2674, comma 2, è stato modificato dall'art. 1 l. n. 22/1983. In seguito a tale riforma, la responsabilità del conservatore dei registri immobiliari è regolata dalle norme relative agli impiegati civili dello Stato (art. 232 bis disp. att.). Per cui degli eventuali danni causati dal conservatore risponde la P.A. La conseguenza è che ora i conservatori rispondono verso i terzi solo per dolo o colpa grave (art. 232-bis disp. att. e 23, d.P.R. n. 3/1957), mentre la P.A. (Ministero dell'Economia e finanze), risponde, in concorso con il conservatore, nei casi di solo o colpa grave e in via esclusiva nei casi di colpa lieve. La nuova disciplina della responsabilità del conservatore ha così mutato la figura di tale soggetto. Nello specifico, sono venuti meno quegli originari connotati privatistici, consistenti nella spendita da parte del conservatore del proprio nome e dell'assunzione di una responsabilità personale diretta. Il nuovo regime non lascia dubbi nell'intendere come rapporto organico quello intercorrente tra l'ente pubblico e il conservatore, ed è proprio in relazione a tale specifica natura che la posizione del preposto al servizio dei registri immobiliari può essere inquadrata nel precetto dell'art. 28 Cost. (Oberto, 539). BibliografiaAlpa-Mariconda (a cura di), Codice civile, III, Milano, 2013, Caringella F.-Mazzamuto S.-Morbidelli G., Manuale di diritto civile, 2013, 854; Cimmino N.A., artt. 2643-2696, Commentario al codice civile, a cura di Cendon, Milano 2008; De Donato, La Nuova Legge sulla pubblicità immobiliare, in Vita not. 1986. De Lise, Trascrizione, I, In generale, in Enc. giur., XXXI, Roma, 1994; De Matteis R., Contratto preliminare, in Enc. giur., 50; Gabrielli, Pubblicità legale e circolazione dei diritto: evoluzione e stato attuale del sistema, in Riv. dir. civ. 1988; Ferri, Comm. alla legge 21.1.1983, n. 22, in Nuove leggi civ. comm., 1983; Gabrielli, Questioni recenti in tema di pubblicità immobiliare, in Contr. impr., 1989; Gabrielli E., Riv. dir. civ. 1997, I, 529; Gabrielli G., Pubblicità legale e circolazione dei diritti, Riv. dir. civ. 1998; Gabrielli, Sul modo di operare della pubblicità a norma dell'art. 2644 c.c. in Riv. not., 2009, fasc. 2, 355; Gazzoni F., Manuale di diritto privato, 2015,892; Gazzoni e Gabrielli in Trattato della trascrizione, Torino, 2014, 340; Maltese, Registri immobiliari, in Enc. dir., XXXIX, Milano, 1988; Natoli, Ferrucci, Della tutela dei diritti. Trascrizione - Prove, in Commentario del Codice Civile, VI, Torino, 1971; Nicolò, La trascrizione, II, Milano, 1973, 46); Picardi N., La trascrizione delle domande giudiziali, Milano, 1968; Oberto, Rifiuto di trascrizione e trascrizione on riserva nel sistema della L. 27 febbraio 1985, n. 52, in Riv. dir. civ., I, 1990; Proto Pisani, La trascrizione delle domande giudiziali, Napoli, 1968; Ragazzini, Nuovi orientamenti di dottrina, giurisprudenza e legislazione in tema di trascrizione, in Riv. not. 1989; Saporito G., Certificazione dei poteri di rappresentanza nell'autentica di firma. Limiti al sindacato del conservatore, in Cnn, Studi e Materiali, Milano, 1990; Sicchiero, Osservazioni in tema di trascrizione ed iscrizione di atti o ipoteche con riserva, in Giur. it., I, 2, 1989; Sicchiero, La trascrizione e l'intavolazione, Torino, 1993; Soldi A.M (- Bucci A.), Le nuove riforme del processo civile, Padova, 2009, 201; Triola, Trascrizione, in Enc. dir., XLIV, Milano, 1992; Triola, Della tutela dei diritti, la trascrizione, Torino, 2012. |