Codice Civile art. 2730 - Nozione.

Giusi Ianni
aggiornato da Rossella Pezzella

Nozione.

[I]. La confessione è la dichiarazione che una parte fa della verità di fatti ad essa sfavorevoli e favorevoli all'altra parte.

[II]. La confessione è giudiziale [2733; 228 ss. c.p.c.] o stragiudiziale [2735].

Inquadramento

La confessione è definita come la dichiarazione che una parte faccia di fatti a sé sfavorevoli e favorevoli all'altra parte. Essa può essere giudiziale o stragiudiziale, a seconda che venga resa nell'ambito di un processo o all'esterno di esso.

La confessione in generale

La confessione ha valore di prova legale nei confronti del confitente, nel senso che vincola il giudice a considerare provati i fatti che ne formano oggetto (essa non implica, tuttavia, anche il dovere di considerarli sicuramente rilevanti e decisivi al fine di determinarne il convincimento, che può formarsi in base a tutti gli elementi probatori raccolti nel corso del giudizio): Cass. n. 8403/2014. Affinché tale effetto si produca è necessario, però, che il confitente abbia la capacità di disporre del diritto a cui i fatti confessati si riferiscono (Cass. n. 28711/2008) e che si tratti di diritti disponibili. In materia di diritti indisponibili si è, tuttavia, precisato che le ammissioni di una parte, pur non potendo assumere valore di confessione in senso stretto, a norma dell'art. 2730, possono essere utilizzate - unitamente ad altri elementi probatori - quali presunzioni ed indizi liberamente valutabili, sempre che esprimano non opinioni o giudizi o stati d'animo personali, ma fatti obiettivi, suscettibili, in quanto tali, di essere valutati giuridicamente (cfr. Cass. n. 8149/2016, in materia di separazione personale tra coniugi; Cass. n. 15248/2022). Una dichiarazione, inoltre, è qualificabile come confessione ove sussistano un elemento soggettivo, consistente nella consapevolezza e volontà di ammettere e riconoscere la verità di un fatto a sé sfavorevole e favorevole all'altra parte, ed un elemento oggettivo, che si ha qualora dall'ammissione del fatto obiettivo, il quale forma oggetto della confessione escludente qualsiasi contestazione sul punto, derivi un concreto pregiudizio all'interesse del dichiarante e, al contempo, un corrispondente vantaggio nei confronti del destinatario della dichiarazione (Cass. S.U., n. 7381/2013;  Cass. n. 12798/2018), nell'ambito del solo rapporto obbligatorio intercorrente con il destinatario (Cass. n. 16669/2024).

La confessione giudiziale

La confessione, come detto, può essere giudiziale o stra-giudiziale. La confessione giudiziale, per come ricavabile dall'art. 228 c.p.c., può essere spontanea (perché la parte in atti a sua firma ammetta la veridicità dei fatti allegati dall'altra parte) o provocata dallo strumento processuale tipico dell'interrogatorio formale (art. 230 c.p.c.).

In presenza, tuttavia, di un processo con pluralità di parti, l'interrogatorio formale, essendo volto a provocare la confessione giudiziale di fatti sfavorevoli alla parte confitente e favorevoli al soggetto che si trova, rispetto ad essa, in posizione antitetica e contrastante, non può essere deferito, su un punto dibattuto in quello stesso processo, tra il soggetto deferente ed un terzo diverso dall'interrogando, non avendo valore confessorio le risposte, eventualmente affermative, fornite dell'interrogato (Cass. n. 20476/2015). L'interrogatorio formale può essere deferito nel processo con pluralità di parti rispetto ad un punto controverso solo tra deferente e interrogato (o interrogati), ma in presenza di un litisconsorzio necessario l'eventuale confessione resa da alcuni soltanto dei litisconsorti è liberamente apprezzata dal giudice, secondo quanto disposto dall'art. 2733. Quanto, invece, alla confessione giudiziale spontanea, le dichiarazioni contenute negli atti processuali possono assumere valore confessorio solo se sottoscritte dalla parte personalmente, con modalità tali da rivelare inequivocabilmente la consapevolezza delle specifiche ammissioni dei fatti sfavorevoli così espresse. Ne consegue che non ha efficacia confessoria la mera sottoscrizione della procura apposta a margine o in calce all'atto recante la dichiarazione, in quanto la procura è elemento giuridicamente distinto dal contenuto espositivo dell'atto cui accede, pur potendo tale dichiarazione contra se fornire elementi indiziari di giudizio (Cass. n. 6192/2014). Analogamente, le dichiarazioni rese in giudizio dal difensore, contenenti affermazioni relative a fatti sfavorevoli al proprio rappresentato e favorevoli all'altra parte, non hanno efficacia di confessione, ma possono essere utilizzate dal giudice come elementi indiziari, valutabili agli effetti dell'art. 2729 (Cass. n. 7015/2012).

Si è, infine, chiarito che le dichiarazioni rese dall'imputato nel dibattimento penale sono soggette al libero apprezzamento del giudice civile e non possono integrare una confessione giudiziale nel giudizio civile, atteso che questa ricorre, ai sensi dell'art. 228 c.p.c., soltanto nei casi in cui sia spontanea o provocata in sede di interrogatorio formale, quindi all'interno del giudizio civile medesimo (Cass. n. 20255/2019).

La confessione stragiudiziale

Quanto, infine, alla confessione stragiudiziale, la giurisprudenza di legittimità ha attribuito simile valore: alle dichiarazioni rese in sede di verifica fiscale dal legale rappresentante di una società (Cass. n. 22616/2014); alla quietanza rilasciata dal creditore al debitore all'atto del pagamento, rispetto al fatto estintivo dell'obbligazione (Cass. n. 21258/2014;  Cass. n. 5945/2023); alle dichiarazioni del danneggiato riportate nel referto di pronto soccorso (Cass. n. 20879/2024); alle dichiarazioni contenute nel modello di constatazione amichevole di incidente in caso di sinistro stradale. Con riferimento al c.d. modello CAI , tuttavia, qualora il medesimo venga prodotto in giudizio, stante la partecipazione necessaria anche della compagnia di assicurazione del danneggiante, il contenuto del documento sarà liberamente apprezzabile dal giudice, dovendo trovare applicazione la norma di cui all'art. 2733, comma 3,  (Cass. S.U. , 10311/2006). Le dichiarazioni dei conducenti in tale modello contenute, tuttavia, generano una presunzione iuris tantum nei confronti dell'assicuratore, il quale potrà superarla solo fornendo prova contraria (Cass., n. 25468/2020; Cass. n. 15431/2024). Si è escluso, invece, possa costituire dichiarazione confessoria la dichiarazione resa dal cliente su modulo sottoscritto predisposto dall'intermediario finanziario, in ordine alla propria consapevolezza, conseguente alle informazioni ricevute, della rischiosità dell'investimento suggerito dal medesimo intermediario e della inadeguatezza dello stesso rispetto al suo profilo d'investitore, trattandosi di dichiarazione rivolta alla formulazione di un giudizio e non all'affermazione di scienza e verità di un fatto obiettivo (Cass. n. 18122/2020). Si è escluso, altresì che possa avere valenza confessoria la dichiarazione unilaterale scritta dal fiduciario, ricognitiva dell'intestazione fiduciaria dell'immobile e promissiva del suo ritrasferimento al fiduciante, equiparata, invece, alla promessa di pagamento, ai sensi e per gli effetti di cui all'art. 1988 c.c. (Cass. S.U., n. 6459/2020).

Bibliografia

Andrioli, Confessione, in Nss. Dig. It., Torino, 1959, 20

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