Codice Civile art. 2744 - Divieto del patto commissorio.

Giusi Ianni

Divieto del patto commissorio.

[I]. È nullo il patto col quale si conviene che, in mancanza del pagamento del credito nel termine fissato, la proprietà della cosa ipotecata o data in pegno passi al creditore [1963]. Il patto è nullo anche se posteriore alla costituzione dell'ipoteca o del pegno [2796, 2798].

Inquadramento

La norma in commento prevede la nullità del c.d. patto commissorio, definibile come il negozio con cui debitore e creditore convengono che, in mancanza del pagamento del debito nel termine concordato, la proprietà della cosa ipotecata o data in pegno passi al creditore.

La norma mira, da un lato, a salvaguardare l'interesse del debitore, sottraendolo alla coazione morale del proprio creditore, dall'altro a tutelare l'interesse degli altri creditori, i quali verrebbero pregiudicati dalla sottrazione di un bene alla garanzia patrimoniale generica di cui all'art. 2740, al di fuori delle cause legittime di prelazione di cui all'art. 2741 del medesimo codice (Cass. n. 1787/1993).

Il divieto di patto commissorio

Alla luce dell'indicata ratio della disciplina, la giurisprudenza di legittimità ha ritenuto il divieto di patto commissorio sancito dall'art. 2744 estendibile a qualsiasi negozio che venga utilizzato per conseguire il risultato concreto vietato dall'ordinamento, indipendentemente dalla forma assunta e dalla astratta liceità dello strumento negoziale utilizzato. Rispetto a più negozi tra loro collegati, invece, il patto commissorio è ravvisabile qualora l'assetto di interessi complessivo sia tale da far ritenere che il trasferimento di un bene sia effettivamente volto, più che alla funzione di scambio, ad uno scopo di garanzia a prescindere, sia dalla natura meramente obbligatoria o traslativa o reale del contratto, sia dal momento temporale in cui l'effetto traslativo è destinato a verificarsi, nonché dagli strumenti negoziali destinati alla sua attuazione e, persino, dalla identità dei soggetti che abbiano stipulato i negozi collegati, complessi o misti, sempre che tra le diverse pattuizioni sia ravvisabile un rapporto di interdipendenza e le stesse risultino funzionalmente preordinate allo scopo finale di garanzia (Cass. n. 23553/2020). Si è ritenuta ad esempio, la nullità ex art. 2744 della procura a vendere un immobile, conferita dal mutuatario al mutuante contestualmente alla stipulazione del mutuo, qualora si accerti che tra il mutuo e la procura sussista un nesso funzionale (Cass. n. 17776/2024Cass. n. 1075/2016; Cass. n. 23670/2015) o del patto commissorio “occulto”, avente ad oggetto immobili di proprietà di terzi, che abbiano assunto la figura di venditori a garanzia del debito altrui (Cass. n. 5426/2010) o, ancora, della vendita con patto di riscatto o di retrovendita, qualora il versamento del prezzo da parte del compratore non si configuri come corrispettivo dovuto per l'acquisto della proprietà, ma come erogazione di un mutuo, rispetto al quale il trasferimento del bene risponda alla sola finalità di costituire una posizione di garanzia provvisoria, capace di evolversi in maniera diversa a seconda che il debitore adempia o meno l'obbligo di restituire le somme ricevute (Cass. n. 8957/2014;  Cass. n. 4514/2018) o del contratto preliminare di compravendita ove risulti l'intento primario delle parti di costituire con il bene promesso in vendita una garanzia reale in funzione dell'adempimento delle obbligazioni contratte dal promittente venditore con altro negozio, in maniera da stabilire un collegamento strumentale fra i due negozi, mediante predisposizione di un meccanismo (quale la previsione di una condizione) diretto a far sì che l'effetto irrevocabile del trasferimento si realizzi solo a seguito dell'inadempimento del debitore, promittente alienante, rimanendo altrimenti il bene nella titolarità di quest'ultimo, atteso che in tal modo il preliminare viene impiegato non per finalità di scambio, ma in funzione di garanzia, per conseguire l'illecita coartazione del debitore rispetto alla volontà del creditore promissario acquirente, costituendo, allora, il mezzo per raggiungere il risultato vietato dalla legge (Cass. n. 12462/2013).  La Suprema Corte ha chiarito (Cass. n. 27615/2022) che l'art. 2744 pur essendo norma imperativa non esprime in sé un valore insopprimibile dell'ordinamento, ma è posto a tutela del patrimonio del contraente, tant'è che lo stesso legislatore ha previsto casi in cui tale divieto non si applica (ad esempio, l'art. 6 del d.lgs. n. 170/2004.  Non è considerato, inoltre, lesivo del divieto di cui all'art. 2744, il c.d. patto marciano, con cui si convenga preventivamente che in caso di inadempimento del debitore, al termine del rapporto negoziale il creditore possa acquistare il bene oggetto di garanzia pagando l'importo eccedente l'ammontare del credito, previa stima del bene con tempi certi e modalità definite, tali da assicurare una valutazione imparziale ancorata a parametri oggettivi ed autonomi: tale pattuizione, infatti, è considerata idonea a ristabilire l'equilibrio sinallagmatico tra le prestazioni e da evitare che il debitore subisca una lesione dal trasferimento del bene in garanzia (Cass. n. 1625/2015 ; Cass. n. 1625/2016 ). Poiché, inoltre, il divieto del patto commissorio postula che il trasferimento della proprietà della cosa sia sospensivamente condizionato al verificarsi dell'evento futuro ed incerto del mancato pagamento del debito, si è ritenuto che esso non sia configurabile qualora il trasferimento avvenga, invece, allo scopo di soddisfare un precedente credito rimasto insoluto (Cass. n. 1075/2016). Allo stesso modo, il patto commissorio non è configurabile quando il debitore volontariamente trasferisca il bene a titolo di "datio in solutum" (Cass. n. 19508/2020).

Bibliografia

Giorgianni, L'inadempimento, Milano, 1975, 9 e ss.; Rojas Elqueta, Autonomia privata e responsabilità patrimoniale del debitore, Milano, 2012, 1 e ss.; Roppo, Responsabilità patrimoniale, in Enc. dir., Milano, 1988, 1048; Sicchiero, La responsabilità patrimoniale, in Trattato di diritto civile a cura di Sacco, Torino, 2011, 1 e ss.

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