Codice Civile art. 2755 - Spese per atti conservativi o di espropriazione.

Donatella Salari

Spese per atti conservativi o di espropriazione.

[I]. I crediti per spese di giustizia fatte per atti conservativi [2905 s.; 671 c.p.c.] o per l'espropriazione di beni mobili [513 ss. c.p.c.] nell'interesse comune dei creditori hanno privilegio sui beni stessi [2777].

Inquadramento

Il regime peculiare di questo tipo di preferenza risulta, assoggettato a due indispensabili condizioni: la prima è quella che un atto cautelare o conservativo sia stato effettivamente intrapreso e la seconda che da questa iniziativa ne abbiano tratto vantaggi gli altri creditori e che, infine, ne sia esitato un vantaggio effettivo: si pensi alle spese di notifica del titolo esecutivo e a quelle del precetto che costituiscono i cardini dell'intera procedura esecutiva.

Ovviamente non potrebbe, essere riconosciuto alcun privilegio al credito dello stesso debitore per spese sostenute nell'interesse dei creditori.

Ne deriva che il privilegio includerà le spese sostenute dal pignoramento in poi, (discusso se positivo o no) limitatamente al primo creditore procedente, nonché le spese sostenute per gli ausiliari del giudice, compresi custodi e notai, per i compensi liquidati dal giudice, ai sensi dell'art. 53 disp. att. c.p.c.; sono a carico del debitore esecutato le spese sostenute per azioni surrogatorie (art. 2900), le spese sostenute per il sequestro conservativo (art. 671 c.p.c.) stante il suo carattere cautelare, ma non per quello giudiziario ovviamente.

Non rientrano, invece, quelle per l'espropriazione ove il pignoramento abbia perso efficacia, nonché le spese per il decreto ingiuntivo e per il precetto, salvi i casi in cui la legge disponga diversamente

Il privilegio

L'articolo provvede a qualificare le spese di giustizia come credito privilegiato degli atti conservativi e d'espropriazione di beni mobili effettuate dal creditore nell'interesse comune, in parallelo con l'art. 2770 per i beni immobili e secondo il disposto dell'art. 2777 che nel disciplinare le priorità di una serie di crediti antepone con preferenza i crediti per le spese di giustizia, ossia di quelle spese affrontate dal creditore per gli atti conservativi o espropriativi e che vanno soddisfatte prima di ogni altra ragione di credito, ancorché si tratti di crediti pignoratizi o ipotecari, con la conseguenza che qualora con crediti assistiti da privilegio speciale concorra un credito garantito con pegno e uno dei privilegi debba essere preferito rispetto al pegno, tale privilegio prevale su quegli altri che devono essere posposti al pegno, anche se anteriori di grado.

Il codice vigente non disciplina il caso in cui concorrano col pegno privilegi speciali a questo anteposti e privilegi generali anteposti, a loro volta, a privilegi speciali, come accade nelle ipotesi previste dai nn. 1 e 8 dell'art. 2778.

La disposizione, pertanto, privilegia le spese di giustizia per gli atti espropriativi o conservativi sui beni mobili.

Si tratta di un privilegio particolare che si giustifica con il vantaggio generale che attraverso l'attività conservativa o espropriativa su impulso del singolo creditore tutti i restanti creditori si avvantaggiano con la conseguenza che il credito assistito da privilegio perché avente ad oggetto spese di giustizia sarà soddisfatto con precedenza sul prezzo del bene rispetto a qualsiasi altro credito ancorché assistito da garanzia reale.

L'art. 2748 comma 1 stabilisce che «se la legge non dispone altrimenti, il privilegio speciale su beni mobili non può esercitarsi in pregiudizio del creditore pignoratizio».

Casistica

Da segnalare che le spese di giustizia relative ad iniziative di conservazione cautelare dl bene mobile vanno tutelate ex art. 2755 anche se l'azione esecutiva non si sia intrapresa, ma sempre che vi sia interesse comune del ceto creditorio, esclusi dunque sequestro giudiziario e l'azione revocatoria (sulla revocatoria: contra Tucci, in Tr. Res. 1997, 19) mentre è pacifico che il privilegio si giustifica in quanto le spese siano riferibili a procedimenti anteriori e diversi da quello in cui il privilegio stesso viene fatto valere, quindi vanno privilegiate le spese sostenute per l'azione surrogatoria, per quella revocatoria e per il sequestro conservativo (Tucci, in Tr. Res. 1997, 675).

Nondimeno, in giurisprudenza, si è ritenuto sufficiente che gli atti compiuti dal creditore abbiano una idoneità potenziale così Trib. Isernia, 11 ottobre 2013, che in tema di rinuncia al concordato preventivo e formulazione di nuova domanda di concordato ha riconosciuto il privilegio di cui all'art. 2755 ai crediti del Commissario e del perito estimatore, anche in assenza di una consequenzialità temporale tra i due momenti.

Già in passato, infatti, la giurisprudenza di merito, Trib. Terni, 13 giugno 2011, aveva affermato che il credito maturato dalle figure di nomina giudiziale, ossia il commissario giudiziale, il liquidatore e il curatore è meritevole del duplice privilegio potiore per spese di giustizia ex art. 2755 e 2770, considerato che costoro svolgono istituzionalmente quelle funzioni di conservazione e/o liquidazione dei beni della procedura, nell'interesse comune dei creditori, al pari dei custodi e del legale che officia il creditore procedente nella procedura esecutiva. Ne deriva che in un caso del genere si evidenzia il sostanziale parallelismo tra creditore procedente nella procedura esecutiva e creditore istante nella procedura concorsuale.

In tema di revocatoria la giurisprudenza con Cass. n. 17338/2015 ha affermato che Il debito del soggetto che, a seguito di revocatoria fallimentare, sia tenuto alla restituzione di una somma ricevuta in pagamento dal fallito sorge con la sentenza di accoglimento della domanda di revoca e nei confronti della massa dei creditori, sicché non può essere compensato con crediti vantati verso il fallito, ancorché ammessi al passivo, mancando il requisito della reciprocità delle obbligazioni.

Le spese sostenute dal creditore istante nel giudizio di opposizione alla sentenza di fallimento, in quanto sorte successivamente all'apertura del concorso dei creditori e, pertanto, inidonee ad integrare un credito concorsuale, non possono godere del privilegio di cui agli artt. 2755 e 2770 in sede di ammissione allo stato passivo considerato che tali cause di prelazione concernono le spese relative all'apertura dell'esecuzione singolare o collettiva (Cass. I, n. 22725/2019).

Bibliografia

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