Codice Civile art. 2756 - Crediti per prestazioni e spese di conservazione e miglioramento.Crediti per prestazioni e spese di conservazione e miglioramento. [I]. I crediti per le prestazioni e le spese relative alla conservazione o al miglioramento di beni mobili hanno privilegio sui beni stessi, purché questi si trovino ancora presso chi ha fatto le prestazioni o le spese [2778 n. 4]. [II]. Il privilegio ha effetto anche in pregiudizio dei terzi che hanno diritti sulla cosa, qualora chi ha fatto le prestazioni o le spese sia stato in buona fede. [III]. Il creditore può ritenere la cosa soggetta al privilegio finché non è soddisfatto del suo credito e può anche venderla secondo le norme stabilite per la vendita del pegno [2796 ss.]. InquadramentoIl privilegio consentito sui mobili dall'art. 2756, comma 1, relativamente ai crediti per le prestazioni e le spese fatte per la conservazione e per il miglioramento dei mobili stessi debitum cum re junctum, deve ritenersi sussistente finché esiste il rapporto materiale di detenzione di detti mobili. In questo senso la dottrina parla di possessualità del privilegio ossia di una tutela nei confronti di coloro che abbiano eseguito o speso per la conservazione o il miglioramento del bene mobile, purché esso si trovi ancora presso di loro e che si spiega con la tutela generale che il nostro ordinamento riconosce a chi preserva o incrementa il valore economico della cosa (Tucci, in Tr. Res. 1997, 724). La formula adottata dalla norma codicistica non sembra prendere in considerazione la differenza tra spese utili o voluttuarie che potrebbero ritenersi utili ai fini del sorgere del credito ove ad esse potesse conseguire l'incremento economico di cui parla la norma (Andrioli, in Comm. S.B. 1958, 139, contra Basso, 2010, 164). Secondo alcuni vi rientrerebbero anche le spese di trasformazione della cosa (Pratis, 223). Condizioni del privilegioIn ogni caso si tratta di un privilegio ex art. 2756 che costituisce un ius singulare di garanzia relativa a beni mobili non suscettibile d'interpretazione analogica, ma solo estensiva con la conseguenza che non è possibile considerare compreso, in esso, il potere del creditore rispetto al pagamento di un normale credito. Piuttosto ci si trova al cospetto di uno speciale diritto di ritenzione del bene mobile funzionale ad una forma speciale di autotutela che riguardando il mantenimento o miglioramento della cosa mobile produce i suoi effetti anche in pregiudizio dei terzi che hanno diritti sulla cosa, qualora chi ha fatto le prestazioni o le spese sia stato in buona fede e sia che vi sia tenuto contrattualmente oppure no (artt. 201, 535, 985, 1150, 1497, 1502, 1592, 2040) nel senso che quel miglioramento o trasformazione siano state oggetto di specifici obblighi contrattuali (in dottrina Pratis, 224). Da sottolineare che il privilegio presuppone il corpus detentionis ossia la prelazione può essere esercitata fino a quando permane la disponibilità materiale del bene mobile (Cass. n. 3546/1991). Ne consegue che il privilegio per le spese di miglioramento o di conservazione viene meno nel caso di perdita di possesso , ossia si verifichi una perdita del corpus «definitiva e volontaria», cosa che non si verifica nell'ipotesi di spossessamento coattivo (Cass. n. 3443/1959). Ciò che si spiega con l'esercizio del diritto di ritenzione previsto dall'art. 2756, ultimo comma, a favore del creditore per spese di conservazione e miglioramento dei beni mobili, finchè questo non sia soddisfatto del suo credito privilegiato. Ne deriva che il possesso non va inteso in senso giuridico ossia assistito dall'intenzione di tenere presso di sé la cosa escludendo ogni altro né una detenzione qualificata, ma una semplice disponibilità materiale nell'interesse altrui, analoga a quella del detentore precario (depositario o mandatario) e finalizzata all'espletamento dell'obbligazione di conservare e migliorare il bene che può essere rappresentato anche da un animale che sia stato affidato per il mantenimento (Cass. n. 5905/1979). Ne consegue che grava sul creditore prelazionante l'onere di provare che il rapporto di fatto con il bene mobile all'epoca dell'insorgere del credito è sorto a quello in cui il privilegio viene fatto valere; in caso contrario oltre all'ipotesi di perdita volontaria rimangono ferme le azioni di cui all'art. 2789 per il creditore e pignoratizio (in dottrina Tucci, in Tr. Res. 1997, 726).
