Codice Civile art. 2708 - Annotazione in calce, in margine o a tergo di un documento.Annotazione in calce, in margine o a tergo di un documento. [I]. L'annotazione fatta dal creditore in calce, in margine o a tergo di un documento rimasto in suo possesso fa prova, benché non sottoscritta da lui, se tende ad accertare la liberazione del debitore. [II]. Lo stesso valore ha l'annotazione fatta dal creditore in calce, in margine o a tergo di una quietanza o di un esemplare del documento del debito posseduto dal debitore [1199]. InquadramentoLa norma in esame disciplina l'efficacia probatoria delle annotazioni operate in calce, in margine o a tergo di un documento da parte del creditore, ancorché non sottoscritte da quest'ultimo. La norma è diretta alla tutela del debitore, soprattutto quando vi sia la prova che lo stesso ha effettuato il pagamento, non restando, ad ogni modo, in possesso del titolo liberatorio. La disposizione in esame costituisce un'ulteriore eccezione al principio generale secondo cui le scritture non sottoscritte risultano prive di alcuna efficacia probatoria, giustificata dalla necessità di fornire una tutela al debitore. Istituto e regime dell'efficacia probatoriaL'art. 2708 attribuisce efficacia probatoria alle annotazioni operate dal creditore su documenti in suo possesso o su documenti relativi al credito che siano in suo possesso o su documenti relativi al credito che siano in possesso del debitore, quali la quietanza o altro documento attestante il credito medesimo, ancorché no siano dallo stesso sottoscritte. Come anticipato la norma sembra finalizzata a tutelare il debitore, il quale si trova nella situazione di dover provare l'adempimento senza essere in possesso del documento che lo attesti. La dottrina ha precisato come la disposizione in questione non prescinda dall'accertamento della provenienza dal creditore del documento principale (Comoglio, 350). Con riferimento invece alle annotazioni apposte dal creditore in documenti rimasti in possesso del debitore, la dottrina ha evidenziato la diversità di disciplina rispetto alle medesime annotazioni che presentino, al contrario, la sottoscrizione da parte del debitore, dovendosi far rientrare queste ultime nel novero delle confessioni stragiudiziali (Comoglio, 351). Ad ogni modo, occorre precisare che i documenti in questione assumono efficacia di prova semplice, come tale non vincolante per il giudice e superabile con altra prova contraria. L'elenco dei creditori previsto dall'art. 161, comma 2, lett. b), l. fall. (per la nuova disciplina v. d.lgs. n. 14/2019 “Codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza”), proveniente dall'imprenditore unitamente alla domanda di concordato preventivo, non ha valore confessorio in caso di successivo fallimento del medesimo. Infatti, gli effetti di una dichiarazione da valere come confessione stragiudiziale possono prodursi solo nell'ambito di una controversia in cui siano parti, anche in senso processuale, autore e destinatario della dichiarazione (Cass. I , n. 11197/2018). CasisticaLa giurisprudenza ha sottolineato la necessità di una fusione temporale tra il momento di redazione dell'atto e la successiva annotazione (Cass. II, n. 11673/2000). Inoltre ha distinto la ricevuta di pagamento, per la quale opera la disciplina di cui all'art. 2708, dalla fattura, che non viene indicata tra gli atti dotati di efficacia probatoria (Cass. lav., n. 4969/1986). BibliografiaCendon, artt. 2697-2739. Prove, in Commentario al codice civile, Milano, 2009; Comoglio, Le prove civili, Torino, 2004; Conte, artt. 2697- 2730. Prove, Commentario al cod. civ., a cura di Cendon, Milano, 2008; Denti, La verificazione delle prove documentali, Torino, 1957; Patti, Della prova documentale, Bologna-Roma, 1996; Rizzo, Data, data certa, in Dig. civ., V, Torino, 1989; Tommaseo, in Comm. Cendon, VI, Torino, 1991; Verde, Prova documentale, in Enc. giur., XXV, Roma, 1991. |