Codice Civile art. 2687 - Cessione dei beni ai creditori.InquadramentoLa disposizione essendo inserita nel capo III si riferisce alla cessione ai creditori dei mobili registrati da parte del debitore richiamando espressamente sul punto l'art. 2949 sulla necessità della trascrizione onde consentire ai creditori di provvedere alla liquidazione dei detti beni mobili registrati. Sul punto sarà sufficiente rinviare al commento del detto art. 2949. Dal punto di vista sostanziale l'art. 1977 individua il contratto di cessione dei beni ai creditori come il negozio con il quale il debitore conferisce ai propri creditori o ad alcuni di essi l'incarico di liquidare tutte o alcune sue attività e di ripartirne tra loro il ricavato onde realizzare i propri crediti. Ne deriva che il contratto in questione non produce alcun effetto traslativo — ancorché la rubrica parli di cessione, in favore dei creditori. In tal caso sembra più appropriato, secondo la dottrina a pensare ad un mandato irrevocabile in rem propriam (Ferrario, 321) a liquidare le attività del cedente debitore onde provvedere al riparto, con la conseguenza che la purgazione dei crediti, salvo patto contrario, si realizzerà solo con la detta distribuzione del ricavato. Validità ed efficacia dell'atto dispositivo di beni oggetto della cessioneLa questione più interessante riguarda la nullità di un eventuale atto di disposizione di un bene oggetto della cessione ai creditori, considerato il disposto del divieto di cui all'art. 28, l. n. 89/1913 (ordinamento del notariato) che va però collegato al disposto dell'art. 1980 il quale secondo la dottrina crea sui beni ceduti un vincolo di indisponibilità (Follieri, 767) e non ha natura reale ma solo obbligatoria e, pertanto, vincola solo le parti e non è opponibile erga omnes. Ne deriva che ove il debitore disponga dei beni ceduti ai creditori per la liquidazione il creditore cessionario può agire per il risarcimento dei danni (1223 ss.) ma il negozio compiuto da debitore in spregio alla cessione rimane valido. Va precisato che i creditori cessionari non saranno preferiti rispetto ai creditori più antichi che non abbiano partecipato al contratto di cessione. Ne deriva che la cessio bonorum crea, piuttosto, una posizione di beneficio rispetto ai creditori successivi. La trascrizione ai fini dell'opponibilità è tuttavia indispensabile nell'ipotesi nella quale i creditori divenuti tali dopo la cessione devono affrontare il tema dell'opponibilità nei confronti di costoro qualora essi abbiano, per esempio, trascritto il pignoramento sui beni oggetto di cessione prima che sia stato trascritto il contratto di cessione stesso secondo quanto disposto dall'art. 2915, comma 1. In proposito va ricordato che il debitore, mantiene la titolarità dei beni esercitandone le eventuali azioni. In definitiva, non sembra che entri in gioco l'art. 28 della legge notarile perché l'atto di disposizione non determina la nullità, ma l'inefficacia relativa dell'atto stesso (D'Orazi Flavoni, in Comm. S.B. 1977, 441). BibliografiaCorrado, Pubblicità degli atti giuridici, in Nss. D.I., Torino, 1967; Cimmino, Trascrizione, in Comm. Cendon, Milano, 2008; Ferrario, La cessione dei beni ai creditori: un mandato in rem propriam con funzione di garanzia o di liquidazione, in Riv. trim. dir. proc. civ. 2001; Follieri, Disposizione di un diritto altrui e indisponibilità nella cessione dei beni ai creditori, in Riv. trim. dir. proc. civ. 2012; Natoli, Della trascrizione, in Comm. cod. civ., Torino, 1977. |