Codice Civile art. 2717 - Valore probatorio di altre copie.Valore probatorio di altre copie. [I]. Le copie rilasciate da pubblici ufficiali fuori dei casi contemplati dagli articoli precedenti hanno l'efficacia di un principio di prova per iscritto [2724]. InquadramentoLa norma in questione disciplina l'efficacia probatoria delle copie degli atti pubblici e delle scritture private rilasciate da pubblici ufficiali, senza i requisiti previsti dagli artt. 2714, 2715 e 2716, riconoscendo alle stesse l'efficacia di argomenti di prova. Si tratta, come ovvio, di un'ampia categoria di documenti che pur mancando di alcuni requisiti vengono comunque considerati probatoriamente validi. In effetti la norma prevede che tali documenti siano rimessi al prudente apprezzamento del giudice ai sensi dell'art. 116 c.p.c. Si segnala come la giurisprudenza abbia fatto rientrare in tale categoria anche le c.d. copie del ruolo d'imposta ed i contratti stipulati con la p.a.. IstitutoLa norma disciplina l'efficacia probatoria delle copie rilasciate da pubblici ufficiali senza il rispetto dei requisiti previsti dalla legge. A tale ipotesi va equiparata quella delle copie di atti pubblici spedite da pubblici ufficiali non autorizzati. Alle copie così individuate il legislatore attribuisce un'efficacia probatoria ridotta, ovvero quella di principio di prova per iscritto. La norma in esame non specifica il significato dell'espressione «principio di prova per iscritto», con la conseguenza che, a tal fine, occorre fare riferimento all'art. 2724, n. 1, secondo cui con tale locuzione si fa riferimento a qualsiasi scritto, proveniente dalla persona contro la quale è diretta la domanda o dal suo rappresentante, che faccia apparire verosimile il fatto allegato (Patti, in Comm. S. B., 1996, 143). Inoltre, le copie de quibus, quale principio di prova per iscritto, rendono ammissibile la prova testimoniale (art. 2724, n. 1). La giurisprudenza, conferma quanto testé detto, affermando che se un notaio attesta la conformità di una copia fotografica o fotostatica non rispetto all'originale, bensì rispetto al documento esibitogli, la copia, pur rilasciata da un pubblico ufficiale, non assume il valore di prova legale, ma quello più limitato di un principio di prova per iscritto ai sensi dell'art. 2717 (Cass. lav., n. 6263/1998). Secondo il giudice di legittimità, il concessionario del servizio di riscossione dei tributi può chiedere l'ammissione al passivo dei crediti tributari esigibili nei confronti del fallito sulla base del ruolo, senza previa notificazione della cartella esattoriale, stante la smaterializzazione del ruolo conseguente all'informatizzazione dell'amministrazione tributaria che rende indisponibile un documento cartaceo, sostituendolo con la stampa dei dati riguardanti la partita da riscuotere. Ne deriva che in base all'art. 23 d.lgs. n. 82/2005 (modificato dall'art. 16, comma 1, d.lgs. n. 235/2010), gli estratti del ruolo, hanno piena efficacia probatoria ove il curatore non contesti la loro conformità all'originale. (Cass. I, n. 16112/2019). BibliografiaCarnelutti, La prova civile, Roma, 1947; Comoglio, Le prove civili, Torino, 2004; Conte M., artt. 2697- 2730. Prove, a cura di Cendon, Commentario al cod. civ., a cura di Cendon, Milano, 2008; Denti, La verificazione delle prove documentali, Torino, 1957; Gallo, Copia, estratto, certificato notarile, in Nss.D.I., IV, Torino, 1959; Tommaseo, Delle prove, in Comm. Cendon, VI, Torino, 1991; Trisorio Liuzzi, Copia e collazione di atti, in Dig. civ., IV, Torino, 1989; Vaccarella, Sull'efficacia probatoria della copia fotografica di scrittura privata, in Riv. dir. priv. 1969. |