Codice Civile art. 2725 - Atti per i quali è richiesta la prova per iscritto o la forma scritta.Atti per i quali è richiesta la prova per iscritto o la forma scritta. [I]. Quando, secondo la legge o la volontà delle parti, un contratto deve essere provato per iscritto [1888, 1928, 1967, 2556], la prova per testimoni è ammessa soltanto nel caso indicato dal n. 3 dell'articolo precedente. [II]. La stessa regola si applica nei casi in cui la forma scritta è richiesta sotto pena di nullità [1350 ss.] (1). (1) V. art. 8 d.lg. 25 febbraio 2000, n. 61, per l'applicazione del presente articolo al contratto di lavoro a tempo parziale. InquadramentoLa norma in commento ammette la possibilità di provare per testi un contratto rispetto al quale per legge o volontà delle parti sia richiesta la forma scritta ad substantiam (cioè a fini di validità) o ad probationem (cioè a fini di prova) solo qualora il contraente interessato alleghi e dimostri di aver smarrito senza colpa il documento che gli forniva la prova. La prova per testi rispetto ai contratti per i quali la legge richieda la prova scritta ad substantiam o ad probationemIl legislatore unifica, quindi, a livello probatorio, i contratti per i quali la forma scritta sia richiesta ad probationem ovvero ad substantiam, sicché quando, per legge o per volontà delle parti, sia prevista, per un certo contratto, la forma scritta a fini di validità o di prova, la prova testimoniale (così come quella per presunzioni) che abbia ad oggetto, implicitamente o esplicitamente, l'esistenza del contratto, è inammissibile, salvo che non sia volta a dimostrare la perdita incolpevole del documento (Cass. n. 17986/2014). Le limitazioni di cui all'art. 2725, così come i limiti di valore previsti dall'art. 2721, operano, comunque, esclusivamente quando il contratto sia invocato in giudizio come fonte di reciproci diritti ed obblighi tra le parti contraenti e non anche quando se ne evochi l'esistenza come semplice fatto storico influente sulla decisione del processo ed il contratto risulti stipulato non tra le parti processuali, ma tra una sola di esse ed un terzo, quale è il curatore che agisce in revocatoria fallimentare (Cass. n. 3336/2015). Ai fini della sussistenza dell'ipotesi di cui all'art. 2724 n. 3 (come richiamato dall'art. 2725) è necessario che la condotta del contraente, rapportata alle circostanze nelle quali la perdita ebbe a verificarsi, si presenti immune dai caratteri della imprudenza e della negligenza (Cass. n. 2017/1994). La perdita del documento, tuttavia, non può ritenersi incolpevole solo perché esso è stato affidato a terzi, dovendo risultare, viceversa, in ragione dello sfavore legislativo per la testimonianza su particolari contratti, che il comportamento dell'affidante sia stato adeguato e che l'affidatario sia esente da colpa (Cass. n. 1944/2014). Non abilita, inoltre, alla prova per testi il fatto che il contratto richiedente la forma scritta ad substantiam o ad probationem sia stato consegnato da un contraente all'altro, che si sia rifiutato poi di restituirlo, non ricorrendo in tal caso un'ipotesi di perdita incolpevole del documento ai sensi dell'art. 2724, n. 3, ma un'ipotesi di impossibilità di procurarsi la prova del contratto ai sensi del precedente n. 2 di detta norma, non applicabile per l'ipotesi di contratto che richieda la forma scritta a fini di validità o di prova (Cass. n. 28639/2011). È onere, in ogni caso, del contraente interessato allegare e dimostrare di aver smarrito il contratto senza sua colpa al fine di essere ammesso alla prova testimoniale (Cass. n. 26155/2006). Secondo un orientamento della giurisprudenza di legittimità, i limiti di ammissibilità della prova testimoniale sull'esistenza di un contratto soggetto a forma scritta ad substantiam sono dettati da ragioni di ordine pubblico, sicché l'inammissibilità della prova assunta oltre quei limiti in primo grado non è sanata dalla mancata tempestiva opposizione della parte interessata, la quale può eccepire il vizio con motivo di appello (Cass. n. 23934/2015). Né può rilevare, a fini di prova, la non contestazione o l'ammissione dell'esistenza dell'accordo da parte dei contraenti (Cass, n. 27972/2022). Con riferimento, invece, ai contratti richiedenti la forma scritta ad probationem, si è osservato l'inammissibilità della prova per testi nei contratti non attiene all'ordine pubblico ma alla tutela d'interessi privati, per cui non può essere rilevata d'ufficio, ma deve essere eccepita dalla parte interessata nella prima istanza o difesa successiva al suo configurarsi (Cass. n. 7765/2010). L'orientamento è stato ribadito anche dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione, le quali hanno aggiunto che qualora, nonostante l'eccezione di inammissibilità, la prova sia stata ugualmente assunta, è onere della parte interessata opporne la nullità secondo le modalità dettate dall'art. 157, comma 2, c.p.c., rimanendo altrimenti la stessa ritualmente acquisita, senza che detta nullità possa più essere fatta valere in sede di impugnazione (Cass., S.U., n. 16723/2020). Quanto alla casistica, si è precisato che la stipulazione del contratto d'appalto non richiede la forma scritta "ad substantiam", né "ad probationem", potendo lo stesso essere concluso anche "per facta concludentia", sicché, con riguardo all'effettiva esecuzione delle prestazioni per il cui corrispettivo la parte committente, che se ne assuma creditrice, chieda l'ammissione al passivo del fallimento dell'appaltatore, ben possono assumere rilevanza la prova testimoniale e il verbale "informale" di ricognizione delle opere incompiute dal fallito, se non specificamente contestato dalla curatela (che, nella specie, se ne è servita per l'autonoma quantificazione dei lavori incompiuti), neppure quanto alla sua opponibilità per carenza di data certa (Cass. n. 16530/2016). In tema, invece, di contratto di lavoro a progetto, si è osservato che l'art. 62 d.lgs. n. 276/2003, che ne richiede la stipula in forma scritta e prescrive l'indicazione a fini probatori del progetto e del programma di lavoro, non impone anche una forma obbligata di dichiarazione sicché il contenuto della prestazione oggetto del contratto può anche desumersi dal testo complessivo del documento con cui le parti hanno regolato il loro rapporto (Cass. n. 7716/2016). In caso, invece, di licenziamento, in virtù dell'art 2725 non è consentita la prova testimoniale della comunicazione, per cui la l. n. 604/1966 prescrive la forma scritta a pena di nullità, salvo che il documento utilizzabile come prova sia andato perduto senza colpa (Cass. n. 11479/2015). In tema, infine, di intermediazione finanziaria, la prova dell'assolvimento degli obblighi informativi incombenti sull'intermediario può essere data anche mediante deposizione testimoniale del funzionario della banca in quanto nessuna fonte, primaria o secondaria, richiede la prova scritta (Cass. n. 19750/2017). BibliografiaBeghini, La prova per testimoni nel rito civile, Padova, 1997, 1 e ss.; Ceccherini, La prova orale nel processo civile, Milano, 2010, 1 e ss.; Patti, Prova testimoniale. Presunzioni. Artt. 2721-2729, Bologna, 2001, 1 e ss.; Viola, La testimonianza nel processo civile, Milano, 2012, 1 e ss.. |