CasisticaPerché il privilegio possa assistere il credito è indispensabile che colui che abbia affrontato le spese o realizzato le prestazioni riparando o migliorando il bene sia stato in buona fede, ossia abbia ignorato il difetto di capacità di che gli abbia affidato la cosa per la conservazione o per il miglioramento. Pertanto, secondo Cass. n. 14533/2009 in un caso di autoveicolo affidato in riparazione da un terzo ad una nota concessionaria che rivendicava il pagamento di quanto eseguito sull'opposizione del proprietario che contestava il privilegio sulla base della mala fede del creditore argomentando dalla sproporzione tra il valore del veicolo e le riparazioni effettuate, nonché sul difetto di titolarità di chi l'aveva affidata in consegna al creditore ha affermato che la buona fede, invece, non riguarda il difetto di titolo dell'affidante a trasferire il dominio, ma del difetto di capacità di affidare la cosa per la conservazione o per il miglioramento, così dando ragione al creditore privilegiato. Il detto privilegio trova applicazione anche nella procedura fallimentare (art. 53 l. fall.; per la nuova disciplina v. l’art. 152 d.lgs. n. 14/2019 “Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza”) ove il creditore privilegiato può esercitare lo jus retentionis pur pendendo la procedura concorsuale, ma allo stesso tempo la vendita del bene non sfocia nell’autotutela in senso proprio, considerato che è sempre necessario l’accertamento del credito attraverso l’insinuazione allo stato passivo e la vendita è comunque condizionata dall’assenso del giudice delegato; pertanto il ricavato della vendita, effettuata anche dallo stesso creditore, non può essere incamerata da costui ma entra nel piano di riparto e secondo l’ordine delle cause di prelazione, così Cass. n. 27044/2006. È invece nulla la clausola contrattuale di contratto bancario che preveda in favore della banca depositaria il diritto di ritenzione di titoli depositati con vendita e realizzo a garanzia di qualsiasi credito della banca considerato, da una parte, che detti titoli sono stati ricevuti dalla banca in deposito e non a garanzia e che il potere di vendita può essere, semmai, trasferito soltanto mediante la costituzione di un diritto reale di garanzia sul bene stesso, ovvero mediante un contratto di mandato (così Arbitro bancario finanziario, sez. collegio di coordinamento, n. 4808/2013, in Banca borsa tit. cred. 2015, 4, II, 498, con nota di Maspes la quale osserva che ritenzione e vendita sono collegati dagli artt. 2756 e 2761 in vista del privilegio di cui agli artt. 2756 e 2761 , cosa da escludersi nel caso scrutinato). BibliografiaBaldi, Il contratto di agenzia, Milano, 1992; Basso, il diritto di ritenzione, Milano, 2010; Bianca, Diritto Civile, Milano, 2012; Carrozza, Affitto di fondi rustici, in Dig. civ., I, Torino, 1989; Cerami, Agenzia (contratto di), in Enc. dir., I, Milano, 1957; Ciccarello, voce Privilegio: Diritto privato, in Enc. dir., XXXV, Milano, 1986; Del Vecchio, I privilegi nella legislazione civile fallimentare e speciale, Milano, 1994; Di Sabato, I privilegi, Napoli, 2008; Fontana, Note su contributi e privilegi in tema di assicurazione infortuni sul lavoro, in Rep. for. it. 1981; Formiggini, Agenzia (contratto di), in Nss.D.I., I, Torino, 1957; Gualandi, Tre questioni in tema di privilegi, in Riv. trim. dir. proc. civ. 1964; Ingrao, La collocazione nello stato passivo fallimentare del credito erariale per ritenute d'acconto non versate, in Riv. dir. trib. 2012; Miconi, L'Imu nel fallimento e nelle altre procedure concorsuali: riflessioni a margine dei tributi sul “possesso” (rectius sul patrimonio), in Riv. dir. trib. 2014; Nappi, Guida al nuovo codice di procedura penale, Milano, 1992; Papagni, La mancata indicazione del bene degrada il credito di rivalsa Iva in chirografo nota a Cassazione civile, sez. I, 19/06/2014, n. 13978, in Dir.e giust. 2014; Papagni, Il credito di rivalsa Iva del professionista non è assistito da privilegio, nota a Cassazione civile, 03 luglio 2015, n.13771, sez. I, in Dir.e giust. 2015; Parente, Il sistema dei privilegi del credito, Milano, 2001; Pratis, Della tutela dei diritti (artt. 2740-2783), II, 1, in Comm. cod. civ., Torino, 1976; Pratis, Privilegio (diritto civile e tributario), in Nss. D.I., App., V, Torino, 1984; Ravazzoni, Privilegi (parte speciale), in Dig. civ., XIV, Torino, 1996; Scalini, Il privilegio sui frutti del fondo per i crediti relativi a somministrazioni e lavori occorrenti per la produzione agricola, in Giust. amm. 1957; Tarantino, Spese di giustizia della procedura fallimentare: a carico del debitore ed ammesse al passivo del fallimento, nota a Cass.Civ., 31 gennaio 2014, n.2112, sez. I, in Dir e giust. 2014. |