Codice Civile art. 2830 - Ipoteca giudiziale sui beni dell'eredità beneficiata e dell'eredità giacente.Ipoteca giudiziale sui beni dell'eredità beneficiata e dell'eredità giacente. [I]. Se l'eredità è accettata con beneficio d'inventario [484 ss.] o se si tratta di eredità giacente [528 ss.], non possono essere iscritte ipoteche giudiziali [2818 ss.] sui beni ereditari, neppure in base a sentenze pronunziate anteriormente alla morte del debitore. InquadramentoLa ratio della norma che si commenta è nel senso di favorire, nell'ambito del procedimento liquidativo dell'eredità, la par condicio creditorum, ai quali non è consentito procurarsi cause di prelazione mediante procedimenti giudiziari. Ipoteca giudiziale sui beni dell'eredità beneficiata e dell'eredità giacenteLa norma in commento ha una portata più ristretta rispetto a quella precedente, sia perché riguarda soltanto l'ipoteca giudiziale, sia in quanto riguarda soltanto le ipotesi di patrimoni ereditari sotto amministrazione e, precisamente, l'eredità accettata con beneficio d'inventario e l'eredità giacente. Poiché per effetto dell'accettazione beneficiata o della giacenza dell'eredità la garanzia comune dei creditori del defunto è limitata ad un complesso di beni, l'art. 2830 dispone che, in caso di eredità beneficiata o giacente, non possono essere iscritte ipoteche giudiziali sui beni ereditari, neppure in base a sentenze pronunciate anteriormente alla morte del debitore. La ratio è quella di preservare la par condicio fra tutti i creditori ereditari, evitando che alcuni di essi singolarmente possano costituire a loro vantaggio diritti di prelazione su beni che formano un patrimonio separato, anche se il titolo sia costituito da una sentenza pronunciata anteriormente alla morte del debitore e anche nell'ipotesi in cui l'ipoteca sia iscritta (dopo la morte del debitore ma) prima che l'eredità sia accettata con il beneficio d'inventario (Cass. n. 2482/1966; Cass. n. 3863/1958). Secondo l'opinione maggioritaria, l'iscrizione di ipoteca sui beni dell'eredità beneficiata o giacente, contro il divieto di cui all'art. 2830, sarebbe radicalmente nulla (Rubino, 132; App. Roma 11 giugno 1957). In senso contrario, tuttavia, in dottrina non manca chi ha ritenuto, in tale ipotesi, l'iscrizione annullabile (Maiorca, 91). Anche la giurisprudenza afferma che le ipoteche giudiziali, iscritte contravvenendo al divieto di cui all'articolo in commento, diventano efficaci allorché cessa la giacenza o il beneficio d'inventario e ciò perché non si tratta di nullità assoluta, ma solo di inopponibilità ai creditori che concorrono sui beni dell'eredità beneficiata o giacente. Tale giurisprudenza ha reputato l'iscrizione eseguita contro il divieto di cui alla norma in commento, non affetta da nullità assoluta, bensì inopponibile ai creditori concorrenti sui beni ereditari, rimanendo dunque pienamente efficace qualora cessi la giacenza o l'erede decada dal beneficio, subentrando la responsabilità illimitata dell'erede (Cass., n. 2571/1970). Può invece essere validamente iscritta ipoteca legale o volontaria sui beni compresi nell'eredità giacente o accettata con beneficio d'inventario, e ciò sia che essa dipenda da atto o rapporto del defunto, sia che essa sia sorta nei confronti dell'erede beneficiato o sia stata da lui concessa. In questa ultima ipotesi, tuttavia, giusta il disposto dell'art. 493, comma 1, la norma in commento non trova più applicazione poiché si verifica la decadenza dal beneficio dell'erede che costituisca ipoteche senza autorizzazione dell'autorità giudiziaria; l'iscrizione eseguita non acquista automaticamente validità, occorrendo uno specifico accertamento giudiziale (Gorla, 265). È importante sottolineare che il divieto di cui alla norma in commento vale solo per i creditori ereditari e non anche per i creditori dell'erede. Questi ultimi, infatti, potranno iscrivere ipoteca giudiziale anche se l'iscrizione non potrà, giusta il disposto di cui all'art. 490, comma 2, n. 3, conseguire alcuna prelazione nei confronti dei creditori del defunto (Capozzi, 188). È stato anche rilevato che l'iscrizione può egualmente effettuarsi se l'eredità è giacente solo nei confronti di alcuni chiamati (giacenza pro quota) o se, non essendo intervenuta ancora la divisione, soltanto alcuni hanno accettato l'eredità con beneficio d'inventario. In questi casi infatti l'iscrizione, con efficacia temporaneamente sospesa, o si concretizza con efficacia ex tunc se, all'atto della divisione, il bene è assegnato al coerede che già aveva accettato senza beneficio d'inventario, viceversa perde efficacia, trasferendosi sugli altri beni assegnati al coerede stesso in base all'art. 2825, comma 2. BibliografiaBoero, Le ipoteche, in Comm. 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