Codice Civile art. 2716 - Mancanza dell'atto originale o di copia depositata.

Donatella Salari

Mancanza dell'atto originale o di copia depositata.

[I]. In mancanza dell'originale dell'atto pubblico o di una copia di esso presso un pubblico depositario, le copie spedite in conformità dell'articolo 2714 fanno piena prova; ma se tali copie, o anche la copia esistente presso un pubblico depositario quando manca l'originale, presentano cancellature, abrasioni, intercalazioni o altri difetti esteriori, è rimesso al giudice di apprezzarne la efficacia probatoria [116 c.p.c.].

[II]. In mancanza dell'originale scrittura privata, le copie di essa spedite in conformità dell'articolo 2715 fanno egualmente prova; ma se presentano cancellature, abrasioni, intercalazioni o altri difetti esteriori, è rimesso parimenti al giudice di apprezzarne l'efficacia probatoria. Resta in ogni caso salva la questione circa l'autenticità dell'originale mancante.

Inquadramento

La norma in questione disciplina l'efficacia probatoria delle copie degli atti pubblici e delle scritture private spedite da pubblici depositari autorizzati, sancendone l'equiparazione agli originali, nel caso in cui manchi l'originale o una copia di esso presso un pubblico depositario.

Inoltre la norma soggiunge che qualora siano presenti delle intercalazioni, cancellature o abrasioni, la valutazione viene rimessa al prudente apprezzamento del giudice.

Pertanto, la norma de qua circoscrive l'efficacia probatoria piena di tali documenti alle copie integre, mente quelle recanti intercalazioni, cancellature o abrasioni sono rimesse al prudente apprezzamento del giudicante ex art. 116 c.p.c.

Ad ogni buon conto, la disposizione evidenzia come la questione relativa all'assenza dell'originale resti impregiudicata, potendo le parti utilizzare qualunque mezzo di prova a tal fine.

Si segnala come la giurisprudenza (così come per l'art. 2715 cui si rinvia) tenda ad ampliare la categoria delle copie utilizzabili (sempre che non presentino intercalazioni, cancellature o abrasioni) facendo rientrare, a determinate condizioni, sia quelle di scritture provenienti da terzi che quelle c.d. informi.

Istituto

La norma in esame disciplina una particolare ipotesi, ovverosia quando, incolpevolmente, la parte non sia in grado di procurarsi l'originale o una copia esistente presso un depositario di un atto pubblico o di una scrittura privata.

Il comma 2 della norma in commento è dedicato alla mancanza dell'originale della scrittura privata originale. Anche in questa ipotesi la copia autentica ha efficacia di piena prova, che non deriva dalla mancanza dell'originale, bensì dal dettato dell'art. 2715. Il comma in questione afferma (analogamente al comma 1) che qualora la copia autentica della scrittura privata sia difettosa, la stessa non acquista l'efficacia di piena prova, ma resta soggetta alla libera valutazione da parte del giudice.

Secondo la dottrina prevalente, se la copia autentica è difettosa, bisogna escludere che essa sia equiparabile alla scrittura privata al fine dell'applicazione delle regole sull'onere del disconoscimento. La copia difettosa potrà infatti acquistare l'efficacia probatoria di cui all'art. 2702 solo se espressamente riconosciuta (Tommaseo, 197).

Bibliografia

Carnelutti, La prova civile, Roma, 1947; Comoglio, Le prove civili, Torino, 2004; Conte M., artt. 2697- 2730. Prove, a cura di Cendon, Commentario al cod. civ., a cura di Cendon, Milano, 2008; Denti, La verificazione delle prove documentali, Torino, 1957; Gallo, Copia, estratto, certificato notarile, in Nss.D.I., IV, Torino, 1959; Tommaseo, Delle prove, in Comm. Cendon, VI, Torino, 1991; Trisorio Liuzzi, Copia e collazione di atti, in Dig. civ., IV, Torino, 1989; Vaccarella, Sull'efficacia probatoria della copia fotografica di scrittura privata, in Riv. dir. priv. 1969.

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