Codice Civile art. 2795 - Vendita anticipata.

Donatella Salari

Vendita anticipata.

[I]. Se la cosa data in pegno si deteriora in modo da far temere che essa divenga insufficiente alla sicurezza del creditore, questi, previo avviso a colui che ha costituito il pegno, può chiedere al giudice l'autorizzazione a vendere la cosa.

[II]. Con il provvedimento che autorizza la vendita il giudice dispone anche circa il deposito del prezzo a garanzia del credito. Il costituente può evitare la vendita e farsi restituire il pegno, offrendo altra garanzia reale che il giudice riconosca idonea.

[III]. Il costituente può del pari, in caso di deterioramento o di diminuzione di valore della cosa data in pegno, domandare al giudice l'autorizzazione a venderla oppure chiedere la restituzione del pegno, offrendo altra garanzia reale che il giudice riconosca idonea.

[IV]. Il costituente può chiedere al giudice l'autorizzazione a vendere la cosa, qualora si presenti un'occasione favorevole. Con il provvedimento di autorizzazione il giudice dispone le condizioni della vendita e il deposito del prezzo [530 c.p.c.].

Inquadramento

La norma in esame conferisce al creditore pignoratizio la facoltà di chiedere la vendita della cosa costituita in pegno e deterioratasi quando il credito garantito non è ancora scaduto. La stessa facoltà è accordata al costituente in ipotesi non solo di deterioramento, ma anche di deprezzamento ovvero di occasione favorevole.

Presupposti

La vendita prevista dalla norma in commento è definita “anticipata” perché destinata ad attuarsi in un momento in cui il credito garantito non è ancora scaduto e, dunque, ancora non si profila un inadempimento da parte del debitore dell'obbligazione garantita. Tale vendita anticipata può essere alternativamente richiesta dal creditore pignoratizio ovvero dal costituente. Non è prevista, invece, l'istanza del debitore il quale non sia al tempo stesso costituente e, dunque, proprietario della cosa data in pegno.

I presupposti variano a seconda che essa sia richiesta dal creditore pignoratizio oppure dal concedente. Nel primo caso occorrono condizioni più severe: deve essere in atto un deterioramento della cosa data in pegno il quale faccia temere che essa possa divenire insufficiente alla garanzia del creditore.

Al riguardo, è opinione comune che solo il deterioramento possa giustificare la richiesta da parte del creditore pignoratizio di vendita anticipata, e non invece la mera perdita di valore del bene dato in pegno imputabile ad oscillazioni di mercato (Realmonte, in Tr. Res., 1985, 667).

Il credito garantito presuppone  la cooperazione tra datore del bene e creditore garantito, ed impegna il creditore ad attivarsi davanti ad un rischio di deterioramento del bene in garanzia, alla liquidazione del medesimo senza dare tempestivo e motivato riscontro alle sollecitazioni di liquidazione provenienti dal datore, viola l'obbligo di buona fede oggettiva nell'esecuzione del contratto e di conservazione della cosa ricevuta ex art. 2790 considerato che la vendita anticipata di cosa data in pegno, di cui all'art. 2795, è strumento conservativo del valore economico del bene in garanzia sicché. (Fattispecie relativa ad un caso di azione risarcitoria  nei confronti della banca che era rimasta inerte nonostante le richieste del debitore per la loro monetizzazione (Cass. I, n. 12863/2019).

Forme della vendita anticipata

In entrambi i casi considerati dalla disposizione in commento la vendita deve essere autorizzata dal giudice con un provvedimento di natura cautelare che, secondo la tesi prevalente, rientrava nella competenza pretorile (Pret. Milano 2 giugno 1955). Ovviamente oggi si pone il problema del coordinamento di tale tesi, e delle conseguenze che se ne traggono, con la nuova disciplina del procedimento cautelare.

La vendita in questione non ha finalità satisfattive e pertanto il giudice deve dare disposizioni in ordine al deposito del prezzo. Al riguardo, si è pertanto precisato che la prelazione si estende anche agli interessi maturati sulla somma ricavata dalla vendita anticipata (Cass. n. 3266/1974).

Il costituente può evitare la vendita della cosa offrendo altra garanzia reale che venga riconosciuta giudizialmente idonea. Tale facoltà può essere esercitata sino a quando non si sia proceduto alla vendita e per quanto quest'ultima sia stata già autorizzata (Rubino, in Tr. Vas., 1956, 255).

Bibliografia

Bongiorno, La tutela espropriativa speciale del creditore pignoratizio, in Riv. dir. proc. 1990; Ciccarello, Pegno (diritto privato), in Enc. dir., XXXII, Milano, 1982; Dalmartello, Pegno irregolare, in Nss.D.I, XII, Torino, 1965; Gabrielli, Il pegno, in Tratt. Dir. priv., diretta da Sacco, Torino, 2005; Gioia, Giudici e legislatore concordi sul pegno fluttuante: il consenso prevale sulla consegna, in Corr. giur. 1998; Mengoni, Gli acquisti «a non domino», Milano, 1975; Messineo, Manuale di diritto civile e commerciale, III, Milano, 1959; Montel, Pegno (diritto vigente), in Nss.D.I, XII, Torino, 1965.

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