Codice Civile art. 2738 - Efficacia.

Giusi Ianni

Efficacia.

[I]. Se è stato prestato il giuramento deferito o riferito [233, 234 c.p.c.], l'altra parte non è ammessa a provare il contrario, né può chiedere la revocazione della sentenza qualora il giuramento sia stato dichiarato falso [395 n. 2 c.p.c.].

[II]. Può tuttavia domandare il risarcimento dei danni nel caso di condanna penale per falso giuramento [371 c.p.]. Se la condanna penale non può essere pronunziata perché il reato è estinto, il giudice civile può conoscere del reato al solo fine del risarcimento [198 c.p.] (1).

[III]. In caso di litisconsorzio necessario [102 c.p.c.], il giuramento prestato da alcuni soltanto dei litisconsorti è liberamente apprezzato dal giudice [1305].

(1) La Corte cost., con sentenza 4 aprile 1996, n. 105 ha dichiarato l'illegittimità costituzionale del presente comma «nella parte in cui non prevede che il giudice civile possa conoscere del reato di falso giuramento al solo fine del risarcimento anche nel caso in cui la sentenza irrevocabile di assoluzione pronunziata nel giudizio penale non abbia efficacia di giudicato nei confronti del danneggiato».

Inquadramento

La norma in commento attribuisce efficacia di prova legale al giuramento, rispetto al quale non è ammessa prova contraria né la possibilità di ottenere la revocazione della sentenza qualora venga accertata la falsità del giuramento in sede penale, salvo in questo caso il diritto al risarcimento del danno. In caso, invece, di processo con litisconsorzio necessario, il giuramento prestato da alcuni soltanto dei litisconsorti è liberamente apprezzato dal giudice

L'efficacia probatoria del giuramento

La norma in commento va letta in combinato disposto con l'art. 239 c.p.c., il quale dispone che se la parte alla quale il giuramento decisorio è deferito non si presenti senza giustificato motivo all'udienza fissata per l'espletamento della prova o rifiuti di prestare il giuramento senza riferirlo all'altra parte, essa soccombe rispetto alla domanda o al punto di fatto relativamente al quale il giuramento è stato ammesso, così come soccombe la parte avversaria che rifiuti di prestare il giuramento che le sia stato eventualmente riferito. Il giuramento, quindi, in quanto prova legale, determina un duplice vincolo sul giudice: da un lato gli preclude la possibilità di ammettere prove dirette a dimostrare un diverso svolgimento dei fatti, dall'altro influisce direttamente sulla sua decisione, in quanto, una volta prestato giuramento, il giudice non può fare altro che dichiarare vittoriosa la parte che ha giurato e soccombente l'altra parte. L'efficacia probatoria incontrovertibile del giuramento riceve conferma dal principio per cui neppure la falsità del giuramento accertata in sede penale consente di modificare la decisione che su di esso si è fondata: l'art. 2738 esclude, infatti, che la sentenza fondata su di un giuramento falso possa essere impugnata con il mezzo della revocazione di cui all'art. 395 c.p.c., che pure è il rimedio straordinario specificamente previsto dalla legge per l'impugnazione delle sentenze fondate su prove false. Nell'ipotesi prospettata, quindi, l'unico rimedio a disposizione della parte soccombente a causa del falso giuramento è quello risarcitorio, sempre che la falsità sia accertata dal giudice penale con sentenza passata in giudicato. L'art. 2738 consente, tuttavia, che il giudice civile possa conoscere del reato di falso giuramento a fini risarcitori, qualora in sede penale non sia intervenuta condanna per intervenuta prescrizione del reato medesimo.

La disposizione in questione, peraltro, è stata oggetto di intervento da parte della Corte costituzionale (Corte Cost. n. 105/1996), la quale l'ha dichiarata costituzionalmente illegittima nella parte in cui non prevede che il giudice civile possa conosce del reato di falso giuramento, ai soli fini risarcitori, “anche nel caso in cui la sentenza irrevocabile di assoluzione pronunciata nel giudizio penale non abbia efficacia di giudicato nei confronti del danneggiato”, che ad esempio non sia stato messo in condizione di costituirsi parte civile o abbia esercitato l'azione in sede civile a norma dell'art. 75, comma 2, c.p.p., o non abbia accettato il rito abbreviato scelto dall'imputato.

Il giuramento in caso di litisconsorzio necessario

In presenza di un litisconsorzio necessario, per come ricavabile dall'art. 2737, il giuramento ha efficacia di prova legale solo se prestato da tutti i litisconsorti, essendo altrimenti rimesso alla libera valutazione del giudice.

La giurisprudenza di legittimità, comunque, ha chiarito che il giuramento decisorio può essere anche deferito da alcuni soltanto dei litisconsorti necessari o ad alcuni soltanto di essi, ma anche in questo caso esso sarà liberamente apprezzato dal giudice (Cass. n. 1862/1995), nei confronti di tutti i litisconsorti, dato che l'art. 2738 non distingue tra litisconsorti che lo hanno prestato o lo hanno deferito e gli altri. Nel caso, invece, di litisconsorzio facoltativo, le dichiarazioni rese da uno dei litisconsorti a seguito del deferimento del giuramento hanno valore di prova legale nei confronti del dichiarante, ma non anche nei confronti delle persone diverse da lui, in quanto costui non ha alcun potere di disposizione in ordine a situazioni giuridiche che fanno capo a altri distinti soggetti del rapporto processuale, nei confronti dei quali al giudice è consentito di apprezzare liberamente la dichiarazione resa (Cass. n. 8458/2004).

Bibliografia

Andrioli, Giuramento, in Nss. Dig. It., Torino, 1961

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