Codice Civile art. 2711 - Comunicazione ed esibizione .

Donatella Salari

Comunicazione ed esibizione.

[I]. La comunicazione integrale dei libri, delle scritture contabili e della corrispondenza può essere ordinata dal giudice solo nelle controversie relative allo scioglimento della società [2272], alla comunione dei beni [1100] e alla successione per causa di morte [456].

[II]. Negli altri casi il giudice può ordinare, anche d'ufficio, che si esibiscano i libri per estrarne le registrazioni concernenti la controversia in corso [212 2 c.p.c.]. Può ordinare altresì l'esibizione di singole scritture contabili, lettere, telegrammi o fatture concernenti la controversia stessa [670 c.p.c.].

Inquadramento

La norma in commento disciplina le ipotesi di comunicazione ed esibizione dei libri e delle scritture contabili. Le norme contenute nell'articolo in commento si collocano tra le regole sull'istruzione probatoria e completano la disciplina probatoria delle scritture contabili di cui agli artt. 210 e 212 c.p.c., espressamente dedicati all'esibizione delle prove e, in particolare, all'esibizione dei documenti.

La peculiarità della disposizione nasce dal fatto che tali mezzi di ricerca della prova sono ammessi in modo tassativo solo in casi particolari.

Secondo quanto dispone l'art. 2711, l'acquisizione al giudizio dei libri, delle scritture contabili e anche della corrispondenza può avvenire, oltre che per spontanea produzione della parte, anche in altri due modi: mediante la comunicazione e mediante l'esibizione.

Al comma 1 della norma in esame viene ammessa l'esibizione dei libri, delle scritture contabili e anche della corrispondenza (in ogni caso soggetta al principio generale dell'istanza di parte di cui all'art. 210, comma 1, c.p.c.) nelle controversie relative a scioglimento della società, di comunione e di successione mortis causa.

Al di fuori di tali casi la norma riconosce la possibilità per il giudice di ordinare anche d'ufficio (in deroga al principio di cui all'art. 210 c.p.c.), l'esibizione integrale dei libri per estrarne le annotazioni rilevanti per la controversia, nonché l'esibizione di singole scritture contabili, o anche lettere, telegrammi, o fatture concernenti la lite stessa. L'ordine di cui al comma 2 della norma de qua presuppone che si tratti di atti specificamente individuati o individuabili, dei quali sia noto o assertivamente indicato un preciso contenuto, influente per la decisione della causa.

Comunicazione

La comunicazione si fa alla parte avversaria ed ha carattere integrale. Essa consiste nell'esibizione di tutti i libri, di tutte le scritture contabili e di tutta la corrispondenza; abbraccia tanto i libri obbligatori quanto quelli facoltativi, sia quelli tenuti regolarmente, sia quelli irregolarmente tenuti (Casanova, 900).

Proprio per questa sua ampiezza, la comunicazione ha carattere eccezionale ed è ammessa nelle sole ipotesi espressamente disciplinate dall'art. 2711, ovvero nelle controversie relative a: (i) scioglimento di società; (ii) scioglimento di comunione dei beni; (iii) successione mortis causa (Ferri, 828). Tale elenco, come anticipato, è da ritenersi tassativo (Comoglio, 351).

Anche la giurisprudenza conferma l'opinione della dottrina sulla tassatività dell'elenco e, infatti, ha affermato che il socio non può chiedere al giudice di ordinare la comunicazione integrale dei libri sociali al solo scopo di acquisire informazioni per la proposizione di eventuali impugnazioni delle deliberazioni adottate senza la sua partecipazione (Cass. n. 328/1974).

Esibizione

L'esibizione d'ufficio prevista dalla norma de qua, è effetto dell'applicazione di una norma eccezionale che contrasta con il carattere dispositivo dell'esibizione, mezzo istruttorio di per sé utilizzabile solo su istanza di parte (La China, 700). Tale potere ufficioso del giudice deve essere visto come il necessario completamento dell'obbligo di tenuta dei registri ed è attuazione del diritto di accedere ai dati ivi contenuti; esso si estende anche alle singole scritture, purché facciano parte delle collezioni che l'imprenditore ha l'obbligo di conservare ex art. 2214, comma 2 (Tommaseo 190).

L'ordine di esibizione impartito dal giudice non può essere generico ma deve riguardare sui documenti determinati ed inerenti all'oggetto della lite.

A tal riguardo la giurisprudenza (Cass. lav., n. 6258/1996) ha confermato che l'ordine di esibizione può essere impartito ad una delle parti del processo con esclusivo riferimento ad atti “la cui acquisizione al processo sia necessaria” ovvero “concernenti la controversia”, e, quindi, ai soli atti o documenti specificamente individuati o individuabili, dei quali sia noto almeno assertivamente indicato, un preciso contenuto influente per la decisione.Tale orientamento risulta confermato da Cass.III,  n. 9522/2012 che ha sottolineato che il carattere ufficioso dei poteri  di cui all'art. 2711 e pertanto affinchè  il giudice eserciti legittimamente a quello di esibizione previsto dall'art. 2711 occorre che la parte su cui grava la prova alleghi  tempestivamente i fatti specifici da provare con metodo analitico dimostrando di non avere altro strumento probatorio  per dimostrarli, ovvero di averli inutilmente esperiti.

Nel caso in cui sia necessario quantificare le somme dovute da una banca ad un cliente in esito alla dichiarazione di nullità delle clausole anatocistiche, va cassata la decisione ce aveva autorizzato il c.t.u.  ad acquisire direttamente tutta la documentazione necessaria presso le controparti, ricorrendo ai poteri di cui  all'art. 2711, comma 2 c.c., il giudice di legittimità  ha affermato che l'ordine di esibizione deve intendersi in senso restrittivo, potendo il potere officioso essere esercitato solo nel caso in cui una parte non possa essa stessa procurarsi i documenti contabili mediante il ricorso ad altri mezzi di prova, ivi compresa l'istanza di esibizione ex art. 210 c.p.c. ( Cass. I , n. 18152/2020).

Infine si segnala che essendo previsto specificamente per l'acquisizione dei documenti lo strumento dell'esibizione (artt. 212 c.p.c. e 2711), l'ispezione degli stessi non è consentita, desumendosi dall'art. 210 c.p.c. che l'un mezzo probatorio esclude l'altro. Ciononostante, l'inammissibilità dell'ordine di ispezione non esclude che possa essere valutato come argomento di prova il contegno complessivo della parte che non dia ad esso esecuzione, invocando ragioni diverse ed estranee alla causa di inammissibilità (Cass. I, n. 9839/1994).

Bibliografia

Casanova, Libri di commercio e scritture contabili, in Nss.D.I., IX, Torino, 1963; Cendon, artt. 2697-2739. Prove, in Commentario al codice civile, Milano, 2009; Comoglio, Le prove civili, Torino, 2004; Ferri, Scritture contabili, in Enc. dir., XLI, Milano, 1989; La China, Esibizione delle prove, in Enc. dir., XV, Milano, 1966; Panuccio, La natura giuridica delle registrazioni contabili, Napoli, 1964.

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